dalla Xylella (batterio alieno) alla concorrenza spagnola. Ecco tutte le insidie per il nostro oro giallo”

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Roma, 16 gennaio 2025 – L’olio extravergine di oliva – l’oro giallo italiano – settore strategico per il made in Italy alimentare, “sta vivendo un momento di profonda crisi”. Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli agricoltori, mette in fila: cambiamenti climatici, attacco della Xylella – il batterio alieno che ha provocato disastri in Puglia -, concorrenza e difficoltà strutturali

L’olio d’oliva è un settore strategico del made in Italy

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“La filiera dell’olio – è la premessa di Tiso – non ha la stessa attenzione di quella che si riserva al vino. Nell’olivicoltura c’è la regola di un anno di produzione e di quello successivo, di ‘scarica’. Quindi non sempre si riesce ad ottenere quantità di olio valorizzabili in termini commerciali. Non solo. I prezzi di vendita, soprattutto tra 2010 e 2020, non sono stati al passo con l’aumento dei costi”.

Tra i concorrenti più temibili c’è sicuramente la Spagna, “che nel corso degli ultimi anni ha sviluppato sistemi di produzione dell’olio intensivi e quasi del tutto meccanizzati. Consentono una maggiore resa e una produzione molto più elevata. E poi gli spagnoli hanno acquistato alcuni dei marchi più importanti dell’olio italiano”.

Ma chi è il nemico peggiore del nostro oro alimentare? “Devo ammettere che siamo noi stessi – è diretto il presidente di Confeuro -. Perché alla fine non siamo stati in grado di tutelare le produzioni. Abbiamo sempre pensato all’olio come a una filiera di famiglia, quasi hobbistica. Abbiamo una grande qualità ma abbiamo perso fette significative di mercato. Oggi siamo stretti tra annate in cui si produce poco ed esigenza di vendere l’olio a prezzi sempre più alti, cosa che alla fine lo destina al mercato estero”.

Xylella, la mappa degli ultimi attacchi alle viti

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Ma parlare di olivicoltura in Italia non può prescindere dall’approfondire una parola che ci accompagna da almeno 11 anni, ed è stata anche sinonimo di disastro.

Donato Boscia, fitopatologo e ricercatore emerito del Cnr, alla domanda su quali siano oggi le regioni della Xylella ricorda le “mappe di rischio basate sull’idoneità climatica dei territori per il batterio alieno, che ama le temperature miti, la condizione di maggiore sviluppo si raggiunge con i 28 gradi, per questo il Nord Europa si può considerare immune dal rischio. Perché quando si va sottozero, stabilmente, il batterio non può moltiplicarsi”.

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Olivi attaccati dal batterio alieno della Xylella

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Sulla base di queste mappe, spiega lo scienziato, “è evidente come la Puglia meridionale, dove si è verificato un vero disastro, rientri tra le aree geografiche a più alto rischio”. Spostandosi invece verso nord, “la progressione del batterio è più lenta. Ormai è arrivato alle porte di Bari  e anche a Taranto”.

Ma che cosa significa questa espansione del batterio alieno? Quali potrebbero essere gli scenari futuri? “Taranto – è il ragionamento di Boscia – significa che siamo proprio all’ingresso del corridoio che potrebbe portare la Xylella verso Ovest, insomma verso la Basilicata. Ma il problema non è tanto questo, perché in quella regione l’olivicoltura è davvero scarsa. Il rischio è in prospettiva, dobbiamo cercare di prevenire lo spostamento del problema in Calabria, dove le condizioni sono molto favorevoli al batterio e la produzione di olio è sostenuta. Per questo non dobbiamo abbassare la guardia”.

Ma le risorse messe in campo dalla politica sono sufficienti? Il direttore è convinto di sì. “Per la comunità scientifica questa continua ad essere una sfida – osserva -. Oggi gli sforzi finanziari, a distanza di 11 anni da quando è partito il fenomeno, ci sono e sono notevoli. Non ci sono altri precedenti per nessun altro patogeno. In questo momento sono in attività 15 consorzi di ricerca. Stanno portando avanti altrettanti grossi progetti di ricerca con un bugdet totale non inferiore a 55 milioni di euro”. Raccomanda infine Boscia: “L’attenzione va puntata sulla Xylella sottospecie pauca, molto dannosa per l’olivo, e su un’ulteriore variante, la Xylella fastidiosa sottospecie fastidiosa, che potrebbe attaccare i vigneti”.

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