La stampa ha riportato titoli secondo cui l’UCI avrebbe vietato ai corridori di alzare le braccia in segno di vittoria, ma è vero?
Da dove sia partito il telefono senza fili sul divieto di alzare le braccia in segno di vittoria, non è chiarissimo. Probabilmente si tratta del rilancio di un articolo del Corriere della Sera che titolava “Ciclismo, vietato alzare le braccia al traguardo: la regola che blocca le esultanze per la sicurezza“.
Da qui in molti hanno capito, e riportato (TG1 compreso), che il vincitore della tappa, secondo il regolamento UCI, non avrebbe più potuto esultare con la classica postura che siamo abituati a vedere.
No, non è così. Chi davvero non può alzare le braccia?
Come abbiamo già avuto modo di segnalare, a partire dallo scorso anno l’UCI ha introdotto nuove regole per migliorare la sicurezza dei ciclisti durante le competizioni. Queste disposizioni sono il risultato delle raccomandazioni elaborate da SafeR, la nuova struttura dedicata alla gestione delle questioni relative alla sicurezza, che coinvolge rappresentanti di tutte le parti interessate del mondo del ciclismo.
Tra le novità del regolamento spicca il punto 5.2, che stabilisce sanzioni per i comportamenti ritenuti pericolosi durante le fasi di sprint e nel gruppo. Le norme vietano, ad esempio, la decelerazione improvvisa durante lo sprint, gesti celebrativi nel cuore del gruppo, l’uso della radio o la rimozione delle mani dal manubrio in situazioni di alto rischio.
In sintesi, cosa dice il regolamento?
Attualmente, il regolamento dell’UCI vieta ai corridori di alzare le braccia o staccare le mani dal manubrio durante l’arrivo, con l’obiettivo di garantire la sicurezza in gara. Tuttavia, è stato specificato che questo divieto non si applica al vincitore della corsa, ma ai suoi compagni di squadra che potrebbero festeggiare all’interno del gruppo.
Sarà sempre così? Al momento il vincitore può ancora esultare alzando le braccia al traguardo, ma l’UCI non esclude la possibilità di estendere in futuro il divieto anche al primo classificato, specialmente in situazioni di arrivo non solitario.
Cartellini e sanzioni
L’UCI ha introdotto nelle gare ciclistiche anche un sistema di cartellini e sanzioni, ritenuti strumenti utili per garantire il rispetto delle regole e la sicurezza dei partecipanti. Ecco una panoramica generale:
Cartellino Giallo
- Indica un ammonimento formale per comportamenti scorretti o pericolosi, come ostacolare altri ciclisti o infrangere le regole di sicurezza. Due cartellini gialli nella stessa competizione possono portare alla squalifica o ad altre sanzioni più severe.
Cartellino Rosso
- Viene utilizzato per infrazioni gravi, come comportamenti antisportivi deliberati o pericolosi. Porta alla squalifica immediata del corridore dalla gara in corso.
Ammende
- Le multe possono variare da 100 a 500 CHF (franchi svizzeri) o più, a seconda della gravità dell’infrazione. Questi importi possono aumentare in caso di recidiva.
Declassamento
- Un ciclista può essere retrocesso all’ultima posizione del gruppo di arrivo, perdendo così eventuali punti guadagnati nella tappa o nella classifica generale.
Penalità sui punti
- In gare a tappe, si possono applicare penalità del 25% sui punteggi ottenuti nelle classifiche specifiche (a punti o della montagna).
Esclusione o sospensione
- Per infrazioni molto gravi, l’UCI può decidere l’esclusione del ciclista dalla competizione in corso o sospenderlo per un periodo di tempo.
Queste misure sono pensate dall’UCI per incentivare comportamenti corretti, proteggere i ciclisti e garantire il regolare svolgimento delle gare. Sulla reale efficacia, restano molti dubbi, considerando situazioni ben più pericolose e conseguenze più gravi nelle cadute durante le discese.
I pericoli delle gare: la velocità
Alcuni ciclisti professionisti, tra cui Wout van Aert, hanno espresso preoccupazioni riguardo ai pericoli associati alle elevate velocità raggiunte in discesa durante le competizioni. Van Aert ha suggerito che l’introduzione di limitazioni nei rapporti delle biciclette potrebbe contribuire a ridurre tali velocità, rendendo lo sport più sicuro. Il belga ha osservato che, con rapporti più lunghi, i ciclisti sono incentivati a spingere oltre i limiti, aumentando il rischio di incidenti. Limitando i rapporti, si potrebbe ridurre la possibilità di sorpassi pericolosi in discesa, poiché i ciclisti non avrebbero la possibilità di accelerare ulteriormente.
Anche l’ex ciclista professionista Sean Kelly ha sottolineato che le biciclette moderne, grazie ai miglioramenti aerodinamici e alla disponibilità di rapporti più ampi, permettono ai ciclisti di raggiungere velocità superiori rispetto al passato, aumentando così i rischi in caso di incidenti. Un tragico esempio è la caduta di Gino Mäder durante una discesa al Tour de Suisse 2023, che ha portato alla sua prematura scomparsa.
Altri pericoli
Anche la presenza del pubblico può rappresentare un rischio, specialmente quando gli spettatori si avvicinano troppo al percorso, interferendo involontariamente con i ciclisti e causando potenziali incidenti.
E non dimentichiamo i tracciati di alcune gare, che per amore dello spettacolo o per superficialità, a volte tralasciano la sicurezza che si vorrebbe garantire. Esempio emblematico è la scomparsa della giovane ciclista svizzera Muriel Furrer, avvenuta durante i Mondiali di Zurigo, che ha sollevato serie preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei tracciati nelle competizioni ciclistiche. Furrer, diciottenne promessa del ciclismo, è caduta in una zona boschiva del percorso, rimanendo priva di sensi e senza ricevere soccorsi per oltre un’ora. È stata trovata solo 90-100 minuti dopo l’incidente e trasportata in ospedale circa due ore e mezza più tardi. Questo ritardo nei soccorsi ha suscitato polemiche sulla mancanza di adeguate misure di sicurezza e sull’insufficiente copertura GPS lungo il percorso, evidenziando la necessità di una revisione dei protocolli per garantire interventi tempestivi in caso di incidenti
In ogni caso, queste discussioni riflettono una crescente consapevolezza nel mondo del ciclismo professionistico riguardo alla necessità di bilanciare la ricerca della performance con l’imperativo della sicurezza degli atleti. Speriamo che le prossime regole UCI tengano conto maggiormente dei veri pericoli.
*Foto d’apertura: Mark Cavendish al Tour de France 2024 (Étape 5 – Saint-Jean-de-Maurienne / Saint-Vulbas Plaine de l’Ain), crediti A.S.O. ph. Jonathan Biche
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