Balzo rendimenti anche in Giappone, BoJ verso aumento dei tassi

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Le turbolenze che stanno investendo il mercato obbligazionario, con rendimenti in rialzo per i Treasury statunitensi, i Gilt britannici e i governativi europei, non hanno risparmiato neanche il Giappone. I titoli di Stato del Sol Levante hanno raggiunto nuovi massimi pluriennali su diverse scadenze, complice l’aspettativa di un prossimo aumento dei tassi di interesse da parte della Bank of Japan (BoJ).

Bond Giappone sui massimi da decenni

In mattinata il rendimento del decennale nipponico ha superato l’1,25% per la prima volta da aprile 2011 e il ventennale ha raggiunto il 2%, livello che non toccava da maggio 2011. Il titolo a 40 anni, sul mercato dal 2007, ha registrato il massimo assoluto al 2,76%.

Il movimento è stato trainato fondamentalmente da due fattori: un sell-off generalizzato sul comparto del reddito fisso e le crescenti attese di un incremento dei tassi di interesse in Giappone.

Rialzo rendimenti bond parte dagli Usa

Nelle ultime sedute, le preoccupazioni legate ad un’inflazione persistente e all’ampliamento dei deficit fiscali hanno scatenato le vendite sui titoli di Stato, in particolare negli Usa, alle prese anche con le incognite legate all’imminente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il movimento si è diffuso poi ai governativi europei e asiatici.

Gli ultimi dati macro a stelle e strisce, in particolare quelli sul mercato del lavoro di venerdì scorso, hanno consolidato le aspettative degli analisti su un solo taglio dei tassi da parte della Fed nel 2025, rispetto ai due precedentemente ipotizzati sulla base dell’ultimo dot plot di dicembre con le proiezioni dei funzionari. Focus ora sui numeri relativi all’inflazione, anche se un parziale sollievo è giunto dai prezzi alla produzione.

“Con i rendimenti a lungo termine dei titoli del Tesoro USA in aumento, c’è spazio per un ulteriore aumento dei rendimenti obbligazionari giapponesi”, ha affermato Shoki Omori, Chief Japan Desk Strategist presso Mizuho Securities.

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BoJ verso un altro aumento dei tassi

L’altro aspetto, più specificamente legato al Giappone, è il probabile aumento dei tassi da parte della Bank of Japan nei prossimi mesi, forse già nella riunione di politica monetaria della prossima settimana.

In particolare, il mercato degli swap indicizzati overnight assegna una probabilità del 60% ad una stretta nel meeting del 24 gennaio (rispetto al 49% di una settimana fa) e circa l’80% entro l’appuntamento successivo, in calendario a marzo. Attualmente il tasso di riferimento si attesta allo 0,25%, quindi salirebbe allo 0,5%.

Le chance di un rialzo immediato sono salite anche in scia alle dichiarazioni del vice governatore della BoJ, Ryozo Himino, secondo il quale i membri della banca centrale giapponese ne discuteranno già questo mese, malgrado i vari rischi in patria e all’estero. Il funzionario ha anche sottolineato come i prezzi e le aspettative di inflazione si stiano allineando alle aspettative dei responsabili di politica monetaria.

“La BoJ potrebbe aumentare i tassi di interesse la prossima settimana se le condizioni di mercato lo consentiranno, dopo aver osservato le mosse successive all’insediamento del presidente eletto Donald Trump il 20 gennaio”, ha affermato Naomi Muguruma, chief bond strategist di Mitsubishi UFJ Morgan Stanley Securities.

Il caso particolare della BoJ

La BoJ si appresta dunque ad alzare i tassi in un momento nel quale le principali banche centrali li stanno abbassando.

Come sottolineato da David Pascucci, Analista dei Mercati per XTB, “la situazione del Giappone é molto singolare nel suo genere.” Da marzo 2022, infatti, il Paese “si ritrova con un’inflazione al di sopra del target del 2%”.

Questo rappresenta “una grande occasione per la Bank of Japan per tentare di mantenere il tasso di inflazione nella sua condizione normale dopo anni di continui sali/scendi tra periodi di inflazione e delfazione.”

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Tuttavia, “al contrario dei periodi precedenti, la BoJ ha alzato per la prima volta i tassi di interesse mentre nelle epoche precedenti, in corrispondenza di un picco di inflazione, la BoJ ha sempre tagliato i tassi. Questa condizione singolare è unica da circa 35 anni, pertanto di difficile gestione, motivo per cui in questo momento la BoJ risulta particolarmente attendista sia sul mercato obbligazionario che sul valutario”, conclude l’analista.



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