Scopri la straordinaria vicenda della Sicilia che sfiorò l’annessione agli Stati Uniti. Un capitolo poco noto della storia, tra sogni americani, politica e incredibili alleanze.
Le recenti dichiarazioni del presidente eletto Donald Trump, sebbene non del tutto inedite, hanno riportato l’attenzione su Canada, Panama e Groenlandia come aree di interesse per gli Stati Uniti. Tuttavia, le probabilità che questi territori vengano annessi sono estremamente basse. Questo scenario ha spinto gli storici a rievocare episodi passati in cui gli USA hanno realmente contemplato l’annessione di altri territori, tra cui Cuba e persino la Sicilia, per affrontare sfide socioeconomiche legate alla politica estera.
La Sicilia e il mancato ingresso tra gli Stati Uniti
Il caso della Sicilia, in particolare, è emblematico e merita un’analisi approfondita. Durante la Seconda guerra mondiale, molti italo-americani sollecitarono l’intervento degli Stati Uniti per liberare l’Italia dal regime fascista e porre fine al ventennio di governo di Benito Mussolini. Tra i più ferventi sostenitori di un’invasione americana c’erano i siciliani emigrati negli USA, che vedevano nell’annessione dell’isola un’opportunità per ristabilire rapporti economici e familiari con chi era rimasto in patria, gravemente colpito dalle sanzioni e dai blocchi commerciali imposti dalla guerra.
Un’alleanza controversa: gangster e politica
Alcuni esponenti di spicco del crimine organizzato, tra cui gangster e mafiosi di origine siciliana, collaborarono con le autorità statunitensi per valutare sia il morale delle truppe fasciste in Sicilia sia il supporto locale all’intervento americano. La loro rete fu fondamentale nel favorire l’operazione Husky, lo sbarco alleato che portò alla rapida ritirata delle forze dell’Asse dall’isola nel 1943.
L’illusione del 49° stato americano
Con il successo dell’operazione Husky, si intensificarono i tentativi di influenzare l’opinione pubblica siciliana e persuadere il presidente Truman a considerare l’annessione della Sicilia come il 49° stato degli Stati Uniti. Un esempio eloquente è rappresentato dalla lettera scritta nel 1947 da Salvatore Giuliano, un noto bandito locale, in cui si appellava al governo americano per realizzare il sogno di staccare la Sicilia dall’Italia e unirla agli Stati Uniti. Giuliano denunciava il disinteresse del governo italiano nei confronti dell’isola e si dichiarava pronto a contrastare il comunismo con un movimento antibolscevico.
Il rifiuto degli Stati Uniti e le sue motivazioni
Nonostante questi sforzi, l’annessione della Sicilia non si concretizzò. Prevalsero pregiudizi culturali e razziali: molti americani guardavano con disprezzo gli italiani e, in particolare, i siciliani, spesso descritti come arretrati, poveri e responsabili della propria condizione. Anche la stampa contribuì a rafforzare questi stereotipi, come dimostra un articolo del New York Times del luglio 1943 dal titolo provocatorio: “Sicily vying with Hawaii to Become the 49th U.S. State”. L’articolo metteva in evidenza il degrado dell’isola, ironizzando sull’idea che i siciliani credessero di avere automaticamente diritto alla cittadinanza americana.
Alla fine, il governo Truman preferì dare priorità alle Hawaii, anche in virtù del loro ruolo strategico e del drammatico attacco subito a Pearl Harbor, ignorando le aspirazioni siciliane. Questo scatenò la delusione e la rabbia dei siciliani, molti dei quali si unirono al Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, delusi sia dagli americani sia dal governo italiano.
La risposta italiana: l’autonomia siciliana
Per placare il malcontento e prevenire una possibile scissione, l’Italia concesse alla Sicilia lo status di Regione a statuto speciale, garantendole una significativa autonomia con leggi costituzionali approvate alla fine del conflitto. Questa concessione favorì lo scioglimento del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia nel 1951 e la rinascita del Parlamento siciliano.
Le scuse degli Stati Uniti e il riconoscimento tardivo
Col tempo, gli Stati Uniti riconobbero gli errori commessi nei confronti della Sicilia, ammettendo la mancata chiarezza con gli alleati e le difficoltà economiche e sociali vissute dall’isola durante e dopo la guerra. Sebbene queste ammissioni non abbiano cancellato le ferite, hanno segnato un tardivo riconoscimento del ruolo cruciale che i siciliani svolsero durante uno dei periodi più turbolenti del XX secolo.
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