un indicatore sistemico per misurare la sostenibilità

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Ogni anno nuovo porta con sé un bagaglio di speranze e buoni propositi che ci invitano a riflettere sul nostro rapporto con le risorse naturali, il benessere sociale e lo sviluppo economico. E quando lo sviluppo sostenibile viene nominato, una domanda cruciale é: come si misura la sostenibilità?

Un recente articolo scientifico, Extending the Genuine savings estimates with natural capital and poverty at the regional and national level in Italy, pubblicato su Ecological economics, una prestigiosa rivista scientifica a livello internazionale, propone un approccio innovativo per misurare la sostenibilità di un Paese in modo sistemico. L’estensione della metodologia, a livello teorico ed empirico proposta dagli autori, combina aspetti economici, ambientali e sociali per offrire una visione più completa dello sviluppo sostenibile.

Quando pensiamo al benessere o allo sviluppo di un Paese, la prima cosa che ci viene in mente è il Prodotto interno lordo (Pil). Tuttavia, il Pil racconta solo una parte della storia: non ci dice nulla sulla sostenibilità a lungo termine o su come le risorse naturali e il benessere sociale influenzino il futuro. Dagli anni ‘90, la teoria economica ha cercato di dare una risposta a questa sfida proponendo il concetto di Genuine savings (Gs) e sostenibilità debole (weak sustainability).

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Il Genuine savings (Gs), o “Risparmio autentico”, è un indicatore di sostenibilità che tiene in considerazione non solo i risparmi economici di una nazione, ma anche i cambiamenti in altri tipi di capitale come quello naturale (risorse come acqua, foreste, suolo e aria pulita) e umano (istruzione e salute) assumendo sostituibilità tra questi. Un valore negativo del Gs segnala uno sviluppo non sostenibile e un insufficiente tasso di accumulazione dei capitali. In questo contesto, il sopracitato studio scientifico propone una metodologia innovativa, ridefinendo come valutare la ricchezza di una nazione in modo sistemico.

Secondo lo studio, il Gs come attualmente calcolato dalla Banca mondiale può essere esteso per includere nuovi parametri ambientali e sociali come quelli relativi alla povertà. L’obiettivo è di rendere l’indicatore più accurato per monitorare la sostenibilità non solo a livello nazionale ma anche a livello regionale e fornire una visiona d’insieme della situazione economica, ambientale e sociale di un Paese.

L’articolo scientifico propone un’estensione del calcolo Gs integrando componenti di capitale naturale applicando l’approccio ai servizi ecosistemici, come la protezione dalle inondazioni e la purificazione dell’acqua, e la contabilità ecosistemica. Un’altra innovazione dello studio è l’inclusione della povertà nel calcolo del Gs. Per quantificare in termini monetari la povertà è stato utilizzato il divario di povertà o Poverty gap (Pg), cioè la somma di denaro che manca a coloro che si trovano al di sotto della soglia di povertà. In altre parole, il divario di povertà rappresenta quanto denaro sarebbe necessario per permettere ai poveri di soddisfare bisogni primari come la fame, la sete e il sonno e quindi di permettersi un riparo e cibo adeguato. Questo approccio, definito “deontologico”, tiene conto del dovere morale di garantire a tutti un livello di vita minimo. Secondo i ricercatori, la riduzione della povertà non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche una strategia fondamentale per migliorare la sostenibilità complessiva.

Lo studio applica questo approccio all’Italia, analizzando dati nazionali e regionali disponibili. Nonostante a livello aggregato il Gs italiano sia positivo e sia aumentato da 37 a 49 milioni di euro dal 2012 al 2015, i risultati rivelano che sette regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Molise, Puglia, Sicilia) hanno registrato un declino delle risorse naturali. Nello stesso periodo, il numero di persone in povertà è aumentato del 3% a livello nazionale, suggerendo un peggioramento delle condizioni sociali complessive.

Confrontando il Gs e la misura di povertà nelle regioni italiane, si evidenzia una relazione complessa ed eterogenea. Ad esempio, Puglia e Sardegna presentano lo scenario meno sostenibile con una decremento del Gs e un aumento della povertà. Basilicata e il Trentino Alto Adige hanno registrato una riduzione dell’indice Gs (anche se positivo) e una riduzione della povertà. Lazio, Molise, Emilia Romagna e la Sicilia riportano indici di Gs più alti rispetto alle altre regioni ma un aumento della povertà superiore al 10%, suscitando preoccupazione per la resilienza del benessere sociale.

In conclusione, i risultati evidenziano che l’inclusione del capitale naturale e della povertà fornisce informazioni sulla capacità del Gs di riflettere la sostenibilità economica e sociale. Le analisi regionali mostrano variazioni significative nella sostenibilità e nel livello di povertà tra le diverse regioni italiane che potrebbero sfuggire ad un’analisi a livello nazionale. In fine, l’approccio deontologico suggerisce come interventi di politica sociale mirati possano ridurre la povertà e aumentare la sostenibilità.

L’Italia, con la sua ricca biodiversità e le sue disparità regionali, rappresenta un laboratorio ideale per testare queste innovazioni. Con politiche mirate, dati accurati e un’attenta gestione, è possibile costruire un futuro in cui economia, ambiente e società vanno nella stessa direzione.

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L’approccio proposto dai ricercatori offre spunti preziosi per i decisori politici. Investire nella conservazione del capitale naturale e nella riduzione della povertà potrebbe rivelarsi non solo eticamente giusto, ma anche economicamente vantaggioso. Mentre affrontiamo sfide globali come il cambiamento climatico e le crescenti disuguaglianze, strumenti come il Gs possono guidarci verso uno sviluppo più equo e sostenibile.

 

Per ulteriori dettagli, il download dello studio completo è disponibile a questo link

Extending the Genuine savings estimates with natural capital and poverty at the regional and national level in Italy – Sciencedirect

 

Lo studio è frutto della ricerca condotta dalla dottoressa Valentina Di Gennaro grazie al beneficio del finanziamento della regione Toscana attraverso il Pegaso programma dottorale in economia delle Università toscane offerto congiuntamente dall’Universitá di Siena, Pisa e Firenze. L’articolo è coautorato dalla professoressa Silvia Ferrini, statistica ed economista applicata affiliata all’Universitá di Siena, East Anglia e Londra (Ucl), e il professore Robert Kerry Turner, pioniere nel campo dell’economia ambientale, noto per il suo contributo innovativo allo sviluppo di approcci interdisciplinari che integrano economia ecologica, ambientale e scienze naturali. Fin dalla metà degli anni ’70, il professore Turner ha lavorato per esplorare e aprire nuove strade nel dialogo tra discipline economiche e scientifiche, con un focus particolare sull’applicazione pratica della ricerca a diverse situazioni di gestione ambientale. Attualmente direttore del prestigioso gruppo di ricerca Cserge (Centre for social and economic research on the global environment) presso l’Università di East Anglia (Uk), centro di eccellenza nella ricerca globale sui temi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile.

 

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Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 



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