“I gestori dei bar sono in difficoltà”

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La recente indagine del Centro studi Aps.Ircaf mostra l’estrema criticità, per quanto attiene la sostenibilità economica, dei costi del servizio idrico integrato nel nostro ambito territoriale da parte di famiglie ed imprese. L’Umbria si colloca al secondo posto, dopo la Toscana, in termini di spesa più elevata: 509,08 euro di spesa annua media per famiglia nelle città della nostra regione, contro un dato medio nazionale pari a 392,95 euro. Nel periodo 2011-2024 la spesa media per famiglia ha registrato un incremento percentuale del 100%, pari a 255 euro annui in valore assoluto. In Umbria, a fronte di una spesa media annua per famiglia di molto superiore alla media nazionale, corrisponde una qualità tecnica del servizio inferiore rispetto alla media nazionale. Abbiamo scritto come associazione di categoria al presidente del Sii Carlo Orsini, al presidente dell’Auri Andrea Sisti, al presidente dell’Anci Federico Gori e per conoscenza ai sindaci della provincia di Terni, affinché si ponga immediata attenzione a questa problematica, chiedendo un incontro urgente. 

Riteniamo occorrano maggiori investimenti infrastrutturali per ridurre le spese straordinarie di manutenzione tecnica, nella consapevolezza che più si ritardano gli interventi sulla rete, maggiori saranno i danni a cui si andrà incontro e più elevati i costi per la collettività. A seguito dell’applicazione del Ticsi (Testo integrato corrispettivi servizi idrici), anche per le utenze non domestiche si riscontrano criticità: penalizzate risultano le attività con i livelli di consumo più elevati, quali ad esempio i gestori di pubblici esercizi, bar in particolare. L’ articolazione tariffaria e la suddivisione in fasce di consumi (agevolata, base, I eccedenza, II eccedenza) prevede che ad ogni fascia corrisponda una diversa tariffa. Gli aumenti tariffari applicati negli ultimi anni e gli accresciuti consumi, indotti dal dover garantire ulteriori servizi da parte dei pubblici esercizi rende il costo del servizio idrico non più sopportabile per i bilanci delle imprese del settore. 

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Segnaliamo che, per i pubblici esercizi, alcuni regolamenti comunali prevedono la messa a disposizione dei servizi igienici del locale a chiunque ne faccia richiesta, indipendentemente da una effettiva consumazione da parte dell’avventore, determinando in tal modo un significativo consumo di acqua a beneficio della comunità. I gestori dei bar sono attualmente in difficoltà per dover fronteggiare una dinamica di costi crescenti, legati alle materie prime e non solo (vedi in prospettiva anche l’energia), incontrando problemi nel trasferire pienamente tali incrementi di costo sul prezzo praticato al consumatore finale. Ciò erode significativamente la marginalità di queste attività, mettendone a repentaglio la tenuta.

Al  fine di preservare le attività dei pubblici esercizi abbiamo chiesto al soggetto gestore del nostro ambito territoriale (Sii), all’ente regionale di garanzia (Auri Umbria), all’Anci e ai singoli Comuni della provincia di Terni, di adoperarsi per attuare politiche e scelte che consentano di contenere il costo delle tariffe del servizio idrico. Siamo convinti che una soluzione al problema degli aumenti dei costi deve essere ricercata attraverso scelte politiche e tecniche, in grado di ridurre al minimo lo squilibrio tra l’economicità della gestione di un bene pubblico e la legittima aspirazione all’utile da parte di imprenditori privati. Al gestore del servizio idrico integrato, in primis, e agli altri soggetti coinvolti sul piano dei controlli e della definizione degli indirizzi (Auri, Anci e Comuni) chiediamo: verifiche approfondite, di valutare adeguatamente come le misure attualmente adottate determinino ed avallino trattamenti diversi tra gli utenti di una stessa categoria, dando origine ad evidenti situazioni discriminatorie.  Consapevoli della complessità della regolamentazione in materia di servizio idrico integrato e di metodo tariffario applicato, chiediamo a tutti gli attori coinvolti di attivarsi per ricercare ed adottare immediate soluzioni correttive, con l’intento di arrivare ad una più equa redistribuzione dei costi.  

Cogliamo l’occasione per evidenziare che non sussistono fonti normative di rango nazionale prescriventi l’obbligatorietà per i pubblici esercizi della messa a disposizione dei servizi igienici agli avventori. Nell’eventualità la normativa regolamentare locale  prevedesse tale prescrizione, in funzione dell’eccessivo onere economico posto a carico dell’esercente, proponiamo di rivisitare il dettato della norma, esonerando i pubblici esercizi da tale obbligo o in subordine, individuando adeguati meccanismi compensativi sul piano economico a favore dell’esercente.

*Confcommercio Terni



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