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Per i Complementi di Sviluppo Rurale delle regioni italiane, eredi dei Psr delle passate programmazioni e strumenti dedicati al cofinanziamento degli investimenti in agricoltura nell’ambito del Piano Strategico Nazionale della Pac 2023-2027, a novembre 2024 è già scattato l’allarme “disimpegno automatico del Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale” ovvero la possibile perdita dei fondi comunitari non spesi e rendicontati per tempo dalle autorità di gestione alla Commissione Ue. Uno stato di allerta valido anche per i vecchi Piani di Sviluppo Rurale 2014-2022. Occorre pertanto che tutti gli attori della filiera istituzionale e sindacale si attivino per scongiurare il concretizzarsi di tale rischio entro la fine del 2025.
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L’analisi del Ministero dell’Agricoltura
Secondo il Ministero dell’Agricoltura il rischio – che è quello di non riuscire a spendere entro il terzo anno di programmazione (31 dicembre 2025) quanto impegnato nel primo anno dai Csr, il 2023, (Regola dell’N+2, che si applica ai Csr 2023-2027) – è basso, ma un suo eventuale concretizzarsi avrebbe un effetto beffa, vista la già corposa riduzione di budget subita dai Csr 2023-2027 rispetto ai Psr 2014-2022.
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Il tentativo di cambiare la norma
Un rischio da tempo all’attenzione del Governo italiano, tanto che il 18 novembre 2024, durante uno degli ultimi Consigli Agrifish, il ministro italiano per l’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha appoggiato la richiesta avanzata dalla Spagna, nell’ambito delle disposizioni per il finanziamento della politica di sviluppo rurale dell’Ue, di passare dall’applicazione della regola del disimpegno automatico al secondo anno (N+2) all’applicazione al terzo anno (N+3).
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Rischi anche per la vecchia programmazione
“Una proposta condivisibile che va nella direzione di quanto Confagricoltura chiede da tempo, anche e soprattutto per il periodo di programmazione 2014-2022. Rischiamo di perdere risorse da destinare allo sviluppo rurale, pari a oltre 590 milioni di euro, se non spese entro il 31 dicembre. Un danno che noi agricoltori non possiamo permetterci – aveva detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. Infatti la proposta della Spagna prevedeva anche un passaggio per il Psr 2014-2020 dalla formula dell’N+3 a quella dell’N+4.
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Ma al momento non vi sono segnali sulla praticabilità di questa proposta in seno agli organi Ue preposti e il rischio sussiste.
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L’appello di Agea
Al punto che Agea lo scorso 10 gennaio vi ha dedicato una nota stampa, ricordando che “Le scadenze imposte da Bruxelles si devono rispettare“. Così, dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, viene richiamato il rispetto alle normative unionali e la necessità di un continuo lavoro di concerto con il Ministero dell’Agricoltura con le regioni e con tutti gli interlocutori del settore – istituzionali e associativi – per evitare che eventuali ritardi sulle scadenze europee, possano portare al disimpegno automatico.
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“Considerato che negli scorsi anni l’Italia si è vista ridurre dalla Commissione Europea centinaia di milioni di euro per ritardati pagamenti effettuati oltre il termine previsto – ha affermato Fabio Vitale, direttore di Agea – risultati come quello della Puglia (l’obiettivo 2024 per il Psr Puglia è stato raggiunto e superato) evidenzia uno sforzo corale e complessivo davvero eccezionale. È esattamente in questi termini che voglio riportare l’attenzione sull’attività agricola e su tutto il nostro sistema rurale. Va da sé che Agea non può sostituirsi alle specifiche realtà territoriali in termini di operatività e di competenza, ma di certo può, e ne rivendico la corretta applicazione, mettere a disposizione di tutte le regioni di competenza, e coordinare tutti gli organismi pagatori regionali, strumenti in grado di semplificare le procedure. Non è solo questione di intelligenza artificiale, che pur ha un peso importante, ma di volontà di mettersi al passo con quanto ci chiede l’Unione Europea”.
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Il direttore Vitale, inoltre, indica come i messaggi non corretti e falsati da visioni miopi ledano l’attrattività del settore agricolo soprattutto nei confronti delle nuove generazioni che, invece, hanno grandi possibilità di realizzazione nel settore primario. Europa, tecnologia, innovazione, sperimentazione, ambiente, salute. La corretta narrazione deve articolarsi su questi concetti, non su lamentele.
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Disimpegno automatico del Feasr
Si tratta di una regola prevista nell’ambito delle disposizioni per il finanziamento della politica di Sviluppo Rurale dell’Unione Europea (vedi il Regolamento 1306/2013). L’obiettivo è quello di accelerare l’attuazione dei programmi e consentire una sana gestione finanziaria. In sostanza, attraverso il disimpegno, la Commissione Europea sopprime la parte di importo stanziato a favore di un determinato programma di Sviluppo Rurale, sia investimenti sia superfici (impegno di bilancio) che non è stata utilizzata e per la quale non sono state presentate dichiarazioni di spesa. Soldi che vanno persi, pertanto.
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Nella programmazione settennale 2014-2020, il disimpegno si applicava per gli impegni di bilancio non utilizzati entro il terzo anno successivo a quello dello stanziamento (regola del’N+3) – per esempio, le somme impegnate dalla Commissione per l’annualità del 2015, cioè il primo anno di esecuzione dei Psr 2014-2020 – sono state soppresse se non utilizzate entro il 31 dicembre 2018.
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