Giustizia, la Camera approva la separazione delle carriere

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E’ stato approvato alla Camera dei deputati il testo di riforma costituzionale firmato da Nordio sulla riforma della Giustizia che prevede la separazione delle carriere tra i giudici e i pubblici ministeri. I voti a favore sono stati 174 e 92 quelli contrari, cui si aggiungono 5 astenuti. E’ il primo dei passaggi parlamentari necessari per l’ok al disegno di legge fortemente voluto dalla destra e battaglia storica di Silvio Berlusconi che però mai era riuscito a portare a casa il risultato. A favore hanno votato tutti i partiti di maggioranza, mentre le opposizioni sono andate avanti in ordine sparso con il blocco Pd-M5S-Avs che ha votato compatto contro la norma. A favore invece Azione e +Europa, mentre ad astenersi sono stati i deputati di Italia Viva. 

Cosa prevede

Vengono istituiti il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente: entrambi gli organi sono presieduti dal presidente della Repubblica e ne fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo presidente della Corte di Cassazione e il procuratore generale della Corte di Cassazione. Gli altri componenti di ciascuno dei Consigli superiori sono sorteggiati per un terzo da un elenco di professori ordinari, di università in materie giuridiche e di avvocati con almeno quindici anni di esercizio compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. I vicepresidenti di ciascuno degli organi sono eletti fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. I componenti designati mediante sorteggio durano in carica quattro anni e non possono partecipare alla procedura di sorteggio successiva.

Viene istituita inoltre l’Alta Corte disciplinare cui è attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari giudicanti e requirenti. L’Alta Corte è composta da quindici giudici selezionati con le seguenti modalità: tre componenti nominati dal presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio; tre componenti estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune; sei componenti estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti; tre componenti estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti. Il presidente dell’Alta Corte deve essere individuato tra i componenti nominati dal presidente della Repubblica e quelli sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. Il disegno di legge prevede, quindi, la possibilità di impugnare le sentenze dell’Alta Corte dinnanzi all’Alta Corte medesima, che giudica in composizione differente rispetto al giudizio di prima istanza.

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L’Anm: “Toglie garanzie ai cittadini”

E proprio l’Associazione nazionale magistrati al termine della votazione ha voluto lanciare nuovamente il suo allarme contro questa riforma che “toglie garanzie ai cittadini”. In una nota si legge: “Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per una riforma costituzionale che mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Una riforma sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani. La separazione delle carriere determina l’isolamento del pm e ne mortifica la funzione di garanzia. Nel pieno rispetto delle scelte del legislatore vogliamo lanciare nuovamente l’allarme per i rischi che questa riforma porterà con sé”, ha ribadito l’Anm.

Nordio: “Non è primo passo per sottoporre il Pm all’esecutivo”

“Auspico che vi sia una argomentazione razionale dei pro e contro spiegata semplicemente non in termini polemici o apodittici – ha detto il Guardasigilli -. E tanto meno con processi alle intenzioni, come si è fatto dicendo che la riforma prima o dopo sottoporrà il pm all’esecutivo, cosa che è radicalmente esclusa“. E sull’Anm che molto si sta battendo contro questa riforma ha detto: “L’Anm è un sindacato rispettabilissimo, come tutti gli altri sindacati. Tutti hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni”.

Forza Italia esulta: “Realizzato il sogno di Berlusconi”

“Nel nome di Silvio Berlusconi il Parlamento arriva al primo traguardo della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere della magistratura. È la miglior prova della capacità di Forza Italia di proseguire e mettere in pratica la visione e l’azione del nostro fondatore. Per l’Italia si tratta di un salto di civiltà che consentirà a tutti i cittadini di avere una giustizia più giusta oltre che indipendente e imparziale“, ha detto Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera. “Oggi abbiamo compiuto un passo storico per il sistema giudiziario italiano, al fine di rafforzarne l’indipendenza, la credibilità e l’efficacia”, ha esultato Nazario Pagano, Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera e relatore sul provvedimento, commentando l’esito del voto. 

Le opposizioni attaccano: “Si vogliono sottomettere i pm al potere politico”

Dai banchi dell’opposizione si sollevano invece gli scudi. “Il governo Meloni non sta lavorando per far funzionare meglio la giustizia. Sta portando avanti un disegno strategico e deliberato per delegittimare la magistratura e minare l’indipendenza del sistema giudiziario – ha detto Angelo Bonelli esponente di Avs -. Questa deriva autoritaria si ispira al modello ungherese e mira a costruire un’Italia in cui la magistratura risponda al potere esecutivo, l’informazione sia imbavagliata e le libertà individuali gravemente compromesse“, ha aggiunto.

Mentre il M5S tuona contro la bocciatura del suo Odg (anche Iv ha votato contro ndr)che impegnava il governo ad “astenersi da qualsiasi iniziativa, legislativa e non, volta a indebolire o compromettere il principio della dipendenza funzionale della polizia giudiziaria dal pubblico ministero e il divieto di interferenza degli altri poteri nella conduzione delle indagini”. Per Valentina D’Orso del partito guidato da Conte il governo ha così “gettato la maschera” e svelato “il reale disegno dietro la separazione delle carriere: quello di sottrarre la direzione delle indagini al pubblico ministero per lasciarla alle filiere gerarchiche, quindi in definitiva ai ministeri”.

Serracchiani: “Riforma dettata da furore ideologico”

Una riforma di cui “non c’era bisogno”, ha detto Debora Serracchiani durante il suo intervento in Aula nel suo ruolo di responsabile Giustizia del Pd, spiegando che sarebbe bastata una legge ordinaria per non far transitare i magistrati da un ruolo all’altro. “A noi sembra chiaro l’intento punitivo di questa riforma, come chiaro ci appare il furore ideologico che l’accompagna”. Perché nel testo, “non ci si limita a separare le carriere, ma si fanno due distinte magistrature governate da due distinti Csm. Si prende quindi un potere unico per farne due mezzi poteri, indebolendo in questo modo l’ordine giudiziario ed intaccandone autonomia ed indipendenza”, ha affermato la deputata. Ed è inevitabile che la norma determinerà un indebolimento “dell’ordine giudiziario e rafforzamento del pm che, già dotato di un proprio apparato di polizia giudiziaria, avrà anche di un proprio Csm con cui si autogovernerà”. “Non era meglio – ha detto ancora Serracchiani – occuparsi del sovraffollamento delle carceri, o del processo telematico penale che non funziona, o del piano strategico delle assunzioni per il sistema giustizia ormai al collasso per evitare che le udienze vangano fissate al 2030?”.

Link utili: 

Camera dei deputati; Ministero della Giustizia

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