Il ribaltone sul Piano rifiuti, in Regione salta il campo largo. Tensioni anche in maggioranza

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Firenze, 16 gennaio 2025 – Il sogno di campo largo finisce in discarica. Anzi, nel termovalorizzatore. Dopo mesi di avvicinamenti e atti congiunti col Pd toscano, il Piano regionale di gestione dei rifiuti e dell’economia circolare ha infatti ricevuto la bocciatura dei Cinque Stelle in Consiglio regionale, peraltro accompagnata dal no della maggioranza agli ordini del giorno dei pentastellati. Dopo una giornata di veleni, solo a notte il piano viene approvato dal consiglio regionale: 24 favorevoli (Pd compatto), 11 contrari (M5s e centrodestra).

«Sono 19 gli impianti in realizzazione o in via di autorizzazione – ha detto l’assessora all’ambiente Monia Monni commentando il Piano -. Si tratta di impianti di riciclo, per i rifiuti tessili, i Rae e di piattaforme più complesse. La Regione non ha competenze dirette sulla tariffe ma credo che spingendo la Toscana verso un modello di economia circolare si creino i presupposti per garantirne la stabilità e che questo sia uno dei risultati più importanti». Parole che non hanno convinto i Cinque Stelle.

«L’annuncio che fece l’assessora Monni di ‘rifiuti zero e impianti mille’ – ha detto la capogruppo Irene Galletti – è ben lontano dall’essere raggiunto e anche solo immaginato. Si è seguito un procedimento contrario al buonsenso: prima si è chiesto ai privati le loro intenzioni sugli impianti, poi la giunta ha fatto il piano. La Tari nel frattempo sta aumentando ovunque, mentre gli impianti che dovrebbero essere all’opera sono ben lontani dall’essere costruiti. Il nostro voto sarà nettamente contrario».

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Di «pietra tombale» su ogni ipotesi di campo largo ha parlato Marco Stella (Forza Italia), che ha anche dato una lettura politica a quanto accaduto in mattinata, quando, per due volte, è mancato il numero legale. «Sul piano dei rifiuti – ha detto – il Pd perde l’alleanza con il M5s e anche l’appoggio di Italia Viva. Il vicepresidente Stefano Scaramelli (Iv) ha di fatto certificato la presenza soltanto di 19 consiglieri regionali in aula, facendo mancare il numero legale alla prima e alla seconda votazione».

Subito la replica del capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli: «La creatività narrativa di Marco Stella è da grande romanziere – ha detto – Se dovessi seguirlo nella sua logica, dovrei leggere l’atteggiamento di oggi come un tentativo di ergersi a nuovo protagonista della scena politica, dopo aver messo in discussione il candidato designato dal centrodestra per le prossime regionali».

«Abbiamo assistito a scene che in questa legislatura non avevamo mai visto – ha detto la capogruppo della Lega, Elena Meini – con nervosismi molto forti. È mancato il numero legale perché alcuni consiglieri Pd non sono d’accordo su dei punti e quelli di Italia Viva appaiono e scompaiono. I colleghi del M5s poi, che sembravano convergere su questo piano, stanno facendo un ribaltone. Intanto, nell’ultima conferenza di programmazione dei lavori, il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, ha annunciato una lettera di Alia che comunica di aver rinunciato anche al gassificatore di Pontedera, dopo quello di Empoli».

E se sulla mancanza del numero legale è poco chiaro cosa sia successo (perché molti si stavano muovendo fra l’interno e l’esterno dell’aula e resta il dubbio su chi fosse effettivamente allo scranno), su Pontedera i rumors parlano di forti tensioni anche fra i Dem. Al centro del contendere, l’impianto «waste-to-chemicals» (uno dei due previsti dal piano a Pontedera) per la trasformazione di rifiuti non riciclabili in gas sintetico, il syngas. Dopo tante voci, poco prima delle 23 è arrivato l’annuncio dell’assessora Monni: «Abbiamo mandato una richiesta di aggiornamento e, alle 17.42 di ieri, abbiamo ricevuto comunicazione da Alia che rinuncia all’ipotesi di localizzazione a Pontedera ma prosegue gli approfondimenti in merito ad altri siti».

Rispetto ai 39 impianti presentati dai gestori quattro anni fa e che erano stati accolti dalla Regione – ha dichiarato Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia) – oggi solo una quindicina stanno procedendo più o meno lentamente nella realizzazione. Il risultato è che si continuerà a mettere sotto terra almeno il 25-30% dei rifiuti prodotti in Toscana».

«Col piano, la Regione ha deciso di non decidere – ha detto il portavoce dell’opposizione Marco Landi – demandando ad altri responsabilità e facendo scomparire impianti in prossimità delle amministrative. È successo a Empoli col gassificatore e a Livorno col termovalorizzatore. Nel Piano c’è scritto che fino a quando non saranno attivi i nuovi impianti resteranno operativi quelli esistenti, compresi quattro termovalorizzatori. Ma quello di Livorno è spento da un anno e l’ossicombustore di Peccioli è un’incognita che comunque non vedrà la luce prima del 2030».



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