Dimensionamento scolastico, via libera al piano: è protesta – isNews

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Contestate le scelte del Consiglio regionale. Gli interventi della Cgil e degli esponenti delle opposizioni Primiani e Salvatore


CAMPOBASSO. Il Molise e il dimensionamento scolastico: contestata da più parti la scelta del Consiglio regionale che, questa mattina, a maggioranza ha approvato “Piano per l’anno scolastico 2025/2026”

“Ha rappresentato uno dei punti più bassi del dibattito politico regionale degli ultimi anni – scrive in una nota la Cgil – Iniziata con una sospensione dei lavori che era probabilmente tesa a risolvere problemi insorti all’interno della stessa maggioranza, l’assise regionale si è limitata ad approvare, a maggioranza e senza alcun emendamento, la delibera di Giunta 605 del 27/12/2024. Ma non solo: agli interventi della minoranza che ha criticato nel metodo e nel merito il provvedimento non è stata data risposta, mentre il presidente della Regione Roberti ha pensato bene di non prendere nemmeno la parola. In pratica ci si è limitati ad una pedissequa applicazione dei tagli dal Governo nazionale, così come articolati dal ‘parere tecnico’ espresso dall’Usr, senza alcuna attenzione alle problematiche locali ed alle criticità rappresentate da più parti.

L’esordio della discussione ha fatto apparire sin da subito il tono farsesco a nostro parere non consono a un luogo Istituzionale: il relatore di maggioranza del provvedimento, udite udite, ha scoperto che nella nostra e in altre regioni c’è un problema demografico e un problema di denatalità e non ha mancato di fare riferimenti trionfalistici alle politiche governative che dovranno attenzionare questa e altre discrasie.

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La realtà dei fatti, invece, racconta che tagliare i servizi pubblici ed essenziali come scuola, istruzione, sanità e trasporti provoca proprio quei processi di desertificazione territoriale.  Chi ha potere e responsabilità politica e amministrativa in questa Regione dovrebbe spiegare in che modo vuole invertire questa deriva, mentre sembra voler attribuire la colpa al destino cinico e baro.

La classe politica molisana oggi ha perso l’ennesima occasione per dimostrare di voler adoperarsi per mantenere in vita una Regione nella quale vale la pena studiare, lavorare, vivere. Noi però non ci arrendiamo: continueremo a batterci, insieme alle forze democratiche di questo Paese, per l’esigibilità dei diritti su tutto il territorio nazionale”.

Proteste anche dai banchi dell’opposizione, dentro e fuori dall’Aula. “Un colpo durissimo per il nostro territorio – ha sottolineato il consigliere del M5S Angelo Primiani – che negli ultimi anni ha perso oltre 40 autonomie scolastiche, passando da circa 90 dirigenze ad appena una quarantina.
Un trend più che negativo che la politica avrebbe dovuto invertire puntando i piedi a livello nazionale e lottando per il mantenimento dei servizi e dei presìdi essenziali, se non addirittura per il loro potenziamento. Insomma, bisognava agire in modo opposto rispetto alla logica vigente dei numeri che purtroppo, per le caratteristiche peculiari del Molise, ci vede soccombenti.
Dov’è, quindi, la filiera istituzionale del centrodestra quando serve? Il Molise deve rivendicare deroghe che tengano conto delle specificità del territorio, come chiediamo da tempo anche per la sanità. Perché lo spopolamento si combatte con servizi e lavoro, non con tagli continui.
Il segnale che arriva dalla maggioranza targata Roberti è scoraggiante: è un segnale di resa. Dal canto nostro, invece, non intendiamo chinare la testa ai diktat dei Ministeri ma al contrario continueremo a proporre soluzioni concrete”.

Al voto non ha partecipato la consigliera del Pd Alessandra Salvatore. “Quello che sta succedendo è inaccettabile – afferma – e dimostra che, da Roberti a Meloni la ratio è soltanto una: risparmiare sulla scuola pubblica. Il Governo regionale – ha spiegato l’esponente dem, che assieme a Vittorino Facciolla non ha preso parte al voto (mentre si è congedata la collega di partito Micaela Fanelli)- avrebbe dovuto chiedere di evitare di fare cassa con ulteriori soppressioni di autonomie scolastiche in Molise. Qui non è in gioco solo questa o quella dirigenza scolastica, la posta è molto più alta e ne va della sopravvivenza stessa delle nostre comunità, dove le scuole sono un presidio dello Stato e vanno tutelate”.
Per il triennio 2024/2025 – 2025/2026 e 2026/2027 si dovrà arrivare a 44 autonomie, dalle attuali 51 dirigenze scolastiche, “cosa che, in una regione come la nostra, che è tutta un’area interna e disagiata, equivale ad un “piano di tagli” più che di dimensionamento. La Regione oggi avrebbe dovuto assumere questa posizione. Invece segue la stessa ratio del Governo Meloni che -in contrasto con i principi posti a base dei finanziamenti Pnrr in materia scolastica-, mentre risparmia sulla nostra scuola pubblica, tagliando presidi istituzionali su territori come il nostro, con la Finanziaria appena varata aumenta, per il 2025, di 50 milioni di euro la dotazione in favore delle scuole paritarie. Tutto questo è sempre più inaccettabile. Occorre opporsi alla desertificazione istituzionale, perché è uno dei fattori che contribuiscono allo spopolamento. Quando la coperta è corta si sceglie da quale parte tirarla, ma togliere alla scuola pubblica è assurdo, oltre che controproducente. Ancora di più per chi vive e studia in Molise“.



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