Abedini scarcerato su disposizione del ministro Nordio

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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti di Mohammad Jjafabadi Abedini. Il cittadino iraniano è stato subito liberato ed è già volato a Teheran.

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Il ministro della Giustizia Carlo NordioLe valutazioni di Nordio sul caso sono state depositate presso la Corte d’Appello di Milano e illustrate in una nota comparsa sul sito ministeriale gnewsonline.

«In forza dell’art. 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana — si legge nella Nota — possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente.

La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di ‘associazione a delinquere per violare l’Ieepa’ non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di ‘associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte’ e di ‘fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte’, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari».

La misura di revoca ex art 718 co2 cpp è stata firmata dal Ministro Nordio in persona e il fatto di non aver aspettato la decisione della Corte d’Appello prevista per il 15 gennaio sugli arresti domiciliari, fa pensare ad una misura per lo più politica legata alla vicenda dell’arresto-sequestro a Teheran della giornalista italiana Cecilia Sala.

Le reazioni in Iran

L'ingegnere iraniano Mohammad AbediniNonostante le richieste del consolato iraniano si fossero concentrate all’inizio su una detenzione domiciliare in un luogo noto e la procura ritenesse che non ci fossero le condizioni di sicurezza in base alla richiesta proveniente dagli Usa, l’esito della scarcerazione e del trasferimento a Teheran non erano da escludere (per una ricostruzione degli eventi precedenti qui e qui).

Il sito web della magistratura iraniana Mizan ha diffuso una nota in cui si dice che «Abedini è stato arrestato per un malinteso, che è stato risolto grazie agli sforzi del Ministero degli Affari Esteri iraniano e ai negoziati tra i dipartimenti competenti del Ministero dell’Intelligence iraniano e i servizi segreti italiani».

Interessante notare come gli apparati di intelligence italiani siano stati gli stessi attori protagonisti della liberazione di Cecilia Sala, a confermare un collegamento tra i due fatti.

Rimane il materiale sequestrato dalla Procura di Milano, al momento dell’arresto di Abedini: tra cui smartphone, tablet, chiavette Usb e schede tecniche.

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La difesa dell’ingegnere iraniano svizzero non ha depositato alcuna richiesta di dissequestro, mentre il materiale potrebbe essere oggetto di rogatoria internazionale da parte degli Stati Uniti.

Ci potrebbe quindi essere un’appendice nel caso Abedini/Usa.

La scelta di Abedini di trasferirsi immediatamente in Iran dopo la sua scarcerazione, e non in Svizzera dove si stava dirigendo, fa presumere un timore per l’efficacia internazionale del suo mandato di arresto, anche considerando il processo iniziato a Boston al suo presunto complice, Mahdi Mohammad Sadeghi.

Le motivazioni della scarcerazione

Se il collegamento con la liberazione di Cecilia Sala è difficile da smentire, la tempestività dell’intervento di Nordio presenta alcune difficoltà interpretative.

Aspettare l’intervento della Corte d’Appello avrebbe permesso di misurare le condizioni per l’estradizione, anche se non era tecnicamente una decisione sul merito.

La valutazione indipendente del Ministero, invece, comporta una presa in carico della responsabilità della scarcerazione che non può non essere stata orchestrata (in maniera legittima) a livello politico.

Se gli omologhi iraniani hanno parlato di carcerazione per un equivoco, o meglio malinteso, la Corte d’Appello avrebbe potuto chiarirlo.

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Dalle motivazioni si può forse evincere qualcosa.

Qui un atto ufficiale sulle incriminazioni negli Stati Uniti di Abedini e qui il complaint dell’Fbi, con la documentazione, che ha dato origine al caso internazionale.

Il Ministro Nordio dice che l’accusa di associazione a delinquere per violare l’Ieepa non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano.

Effettivamente lInternational Emergency Economic Powers Act è una misura straordinaria in caso di minaccia esterna, che non ha eguali: ad esempio, proprio l’emergenza nazionale con riferimento all’Iran permane negli Usa dal 1979.

Rimarrebbe l’applicazione del Regolamento Ue 2021/821, anche in considerazione delle sanzioni per le componenti dronistiche dual use, recepito in Italia con il Dl 15 dicembre 2017, n. 221.

Esattamente ciò che emergerebbe con certezza dalla Nota del Ministero «strumenti tecnologici aventi potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari».

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Inoltre, sempre secondo il trattato bilaterale invocato da Nordio, per i reati associativi, si dovrebbe comunque valutare la previsione comune, nelle rispettive legislazioni, di reati che costituiscono il fine dell’associazione. Da qui la contestazione di insufficienza degli elementi per valutare.

Al di là di ciò, c’è stata, a dire del legale di Abedini, un’inerzia da parte degli Stati Uniti, in quanto non sarebbe stata formalizzata mai la richiesta di estradizione.

Non potendo comunque essere sindacata la decisione del Ministro Nordio, si può valutare che lo stesso abbia approfittato di questa finestra temporale, e dell’incertezza e parzialità delle documentazione ricevuta, per revocare la carcerazione. Presumibilmente prima del 15 gennaio ci sarebbe stata una qualche trasmissione da parte del Governo statunitense o, quantomeno, era prevedibile ci fosse.

Tale ipotesi, frutto magari dello studio dei precedenti in tema di estradizione, tra cui il regista ucraino Yeven Eugene Lavrenchuk, arrestato su richiesta della Russia, e l’ingegnere svizzero Hernè Falciani, non è incoerente rispetto alla tesi, molto accreditata, di un accordo raggiunto dalla Meloni con Trump a Mar-a-Lago.

Sarebbe stato infatti difficile per gli Usa far trascorrere il 15 gennaio senza inviare la necessaria documentazione e per l’Italia opporre un diniego a fronte dell’avanzamento di una richiesta ufficiale di estradizione. La vicenda si sarebbe enormemente complicata.

Armando Mantuano

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