La ministra del Lavoro Marina Calderone ha detto che il governo sta creando «un mercato del lavoro moderno con strumenti moderni». E la punta di diamante di questi strumenti moderni è la piattaforma Siisl, acronimo di Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa. Una piattaforma online che incrocia domanda e offerta di lavoro, usando l’intelligenza artificiale per far matchare i candidati con annunci e corsi di formazione in base alle competenze e al cv inserito.
L’avete provata?
La piattaforma è partita a settembre 2023. All’inizio era disponibile solo per i percettori dell’ex reddito di cittadinanza, poi è stata aperta ai disoccupati che prendono Naspi e Discoll. E dal 18 dicembre, è aperta a tutti i cittadini, che possono accedere tramite Spid o carta d’identità elettronica.
Calderone non è la prima ad annunciare grandi rivoluzioni nel mercato del lavoro italiano grazie a una piattaforma. Prima ci sono state Borsa lavoro, Click-lavoro, My Anpal e altre. Ve lo ricordate Mimmo Parisi, il prof del Mississippi voluto da Di Maio alla presidenza dell’Anpal che si inventò i navigator? Anche lui aveva provato a venderci la sua “Mississippi Works” nella versione “Italy Works”, ma poi non se ne fece niente.
Calderone e Meloni hanno smantellato il reddito di cittadinanza e riproposto poi un’altra piattaforma «rivoluzionaria», creata questa volta dal ministero del Lavoro e gestita dall’Inps. Il funzionamento è sempre lo stesso: i candidati inseriscono il cv, le aziende e le agenzie per il lavoro le loro offerte e – bingo – tutto si risolverebbe.
Chi di voi si è iscritto?
Qui lo abbiamo fatto subito e abbiamo aspettato nella speranza di vedere qualche miglioramento rispetto ai primi giorni. Eppure, dopo quasi un mese, sembra che non sia cambiato nulla.
A parte l’interfaccia non proprio innovativa della piattaforma (dovreste sentire i commenti al veleno degli informatici), la prima cosa che salta all’occhio è che non si può caricare direttamente il documento del curriculum, come avviene ormai nella maggioranza dei motori di ricerca, che tramite l’Ai estrapolano poi automaticamente le informazioni. Va inserito tutto manualmente, dai titoli di studio alle esperienze lavorative, quindi si impiega molto tempo.
Fin qui, uno si potrebbe pure impegnare. Ma è soprattutto sul fronte delle offerte di lavoro che la piattaforma risulta inutile. Scorrendo le pagine, si trovano quasi unicamente annunci di lavoro e corsi di formazione offerti da agenzie private per il lavoro. Soprattutto le più grosse, che hanno i database pieni. Ovvero annunci che si possono trovare in qualsiasi altro motore di ricerca o semplicemente su Google, come fa notare Francesco Giubileo.
Le aziende, di fatto, non sono ancora arrivate sulla piattaforma e chissà se mai arriveranno.
Per quale motivo quindi dovremmo perdere tanto tempo a iscriverci su una piattaforma pubblica che fornisce le stesse informazioni che troviamo su qualunque motore di ricerca?
Il valore aggiunto potrebbe essere il fatto che Siisl offre anche il famoso “indice di affinità” grazie all’Ai, per cui dovrebbe proporre delle offerte in linea con le competenze e desiderata inseriti.
Oltre al fatto che ormai quasi tutti i motori di ricerca hanno questa funzionalità, anche sul grado di affidabilità dell’algoritmo sorge qualche dubbio.
Facciamo un esempio. Per un profilo da giornalista, le offerte formative a disposizione vanno dalla patente europea del computer alle tecniche per animatori di infanzia. Mentre tra un profilo da giornalista e un’offerta per addetto al confezionamento alimentare, la piattaforma dà un’affinità del 31 per cento. Addirittura del 37 per cento per fare l’addetto al banco della macelleria. Per la pescheria, invece, si scende al 20 per cento. Non proprio convincente, insomma.
Il copione è sempre lo stesso.
La piattaforma, come accadde per la mai realizzata piattaforma di Parisi-Di Maio, è stata annunciata in pompa magna dal governo Meloni, inseguendo l’urgenza politica di cancellare il reddito di cittadinanza dei Cinque Stelle.
Gli ex percettori del reddito hanno l’obbligo di iscriversi alla Siisl e «attivarsi» (cioè sottoscrivere un Patto di attivazione digitale) per avere il sussidio. Ma il paradosso è che i centri per l’impiego, quelli che dovrebbero trovare un lavoro agli occupabili, non hanno ancora accesso alla piattaforma. Ora, in base a una delle ultime circolari, pare che potranno accedervi da febbraio 2025, che vuole dire che saranno operativi non prima della primavera. Per cui, al momento, capita che gli occupabili che non riescono a iscriversi da soli si rivolgano ai cpi, che li mandano all’Inps, che li rimanda nei cpi.
Nel frattempo, non è previsto nessuno studio che valuti l’efficacia della piattaforma, come fa notare Senza Filtro.
Qualche giorno fa sono stati diffusi alcuni numeri. I posti oggi disponibili nella vetrina di annunci sono quindicimila. I cittadini che si sono «attivati» da settembre 2023 sono 382.131, tutti percettori di sussidi (tra Assegno di inclusione, Supporto per la formazione e il lavoro, Naspi e Discoll). Di questi, solo 43.175 sono stati assunti con contratto di lavoro dipendente (non si sa di che tipo e con che durata) e solo 58.895 hanno svolto corsi di formazione. Circa l’11 e il 15 per cento. Un po’ pochino.
Cosa bisognerebbe fare?
Prendiamo la piattaforma francese Francetravail, che fa in pratica tutto quello che Siisl dovrebbe fare. Per la piattaforma lavorano però decine di migliaia di persone, mentre in Italia gli addetti alla Siisl sono pochissimi.
L’intelligenza artificiale da sola non basta. Travasare migliaia di offerte di lavoro e formazione da un database a una piattaforma non basta a dire di aver modernizzato il mercato del lavoro. Serve personale che faccia pre-selezione, accompagnamento, verifica delle vacancy pubblicate e intermediazione.
Come spiega Giubileo, a fare la differenza oggi sulle piattaforme è anche la capacità di analizzare il contenuto delle offerte. I grossi player come LinkedIn o Indeed non si fermano agli annunci, ma forniscono informazioni sui colloqui di lavoro, suggeriscono il salario da contrattare, danno feedback sulla reputazione dell’azienda e permettono di consultare analoghe offerte delle aziende competitor. Cosa che Siisl non fa.
Risultato: Siisl al momento è utile sono per compilare due righe e avere un sussidio. Come un ufficio anagrafe. Con il paradosso che è stata calata dall’alto dal ministero. Per cui le regioni, che – ricordiamolo – hanno le competenze delle politiche attive del lavoro e gestiscono i cpi, a volte hanno già a loro volta delle piattaforme che funzionano molto meglio di Siisl. E quindi di certo non premeranno off per passare a Siisl.
L’ennesima piattaforma inutile lanciata nell’urgenza di fare propaganda, quindi?
Al momento la risposta, ahinoi, sembrerebbe positiva. L’unico spiraglio di speranza è che, essendo gestita dall’Inps, possa sopravvivere all’avvicendarsi dei governi e migliorare con il tempo. Ma, come scrive Giubileo, se l’obiettivo è che le imprese carichino l’annuncio in maniera spontanea saranno necessarie due cose: l’obbligatorietà, come avviene in Francia, dove la possibilità di accedere a qualsiasi vantaggio pubblico (quindi agevolazioni, decontribuzioni ecc.) passa dalla registrazione della vacancy sul portale; e il coinvolgimento degli operatori dei centri per l’impiego. Che, ricordiamolo, in Italia ancora non possono accedere alla Siisl.
E buon nuovo anno a tutti.
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