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Nonostante l’intenzione del governo di bloccare l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile previsto per il 2027, il trend sembra ormai segnato: l’aumento dell’aspettativa di vita ha un impatto significativo sul sistema previdenziale. Secondo l’Istat, nel 2050, per andare in pensione bisognerà avere quasi 70 anni.
L’Italia si prepara a un innalzamento progressivo dell’età pensionabile, che potrebbe raggiungere quasi 70 anni entro il 2051. Le stime Istat e le scelte normative degli ultimi anni disegnano un quadro complesso, in cui l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite sembrano pesare sempre più sulla sostenibilità del sistema. A fronte di un contesto demografico sempre più critico, il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati si fa ogni anno più sbilanciato, aggravato forse anche da promesse politiche difficili da mantenere.
Mentre il governo cerca di bilanciare esigenze economiche e aspettative sociali, le proiezioni sull’aumento dell’età pensionabile sembrano smentire le rassicurazioni ufficiali, segnando così un percorso obbligato per evitare il collasso del sistema. Il futuro delle pensioni italiane richiede quindi nuovi interventi strutturali e cambi di visione, dalla necessità di incentivare l’immigrazione regolare al contrasto al lavoro nero, passando per una pianificazione più incisiva delle politiche familiari.
Nel 2051 si andrà in pensione a quasi 70 anni
Il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, durante un’audizione a ottobre scorso, ha dichiarato che, anche in uno scenario ottimistico sul fronte della natalità, il divario generazionale in Italia sembra destinato a peggiorare: le stime Istat indicano infatti che entro il 2031 il 27,7% della popolazione avrà più di 65 anni, una quota che potrebbe raggiungere il 34,5% entro il 2050.
L’età pensionabile, attualmente fissata a 67 anni, sembra essere poi destinata a salire progressivamente: raggiungerà infatti 67 anni e 3 mesi nel 2027, i 67 anni e 6 mesi nel 2029, e i 67 anni e 9 mesi nel 2031, seguendo un trend stabilito dalla normativa vigente che lega l’età pensionabile all’aumento dell’aspettativa di vita.
Guardando ancora più avanti, nel 2051, si prevede che l’età minima per accedere alla pensione sarà di 69 anni e 6 mesi. Proiezioni che smentiscono quindi le rassicurazioni del governo, che aveva dichiarato di non voler innalzare ulteriormente l’età pensionabile.
Il piano del governo sulle pensioni e le promesse disattese
Il governo guidato da Giorgia Meloni aveva avanzato proposte come Quota 41, l’eliminazione della legge Fornero e l’aumento delle pensioni minime a mille euro. Tuttavia, i risultati sono stati ben diversi: nella legge di bilancio per il 2025, l’incremento delle pensioni minime è stato di soli 1,90 euro, passando da 614,77 a 616,67 euro al mese. Inoltre, le disposizioni chiave della riforma Fornero, nonostante le forti critiche, restano ancora in vigore, a conferma che, per quanto impopolare, fosse una misura necessaria per garantire la stabilità del sistema.
Un elemento innovativo invece introdotto nella manovra riguarda la possibilità di anticipare la pensione a 64 anni, combinando l’assegno previdenziale con i fondi di previdenza complementare. Tuttavia, sembra evidente che chi spera di ritirarsi prima dei 67 anni non potrà contare solo sui contributi versati durante la propria carriera lavorativa.
Le principali criticità italiane che influiscono sul sistema pensionistico
Anche se il problema delle pensioni interessa la maggior parte dei Paesi sviluppati, in Italia la situazione sembra essere aggravata da quattro principali criticità:
- Il calo demografico: il numero di nascite in Italia continua a diminuire, registrando nuovi record negativi: nei primi sette mesi del 2024, sono nati 4.600 bambini in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, portando il tasso di fertilità a 1,2 figli per donna, tra i più bassi al mondo. Negli anni ’60, ogni anno nascevano oltre 900mila bambini, mentre oggi il dato si è ridotto di oltre la metà. Questo significa che la forza lavoro futura sarà sempre meno numerosa e non riuscirà a sostenere l’aumento del numero di pensionati.
- Popolazione sempre più anziana: gli italiani vivono più a lungo, e questo, sebbene positivo, mette sotto pressione il sistema pensionistico: un pensionato che va in pensione a 65 anni e vive fino a 85, per esempio, percepirà assegni per vent’anni, a fronte di 40 anni di contributi versati. Uno squilibrio che è aggravato dalla diminuzione della natalità e dal rapporto sempre più sbilanciato tra lavoratori attivi e pensionati.
- Pensioni anticipate del passato: un problema quasi esclusivamente italiano è quello delle “baby pensioni”, ovvero i trattamenti previdenziali concessi in giovane età per ragioni politiche o per acquisire consenso. Questi pensionati, entrati presto nel sistema, continuano a gravare sui conti pubblici, peggiorando una situazione già complessa.
- Lavoro irregolare: il lavoro nero rappresenta un ulteriore ostacolo: chi lavora senza contratto non contribuisce al sistema previdenziale, ma spesso finisce per usufruire di aiuti pubblici. Questo crea un doppio peso sul bilancio dello Stato, riducendo ulteriormente le risorse disponibili per le pensioni.
- Immigrazione: Il rapporto annuale dell’Inps ha evidenziato come il calo demografico, delle nascite, l’invecchiamento della popolazione e la diminuzione della forza lavoro non siano compensati dall’ immigrazione, come spesso si vuol far credere, fattore che invece potrebbe rappresentare una chiave importante anche per riequilibrare il sistema. Accanto alla necessità di contrastare il lavoro nero e l’evasione fiscale, sembra infatti essere fondamentale favorire flussi migratori più consistenti che potrebbero contribuire al sistema previdenziale e compensare, per esempio, il calo delle nascite. Le promesse elettorali sull’identità nazionale e le politiche di chiusura non sembrano essere sufficienti a evitare un possibile collasso: indipendentemente dalle ideologie politiche, è importante pensare quindi a una società più aperta e multietnica per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico.
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