Inclusivi, sostenibili e attenti alle comunità. Questo sono i musei dell’Ateneo di Padova. Da alcuni anni, infatti, il Sistema museale di ateneo dell’Università di Padova, che gestisce i musei della Natura e dell’Uomo, dell’Educazione, di Geografia, delle di Macchine “Enrico Bernardi”, di Medicina veterinaria, di Scienze Archeologiche e d’Arte, di Anatomia patologica, di Storia della Fisica, degli strumenti dell’Astronomia, di Zoologia adriatica e l’Orto botanico, sta riprogettando i percorsi di visita in modo da renderli non solo accessibili attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche ma, anche, dal punto di vista sensoriale per dare a tutti i visitatori la possibilità di fruire delle opere in essi contenuti.
«L’accessibilità è un processo», spiega Barbara Arfè, delegata all’inclusione e disabilità dell’Università di Padova, «un percorso museo può essere accessibile per alcune persone e non per altre dunque è necessario sempre riprogettare e ripensare la fruibilità degli spazi. Un lavoro che l’Università sta facendo anche coinvolgendo il territorio e le associazioni. Non stiamo solo preparando i percorsi museali rendendoli più accessibili ma stiamo formando chi accoglie i visitatori affinché la loro esperienza nei nostri musei sia realmente accessibile. Per esempio è importa che chi guida la visita sappia come mettersi nei panni delle un’altre persone».
Esperienza museale accessibile a tutti con l’aiuto delle associazioni
In questi anni i musei universitari di ateneo hanno portato avanti un innovativo progetto per promuovere l’accessibilità al patrimonio di ateneo anche delle persone con disabilità cognitive e disturbi dello spettro autistico. Insieme ai Talents Lab, un gruppo di ragazzi con diagnosi di spettro autistico, protagonisti in tutte le fasi del processo di co-progettazione e co-realizzazione, sono stati realizzati supporti utili a facilitare l’esperienza museale da parte di persone con disabilità cognitiva, cittadini con limitate competenze linguistiche, anziani in declino cognitivo ma, anche, di tutti coloro che non hanno familiarità con la frequentazione di musei e luoghi della cultura o che sentono il bisogno di strumenti aggiuntivi per una visita più confortevole.
«Mi piace parlare di accessibilità piuttosto che di inclusione», prosegue Arfè, «perché concettualmente includere presuppone che si appartenga a gruppi diversi. Invece le differenze individuali, le fragilità di tutti noi sono una realtà. È un pensiero comodo quello che ci fa credere che le diversità non ci appartengano. Se partiamo dal presupposto che la disabilità è legata al rapporto tra le capacità di un individuo e un determinato contesto, allora tutti possiamo sperimentare la disabilità nella nostra vita».
Le attività di inclusione hanno avuto ricadute immediate sull’aumento del numero di visite al patrimonio culturale da parte delle persone con disabilità ma, anche, di replicabilità nella progettazione di percorsi inclusivi, di sviluppo di collaborazione e partnership con attori del territorio in ulteriori progetti di inclusione o in veri e propri percorsi per l’inserimento lavorativo di giovani collaboratrici e collaboratori con disabilità.
In valigia i musei diventano itineranti
Tra le iniziative promosse dall’Ateneo c’è quella dei Musei in Valigia, a cura dell’Associazione Italiana Ciechi e Ipovedenti sezione di Padova. Attraverso l’esplorazione tattile di esemplari provenienti dalle collezioni museali di ateneo, i partecipanti sono invitati a scoprire il valore del tatto nell’esperienza conoscitiva ed estetica del bene culturale. Essenziale per il processo cognitivo e interpretativo delle persone con disabilità visiva, quella tattile è un’esperienza unica e straordinariamente arricchente per tutti perché si possono sperimentare sensazioni inattese e acquisire ulteriori informazioni sul singolo reperto.
«Le nostre valige sono piene di reparti che portiamo lì dove ci sono persone che non possono venire nei nostri musei», conclude Barbara Arfè, «abbiamo iniziato andando nelle classi degli istituti scolastici padovani. Poi abbiamo raggiunto luoghi meno conosciuti come la sede italiana dell’associazione ciechi e ipovedenti o le residenze per anziani del territorio portando il nostro patrimonio a persone che per differenti fragilità incontrano molte difficoltà a frequentare un museo. In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico in carcere i nostri musei in valigia sono entrate anche nella casa di detenzione di Padova: Due palazzi».
App Listening2Painting e le opere d’arte parlano
Tra gli altri progetti realizzati per l’accessibilità dei musei di ateneo ci sono anche: la Comunicazione aumentativa alternativa, un insieme di strategie, strumenti e tecniche, attraverso cui ci si impegna a offrire una modalità alternativa alle persone che non possono o incontrano difficoltà a esprimersi verbalmente. È così possibile rendere gli spazi accoglienti e accessibili anche da un pubblico più fragili o con esigenze speciali: dalle persone che stanno imparando la nostra lingua a tutti i bambini in età prescolare. Infine l’app Listening2Painting che, invece, è una proposta di sonorizzazione delle immagini, a cura di Meeple srl spin-off dell’Università di Padova, che invita a vivere in modo nuovo, divertente e accessibile l’esperienza museale.
Nella foto di apertura un momento di una visita guidata (foto Università di Padova)
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