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Cecilia Sala arrestata in Iran

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15 Gennaio 2025



21:54

Due ufficiali iraniani hanno confermato al New York Times che Elon Musk avrebbe contribuito alla liberazione di Cecilia Sala dal carcere di Evin, in Iran. Musk avrebbe contattato l’ambasciatore dell’Iran all’Onu, assicurando che gli Stati Uniti non avrebbero chiesto l’estradizione dell’ingegnere Abedini.

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Un nuovo sviluppo nella vicenda che ha visto la giornalista italiana Cecilia Sala arrestata in Iran il 19 dicembre e liberata l’8 gennaio dopo una complessa (ma rapida) trattativa che ha coinvolto l’Italia, l’Iran e gli Stati Uniti. Secondo quanto riporta il New York Times, anche il miliardario sudafricano Elon Musk avrebbe avuto un ruolo nel caso, contattando l’ambasciatore dell’Iran all’Onu (con cui aveva già avuto un incontro privato alcune settimane prima) e contribuendo alla liberazione di Sala. A confermarlo al quotidiano statunitense sarebbero stati due ufficiali iraniani, tra cui anche un diplomatico di alto livello al ministero degli Esteri, che erano a conoscenza dei termini.

Le cose sarebbero andate così. Dopo l’arresto di Sala e l’esplosione della notizia, da parte delle autorità italiane – il governo Meloni sul piano diplomatico, i servizi segreti sul piano concreto – erano partite le trattative con l’Iran per trovare una soluzione. Pochi giorni prima dell’incarcerazione della giornalista, in Italia era stato detenuto l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi: la sua liberazione era legata a quella di Sala, cosa che il governo iraniano aveva di fatto confermato, poi successivamente smentito, ma che gli ufficiali iraniani sentiti dal New York times hanno ribadito.

Il problema era che Abedini era stato arrestato su richiesta degli Stati Uniti. Infatti, negli Usa era accusato di aver lavorato a dei droni poi utilizzati per attaccare una base militare statunitense, uccidendo tre soldati. Perciò, i negoziati per liberare Sala dovevano necessariamente passare dagli Stati Uniti: se il governo di Joe Biden avesse chiesto l’estradizione di Abedini, l’Italia avrebbe dovuto o accettare (con il pericolo di prolungare di molto la detenzione di Sala), o rifiutare, mettendo a rischio i rapporti diplomatici con gli Usa.

Non è noto quando e come Musk abbia deciso di intervenire. La famiglia di Cecilia Sala aveva contattato Andrea Stroppa, suo ‘referente’ informale in Italia, chiedendogli di presentare il caso di Sala al miliardario – che, come era noto, aveva incontrato in privato a novembre l’ambasciatore iraniano alle Nazioni unite, Amir Saeid Iravani. Stroppa ha poi detto di aver riportato la cosa a Musk, senza però ricevere una risposta chiara sulla sua disponibilità ad agire.

Finora, nessuna delle parti in causa aveva confermato un coinvolgimento del tycoon. L’amministrazione Biden ha detto che la trattativa è stata una “decisione italiana dall’inizio alla fine”, e anzi ha dichiarato al New York Times di non approvare l’accordo. Giorgia Meloni, che pochi giorni prima del rilascio di Sala era volata negli Stati Uniti per incontrare Donald Trump a Mar-a-Lago, nella conferenza stampa di fine anno ha poi detto: “Se c’è stato un coinvolgimento di Elon Musk, non ne sono a conoscenza“.

Stando a quanto riportato dal quotidiano, il miliardario avrebbe nuovamente contattato l’ambasciatore iraniano poco dopo la visita di Meloni. E gli avrebbe chiesto di liberare Sala, garantendo che da parte loro gli Stati Uniti non avrebbero insistito per l’estradizione di Abedini. Consentendo, così, all’Italia di liberare l’iraniano senza ritrovarsi a dover negare la richiesta statunitense. Effettivamente, poi, gli Usa non hanno completato la richiesta di estradizione, anche se il ministro della Giustizia Nordio è intervenuto con la liberazione di Abedini quando alla scadenza mancavano ancora diversi giorni.

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Al momento nessun organo ufficiale – l’ambasciata iraniana, il governo italiano e quello statunitense, neanche lo staff di Musk – ha confermato che l’incontro sia avvenuto e che abbia influito sulla sorte di Sala. Ma la notizia riportata dal New York Times confermerebbe il ruolo ambiguo che il miliardario sta svolgendo nella politica internazionale, in modo sempre più insistente ed esplicito, anche senza avere una carica pubblica ufficiale.





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