Davos alle porte: punto per punto i maggiori rischi globali per il 2025, secondo il Wef

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Lasciato alle spalle l’anno più elettorale di sempre, che ha messo alla prova ben 76 paesi nel mondo, ci si interroga su cosa aspettarsi nel 2025 e oltre. Nel rapporto sui rischi globali del World Economic Forum di quest’anno, il Global Risks Report, basato sulla view di oltre 900 leader globali a livello economico, governativo, accademico e della società civile, la risposta non è delle più rassicuranti. Se da una parte nessun rischio economico rientra nella top 10 della classifica, emerge un nuovo rischio di primo piano: i conflitti armati tra stati, che non erano considerati un rischio importante solo due anni fa, sono diventati la minaccia materiale più urgente nel 2025. “Sembra che stiamo vivendo in uno dei periodi più divisi dai tempi della Guerra Fredda”, si legge nel rapporto. Guardando al lungo termine, i rischi ambientali dominano l’orizzonte di dieci anni, guidati da eventi meteorologici estremi e dalla progressiva perdita di biodiversità.

Da questo rapporto, giunto alla sua ventesima edizione, è stata definita l’agenda di discussione dell’incontro annuale del World Economic Forum di Davos, che si terrà settimana prossima, dal 20 al 24 gennaio 2025 e che riunirà i leader mondiali attorno al tema “Collaborazione per l’era intelligente”, a dimostrazione di come non mancano nemmeno le sfide tecnologiche. Le discussioni si concentreranno su cinque ambiti chiave: Reimmaginare la crescita, Industrie nell’era intelligente, Investire nelle persone, Salvaguardare il pianeta e Ricostruire la fiducia. “In un mondo segnato da divisioni sempre più profonde e rischi a cascata, i leader globali hanno una scelta: promuovere la collaborazione e la resilienza o affrontare un’instabilità crescente. – ha commentato Mirek Dušek, Managing Director del World Economic Forum – La posta in gioco non è mai stata così alta”.

Nessun rischio economico nella top 10, ma i conflitti emergono come nuova minaccia per il 2025

Nonostante la crescita globale relativamente lenta nel 2024, nessun rischio economico rientra nella top 10 della classifica dei rischi. Sia l’inflazione che la recessione economica sono scivolate in basso nella lista delle minacce. Dopo la corsa dei prezzi del 2022-2023, secondo il FMI l’inflazione globale dovrebbe scendere al 3,5% entro la fine dell’anno. Ma non c’è troppo da star tranquilli, sottolineano gli esperti del World Economic Forum, considerate le divisioni politiche sempre più profonde, l’aumento del protezionismo con la minaccia di nuovi dazi, e una competizione sempre più agguerrita soprattutto per le cosiddette risorse strategiche, utili allo sviluppo tecnologico e alla transizione energetica. E proprio a testimonianza delle crescenti tensioni geopolitiche e della frammentazione a livello globale, ecco che i conflitti armati tra stati emergono come il principale rischio per il 2025, individuato da quasi un quarto degli intervistati.

Tecnologia e velocità di trasformazione dell’IA, quali rischi?

Anche le sfide tecnologiche non mancheranno nel prossimo futuro. In quest’ambito, misinformazione e disinformazione restano i principali rischi di breve periodo per il secondo anno consecutivo, “sottolineandone la persistente minaccia alla coesione sociale e ai sistemi di governance, erodendo la fiducia ed esacerbando le divisioni all’interno e tra le nazioni”. Con il 2024, anno in cui l’intelligenza artificiale è diventata di uso comune, le preoccupazioni per gli esiti negativi di queste tecnologie sono più basse nel breve termine, ma si prevede che cresceranno. Ecco perché si collocano al sesto posto nell’arco di dieci anni. E non sorprende che, dati i numerosi attacchi informatici di alto profilo nel 2024 in un periodo di crescente frammentazione geopolitica, lo spionaggio e la guerra informatica siano al quinto posto nella classifica dei due anni.

I rischi ambientali dominano la preoccupazione per il futuro (non solo per il 2025)

A dominare l’orizzonte di lungo periodo sono invece i rischi ambientali, con eventi meteorologici estremi, scomparsa della biodiversità, cambiamenti critici dei sistemi terrestri e scarsità di risorse naturali. Nel dettaglio, il quinto rischio ambientale per rilevanza è l’inquinamento, percepito come minaccia significativa anche nel breve termine. “Il report evidenzia chiaramente che gli esperti considerano i rischi climatici critici nel lungo periodo, ma, come ci ricordano le cronache recenti, richiedono anche la nostra attenzione immediata. – ha dichiarato Peter Giger, Chief Risk Officer di Zurich Insurance Group -Dobbiamo fin da oggi concentrarci sui rischi ambientali – dagli eventi meteorologici estremi alla perdita di biodiversità. È essenziale un’azione tempestiva per mitigare gli effetti peggiori del cambiamento climatico e rafforzare la resilienza. I costi dell’inazione e la mancanza di cooperazione globale stanno già avendo conseguenze negative. Resto però ottimista: credo che l’umanità sia in grado di trovare soluzioni sociali e tecnologiche per evitare lo scenario peggiore. Il rischio più grande sarebbe arrendersi credendo che non ci sia più nulla da fare. Non è troppo tardi.”

Quali rischi per l’Italia?

Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto del World Economic Forum indica alcuni rischi peculiari. Oltre alla preoccupazione legate a un rallentamento economico, emerge chiaramente un aspetto più sociale che si traduce nel pericolo di disuguaglianza e polarizzazione sociale. Un’importante coppia di rischi “da tenere d’occhio, dato che possono possono essere correlati a episodi di instabilità sociale e all’instabilità politica interna e geostrategica”. Nelle società superinvecchiate, come il Giappone, la Corea del Sud, la Germania e appunto anche l’Italia, le tendenze demografiche sfavorevoli potrebbero accentuare questi rischi sociali nei prossimi dieci anni. La crisi delle pensioni rappresenta uno dei problemi più acuti, senza una facile soluzione, considerando anche la carenza di manodopera. Emerge infatti anche una nuova dimensione relativa alla gestione del personale: “La carenza di risorse specializzate e di profili adeguati, diventata una priorità centrale nell’agenda degli executive italiani”, sottolinea Andrea Bono, CEO di Marsh McLennan Italy & Eastern Mediterranean Region.

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Un decennio decisivo, la collaborazione come chiave per la stabilità

Il decennio che ci attende sarà decisivo e rappresenta un momento cruciale per i leader, che dovranno gestire rischi complessi e tra loro interconnessi. Secondo il World Economic Forum, diventa urgente ritrovare uno spirito collaborativo, improntato sul dialogo, per evitare una spirale di instabilità e ricostruire invece la fiducia, migliorare la resilienza e garantire un futuro sostenibile e inclusivo. “Dai conflitti ai cambiamenti climatici, stiamo affrontando crisi interconnesse che richiedono un’azione coordinata e collettiva”, afferma Mark Elsner, responsabile della Global Risks Initiative del World Economic Forum. “È urgente un rinnovato impegno per ricostruire la fiducia e promuovere la cooperazione. Le conseguenze dell’inazione potrebbero farsi sentire per le generazioni a venire”. La collaborazione dunque come biglietto di invito a sedersi al tavolo di Davos.



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