Apocalittici e teo-con al servizio di Trump

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«In un momento che sta mostrando la fragilità strutturale della democrazia americana (…) le pulsioni estremiste emergenti fra gli artefici del capitalismo della sorveglianza – i signori dei dati e dell’informazione – non possono non inquietare». Scrivevamo questa frase nell’agosto del 2022, prima ancora che Elon Musk finalizzasse l’acquisto di Twitter. Difficile, certo, era prevedere l’accelerazione vertiginosa che sarebbe seguita nei due anni successivi. Proprio con il fondamentale contributo di una militante plutocrazia tecnologica, in 24 mesi gli Stati uniti sono stati trasformati e immessi sul binario di una transizione in regime autoritario e antidemocratico, lasciando presagire una trasformazione ugualmente radicale per l’occidente e il mondo.

Ad incarnare una rivoluzione che sembra destinata a chiudere definitivamente il secolo breve del dopoguerra, c’è lui, il demiurgo della «disinformazione partecipativa» e rottamatore delle democrazie liberali. In due anni Elon Musk ha infranto l’aura di benevolo progressismo del complesso tecnologico-industriale, trasformandolo in forza reazionaria globale e plasmando l’improbabile coalizione con l’integralismo apocalittico della destra teocon a sostegno di Donald Trump.

Una contraddizione di fondo c’è sempre stata fra il progressismo sociale ostentato da Silicon Valley e l’incontrovertibile realtà dell’industria come una delle maggiori oligarchie monopoliste della storia del capitalismo. Tuttavia la Valley è a lungo rimasta predicata sulla mitopoietica illuminata di era Steve Jobs, proiettando l’immagine di una virtuosa utopia tecnologica e di giovani innovatori che sorseggiano caffè biodinamico (e gratuito) al bar aziendale. Contemporaneamente, l’affermarsi di conglomerati monopolistici digitali e delle piattaforme produceva una concentrazione di prosperità non vista dai tempi della gilded age del capitalismo estrattivo ed industriale della fine dell’800. E come per l’oligarchia dei «robber barons» è seguita la forza disequilibrante e distruttiva di una immensa ricchezza.

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Intanto la Valley si rivelava incubatore non solo di innovazione tecnologica ma di pulsioni ideologiche ultraliberiste ispirate in parte ad Ayn Rand e dalle sue apologie di un libero mercato misticamente benefico. Negli anni 20 e 30 la scrittrice transfuga russa, visceralmente anticomunista, aveva guadagnato un nutrito seguito col suo elogio «oggettivista» dell’iniziativa del singolo e del geniale imprenditore (fra gli adepti vi era anche l’ex chairman della Federal Reserve, Alan Greenspan).

Fra i suoi ammiratori più recenti vi è invece Peter Thiel, il principale esponente della fazione neo reazionaria a Silicon Valley. Molto dello sviluppo della corrente ideologica nel mondo tech si può ricondurre agli esordi dell’azienda di pagamenti online PayPal, nata a Palo Alto nel 1998 dalla fusione della Confinity, società di software di Thiel e la X.com di Elon Musk. Con la OPA nel 2002 ed il successivo acquisto da parte di eBay, si arricchirono oltre a Musk e Thiel, numerosi colleghi, fra cui un altro sudafricano, David Sacks (oggi nominato «crypto zar» da Trump) che assieme a Thiel aveva scritto un libro, The Diversity Myth, contro la società multiculturale.

Thiel esprime un’ideologia conservatrice da quando fonda la rivista universitaria Stanford Review che avrebbe aggregato il pensiero ultra liberista e conservatore nell’ateneo incubatore dell’industria. Successivamente ha posto la propria fortuna a servizio del fervore ideologico. L’investimento in politica ha pagato lauti dividendi. Thiel, ad esempio, è stato sponsor di un giovane senatore dell’Ohio: JD Vance. Assieme ad altri due giga capitalisti Eric Schmidt (Google) e Marc Andreesen (Netscape) finanzierà una società di investimenti venture intestata a Vance, rendendolo ricco. Sono stati poi Thiel e Sacks a garantire la nomina di Vance a vicepresidente, collocando un proprio uomo «ad un battito» dalla presidenza.

Nel gergo di Silicon Valley i «disruptor» sono spregiudicati capitani d’industria che rompono gli schemi e inventano il futuro. Uomini i cui intelletti faticano a soggiacere al conformismo che le burocrazie e la società richiedono. Nel mondo dei giga investimenti e delle startup che plasmano le vite delle moltitudini (come nei romanzi di Rand) è diffuso il complesso di Prometeo: in un saggio per il Cato Institute, Peter Thiel, arriva a scrivere: «Non credo più nella compatibilità di democrazie e libertà (perché) se abilitato, il demos finirà inevitabilmente per votare restrizioni al potere dei capitalisti e quindi restrizioni alle loro libertà».

È un delirio di onnipotenza coltivato nel mondo delle startup e degli hostile takeover di concorrenti, una sensazione di invulnerabilità che promuove discorsi sulle civiltà multiplanetarie, «energia maschile» (recentemente invocata anche da Mark Zuckerberg), ripopolazione demografica e l’umana società come congegno meritocratico che premia i vincenti ed elimina i loser. Una visione del mondo plasmata su fantasy e fantascienza (Thiel ha di recente paragonato «l’insurrezione tech» ai ribelli di Guerre Stellari), ma dalle malcelate affinità suprematiste, eugenetiche e filonaziste.

Nella recriminazione e pilotate in xenofobia e «anti elitismo», la dottrina dei broligarhcs fabbrica una convergenza con i rancori identitari del Maga. Dietro alle idee di civiltà multiplanetarie e «amore per l’umanità» disinvoltamente snocciolate da Musk su X (alternate a violenti pronunciamenti estremisti) vi è al contempo un filone di pensiero neo reazionario, talvolta etichettato «Dark enlightenment», di personaggi come l’accelerazionista inglese Nick Land e il filosofo Alt-right Curtis Yarvin. In comune hanno l’idea che le democrazie sono sistemi falliti, fondate sul conformismo politicamente corretto e votate all’auto preservazione, nemiche dell’innovazione imprenditoriale e dell’eccellenza occidentale. Idee su cui Musk e i suoi intendono fondare una «nuova rivoluzione americana», riproponendole come «intento originale».

L’allineamento di convenienza di questo mondo con l’originalismo Maga (e con il capitale illimitato dei giga capitalisti) ha catapultato un retroterra che era rimasto relegato agli angoli più reconditi dell’esoterismo internet, fin dentro la Casa bianca. Il mondo sta per sperimentare gli effetti di un esperimento radicale che non ha precedenti.



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