Elezioni regionali 2025, il Veneto di Zaia nuova grana per Meloni

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Mancano ancora mesi alle elezioni regionali 2025, ma la tensione nei partiti cresce. E potrebbe riflettersi anche sul Governo con “frizioni” – termine politicamente corretto per indicare in realtà animi ben più belligeranti – nei partiti interni alla maggioranza. Il nodo è chiaro: le candidature. Punto legato al tema del terzo mandato. Il “no” di Meloni alle terze candidature esclude personaggi di peso come De Luca in Campania e Zaia in Veneto. Se il primo caso non “tocca” direttamente la premier perché la discussione è in seno al Pd, per Zaia è diverso. Il presidente del Veneto è esponente di punta della Lega e c’è chi scommette che “segarlo” aprirebbe una prima crepa nell’asse governativo Fdi-Lega-Fi.

Elezioni regionali 2025, dove si vota

Le Regioni che andranno al voto nel 2025 sono sei. In  Campania i cittadini dovranno scegliere il successore di Vincenzo De Luca (Pd). Nelle Marche si deve assegnare l’eredità di Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia). Poi c’è la Puglia guidata da Michele Emiliano (Pd), la Toscana di Eugenio Giani (Pd), la Valle d’Aosta governata da Renzo Testolin (Union Valdôtaine) e, appunto, il Veneto guidato da Luca Zaia (Lega). Avrebbe dovuto votare anche la Liguria, ma le elezioni sono state anticipate dopo la caduta del Consiglio di Giovanni Toti, arrestato nell’ambito di una maxi-inchiesta per corruzione. 

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Meloni alle prese con la grana Veneto

Il governo ha impugnato la legge della Campania, che apre la strada al terzo mandato da governatore di Vincenzo De Luca, ricorrendo alla Corte costituzionale. Ma, come abbiamo visto, la questione terzo mandato interessa anche la Lega. Il Carroccio infatti ha rimesso la questione al Consiglio dei ministri. L’obiettivo della Lega sarebbe quello di evitare di alzare un muro a livello nazionale sul terzo mandato. “Obiettivamente non mi pare che si possa intervenire con un presidente di regione sì e uno no”, ha chiarito Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno. Le regole insomma devono essere uguali per tutti, Meloni lo sa e lo ricorda agli alleati. Anzi, è il caso di dire all’alleato. Uno solo. Perché Forza Italia si dice contraria al terzo mandato e spinge perché sia esteso anche alle Regioni a statuto speciale. 

Meloni ha poi rilanciato: “Quella di Fratelli d’Italia è un’opzione che deve essere tenuta in considerazione” in Veneto. Di certo i leghisti non intendono rinunciare alla regione che, insieme alla Lombardia, è l’ultimo baluardo del Carroccio. E Forza Italia? Gli azzurri non vogliono stare in panchina. “Se il candidato in Veneto sarà espresso da Fi saarò  io, lo ha detto Tajani. Ed è molto improbabile che il candidato sara’ della Lega. Se dovessi essere io sarei in grado di vincere? Io sono ancora benvoluto e stimato e in Veneto non ha mai vinto il centrosinistra, quindi…”, ha detto il coordinatore veneto di Forza Italia ed europarlamentare azzurro, Flavio Tosi, inserendosi nel dibattito.

Zaia nelle ultime ore è stato inequivocabile e in caso di disaccordo con Fratelli d’Italia non teme la corsa in solitaria. Ha definito la questione terzo mandato “un’anomalia tutta nostra. Ed è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento. Io ho delle priorità, e la principale si chiama Veneto. Quindi ‘Veneto first’, perché è giusto che l’amministratore delegato di questa regione rispetti e segua i veneti”. Poi la precisazione: “Non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato. Ma con lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei. Darei una risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo”.

“Giorno dopo giorno vedremo l’evoluzione della situazione, ne ho già fatte di corse in solitaria, così come nel centrodestra – ha detto Zaia – È ovvio che noi speriamo di fare una corsa unitaria”. Ma, ha avvertito, “al di là della localizzazione dei tavoli, noi veneti abbiamo una capacità di lettura istantanea che ci fa capire se una decisione è favorevole o contraria. Ben vangano le riflessioni, dopodiché bisognerà capire che continuità si darà a questa amministrazione, e soprattutto quanto saranno rispettati i veneti”. I tempi per fare i ragionamenti ci sono, “ma io – ha precisato Zaia – non sono nella stanza dei bottoni, non ho mai partecipato a riunioni. Se prima vengono i veneti, soluzioni calate dall’alto di certo non saranno accettate. La lettura poi non dev’essere: ‘Zaia vuol correre da solo’. Ci sono 10 mesi davanti per questa amministrazione, non sappiamo ancora se si andrà al voto nel 2025 o nel 2026, con il Comune di Venezia.Tempo per pensare e trovare una soluzione ce n’è”.

La partita insomma è aperta. Le prossime settimane saranno decisive: sciogliendo il nodo terzo mandato si chiariranno anche gli equilibri nelle altre votazioni e si valuterà la capacità del governo di assorbire gli scossoni elettorali. 



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