Puntiamo sui metodi didattici, più che sui processi, per formare studenti a prova di futuro

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Negli ultimi anni l’accelerazione dei cambiamenti ha impresso una svolta a tanti elementi del nostro vivere: l’ambiente è mutato, continuano ad emergere nuove tecnologie, talvolta disruptive, i gusti e le richieste dei consumatori si sono evoluti ulteriormente, si sono imposti nuovi modelli di business e nate intere industrie inedite. In questo contesto, la formazione non è certo immune da trasformazioni radicali. Soprattutto con l’introduzione della tecnologia. Non solo alcuni modelli didattici sono ormai ampiamente diffusi, come ad esempio il modello online – per quanto c’è da dire, con specifico riferimento al modello online, che l’utilizzo che se ne fa molto spesso non rende l’esperienza didattica efficace come sarebbe se fossero applicati nel modo corretto – ma il progresso costante dell’ecosistema socio-digitale spinge con forza alla revisione dei processi didattici. Nel dibattito c’è persino chi solleva il dubbio che i professori possano un giorno essere sostituiti da sistemi di IA. All’atto della sua nascita, l’evoluzione rappresenta quasi sempre una fonte di incertezza ma è nella sua analisi e sperimentazione che si riesce a meglio comprenderne le implicazioni, positive e negative, e di conseguenza si può intervenire per guidarla verso traguardi interessanti e, perché no, sfidanti. Volendo suscitare qualche riflessione provocatoria, nel mondo ci sono già alcuni esempi di umanoidi in cattedra: NAO Robot (École Polytechnique Fédérale de Lausanne, Svizzera) interagisce con gli studenti e crea un ambiente interattivo, Pepper Robot (University of Birmingham, UK) è in grado di riconoscere volti e, in qualche modo, emozioni e dunque di adattare la sua risposta all’umore degli studenti, Sophia Robot (Università di Las Palmas de Gran Canaria, Spagna) risponde alle domande e partecipa alle discussioni. La tecnologia è anche responsabile, seppur indirettamente, dell’emergere di altri nuovi attori nello scenario dell’higher education, come ad esempio canali YouTube, piattaforme internazionali molto note – es. Coursera – che offrono “contributi formativi” o addirittura interi corsi in modalità online. Gli stessi confini tra Università ed altri istituti di higher education si fanno sempre più fluidi e nei quali l’interazione “ragionata” tra diversi attori (es. università, piattaforme internazionali, esperti del mondo aziendale) attraverso diversi modelli e metodi (es. blended, online, tradizionale) permette di creare esperienze di apprendimento molto efficaci, dove la pluralità delle voci, delle prospettive e dei metodi si trasforma essa stessa in un ulteriore metodo per facilitare ed amplificare lo sviluppo di competenze, quali il critical thinking e la comunicazione e collaborazione cross-generazione e cross-country.

In questo contesto, qual è la traiettoria ottimale da seguire? Il dubbio riguarda le conoscenze essenziali e le competenze che serviranno nel prossimo futuro che gli studenti dovrebbero acquisire per adattarsi alle evoluzioni del mercato del lavoro. Quali saranno le effettive evoluzioni è difficile da prevedere e questo rappresenta un’ulteriore fonte di incertezza ed ambiguità. I processi aziendali mutano a ritmo accelerato, il time-to-market, ovvero il tempo impiegato dai prodotti e servizi per raggiungere il mercato, è sempre più ridotto, le esigenze e gli interessi dei lavoratori assumono un peso specifico dettato da tanti fattori (tra i quali, il contesto di riferimento, l’appartenenza generazionale, la fase del ciclo di vita personale, l’ambizione professionale). Tutto ciò rende sempre più complicato preparare gli studenti ad essere protagonisti del loro futuro. E questo non solo perché è difficile prevedere il futuro ma, ancora più a monte, è difficile sapere ciò che bisogna prevedere. Il futuro è un concetto dinamico per definizione e quindi la preparazione degli studenti deve essere anch’essa dinamica.

Tuttavia, come è noto in letteratura, quando i cambiamenti sono tanti e di diversa natura si rischia di trovarsi fermi davanti ad un bivio decisionale, dettato dall’incertezza legata alla molteplicità di opzioni tra le quali scegliere.

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Una possibile soluzione per uscire da questa impasse è quella di enfatizzare ulteriormente l’importanza dei metodi didattici così da permettere agli studenti di sviluppare alcune competenze e comportamenti trasversali quali l’adattabilità, la flessibilità e la proattività al cambiamento. La capacità di adattarsi deve essere completata però da solide conoscenze e competenze tecniche e va inserita in una prospettiva dinamica e a lungo termine per la quale l’apprendimento è di fatto un processo continuo che esiste, pur cambiando, per tutta la nostra vita.



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