Dalle sfide visive di James Brown alla magia dei fiori di Betty Bee, un viaggio nell’arte contemporanea
C’è solo l’imbarazzo della scelta. Per gli amanti del contemporaneo, l’inizio del 2025 offre diverse opportunità di immergersi in percorsi espositivi tra opere che sconvolgono e incantano: l’arte cinetica e metafisica, la pittura polimaterica, il mondo dell’arte tessile e mostre singolari. Ve ne segnaliamo alcune che si possono vedere gratuitamente a Milano, Venezia, Bologna, San Gimignano, Forlì, Napoli e Pescara.
James Brown e Jean Tinguely a Milano
Il nostro viaggio nell’arte contemporanea inizia a Milano. La Galleria Scaramouche ospita fino al 5 aprile la mostra “Prehistoric New York”: 1981-1986”, un percorso visivo che con le opere di James Brown esplora rituali, simboli e l’essenza delle culture indigene di Africa e America.
L’artista, uno dei più affascinanti della scena globale, presenta oltre trenta lavori storici tra cui tele di grandi dimensioni, opere su carta, legni incisi, terrecotte policrome e grafiche originali che analizzano il suo linguaggio artistico negli anni del Graffitismo newyorkese, ovvero quelli dal 1981 al 1986. In questo periodo Brown combina elementi primitivi derivanti dai contesti rituali delle popolazioni indigene con astrazioni informali e gesti istintivi e dirompenti in una poetica che si concentra sulla convivenza tra tradizione modernista e reminiscenze arcaiche di mondi lontani e misteriosi.
Pirelli Hangar Bicocca presenta invece la più estesa retrospettiva dedicata a Jean Tinguely, maestro dell’arte cinetica, uno dei grandi artisti pionieri del XX secolo. Fino al prossimo 2 febbraio si possono ammirare una quarantina di opere che spaziano dagli anni ’50 agli anni ’90. Al centro del suo lavoro vi è la ricerca attorno alla macchina con il suo funzionamento e movimento, i suoi rumori e la sua intrinseca poesia. Tinguely è tra i primi artisti ad utilizzare oggetti di scarto, ingranaggi e altri materiali che poi saldava creando macchine rumorose e cacofoniche funzionanti dotate di veri e propri motori.
La pittura polimaterica di Nicola Samorì a Venezia, Filippo de Pisis a Bologna e l’arte dell’arazzo a Forlì
A Venezia è l’artista Nicola Samorì a reinventare i grandi artisti del passato con una lettura contemporanea e audace.
Fino al 3 marzo, nell’Abbazia di San Giorgio Maggiore è in corso la mostra sulla sua interpretazione della figura di Santo Stefano. Nel suo lavoro la pittura a olio fresca si mescola a pietre vere, in una fusione di antico e moderno.
L’opera sostituisce una pala d’altare di Vittore Carpaccio. Nato a Forlì nel 1977, Samorì è considerato un artista tra i più originali della sua generazione che ha saputo creare una visione eterodossa dell’arte.
Al Museo CUBO di Bologna si celebra invece fino al 18 gennaio il genio di Filippo de Pisis con la mostra “Nascita di un quadro”. Nei capolavori dell’artista ferrarese scene di vita quotidiana, oggetti dimenticati e paesaggi solitari diventano potenti metafore della realtà. Spostandoci a Forlì, la Fondazione Dino Zoli offre l’occasione fino al 9 febbraio di un viaggio nel mondo dell’arte tessile con la mostra che esplora il ruolo dell’arazzo dal dopoguerra a oggi.
Altre mostre gratuite a San Gimignano, Pescara e Napoli
A San Gimignano la mostra “False Autumn”, che si può vedere fino al 9 febbraio nella Galleria Continua, è di scena l’artista argentino Jorge Macchi che con le sue opere, sculture, acquerelli e installazioni, vuole sottolineare la contraddizione della realtà. Ogni pezzo è un enigma da decifrare dove nulla è come sembra.
Si fondono invece folklore, alchimia e scienza nell’esposizione aperta fino al 9 maggio alla Galleria Vistamare di Pescara.
“Ours to Keep”, dell’artista polacca Maria Loboda invita a riflettere sulla natura del linguaggio e sul simbolismo del serpente, come guardiano dei piccoli segreti quotidiani. Infine a Napoli Betty Bee con la sua mostra “Fiori” fino al 25 gennaio alla Galleria Umberto di Marino racconta il passaggio del tempo e la bellezza effimera, attraverso una serie di dipinti e video.
Silvia Bolognini
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