Scudo penale per gli agenti, ora Nordio ingrana la retromarcia

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“Non si è mai parlato di scudo penale inteso come impunità” e la norma “sarà messa in un provvedimento a parte, sicuramente non adesso nel ddl Sicurezza” in esame al Senato. Parola del Guardasigilli Carlo Nordio, che ieri travolto dalle polemiche – anche a seguito dei fatti di Brescia – ha fatto una velocissima marcia indietro sull’immunità promessa agli agenti delle Forze dell’Ordine.

Uno scudo giudicato da subito incostituzionale dall’opposizione e da una larga parte della dottrina, ma che il ministro Guido Crosetto aveva dato come già concesso, spingendo per inserirlo nel ddl Sicurezza. Un allargamento del provvedimento frenato però dalla Lega (“prima approviamo il ddl così com’è, poi facciamo lo scudo”, aveva detto Massimiliano Romeo). Una prudenza dettata anche dalla ferma opposizione fatta trapelare dal Quirinale, già molto perplesso per almeno cinque punti contenuti dal ddl, a rischio incostituzionalità.

Ecco spiegata la frettolosa retromarcia di Nordio. Il ministro a oggi non sa neanche che forma potrà prendere il provvedimento sullo scudo, se decreto o legge ordinaria, ma per non irritare troppo gli alleati promette “la forma la troveremo”. Anche se avverte: “Per toccare il codice di procedura penale bisogna essere molto prudenti”.

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Nordio annuncia una nuova riforma salva colletti bianchi

Accantonato lo scudo, Nordio ha subito annunciato nuovi provvedimenti “garantisti”, miranti alla “tutela” delle persone indagate (la foglia di fico sotto la quale il governo Meloni ha nascosto tutta una serie di provvedimenti che stanno legando le mani a magistrati e a giornalisti e rendendo la vita facile molto più agli inquisiti, specie se colletti bianchi).

“Le maggiori tutele che riguardano tutti i cittadini derivano da una distonia tra l’istituzione dell’informazione di garanzia e del registro degli indagati”, ha detto Nordio, “che dovrebbe servire a garantire la difesa di chi è sottoposto a un’indagine e che invece si sono trasformati in un marchio di infamia, in una condanna anticipata e talvolta addirittura in una preclusione all’assunzione di cariche pubbliche”.

Il Guardasigilli ha poi aggiunto che “noi stiamo studiando una riforma procedurale che, lungi dal dare impunità a chi commetta un reato, coniughi il diritto a una presenza di garanzie per chi un domani potrebbe essere indagato senza essere in quel momento sottoposto alla negatività mediatica e giuridica dell’iscrizione in un registro e della cosiddetta informazione di garanzia, la quale non è obbligatoriamente connessa all’iscrizione nel registro”.

L’Anm tuona contro separazione delle carriere e sorteggio del Csm

Intanto rimane rovente la polemica per la separazione delle carriere e la riforma del Csm, che prevede il sorteggio. “Allontanare il pm dalla giurisdizione serve solo a rendere controllabile, indebolendo la possibilità di indagini nei confronti dei potenti, che poi è la linea di tendenza che mi pare di poter cogliere in filigrana in alcune delle riforme già varate e altre in corso di approvazione”, attacca il segretario generale dell’Anm Salvatore Casciaro.

“Sul sorteggio il ministro Nordio mi sembra confonda gli organi giudiziari (com’è il tribunale dei ministri o la Corte d’assise) con quelli a rilevanza costituzionale ed a composizione rappresentativa, com’è il Csm che, rispettivamente con i suoi componenti eletti togati e laici, è specchio del pluralismo culturale presente all’interno della magistratura e della società civile. Il Csm, soprattutto nella nuova fisionomia che si vorrebbe fargli assumere con la riforma, eliminando dalle sue attribuzioni la materia disciplinare, non è e non sarà un organo giudiziario. Questo mi pare sfugga al ministro”, aggiunge.

Zazzaro (AreaDg): “Niente più studio, giochiamocela a dadi”

Più tranchant il segretario di AreaDg, Giovanni Zaccaro: “Per difendere la riforma della magistratura che prevede, fra l’altro, che l’organo di governo autonomo sia composto da persone scelte con il sorteggio e non elette (dai magistrati e dal Parlamento come prevede la Costituzione), il Ministro ha sostenuto che il sorteggio ‘rappresenta il momento più alto della giurisdizione: la pena più alta, l’ergastolo, viene irrogata dalla Corte di assise dove i giudici sono sorteggiati, il tribunale dei ministeri è sorteggiato, l’Alta corte di giustizia prevede il sorteggio’”. Se è così, ironizza Zaccaro, “niente più studio per avvocati e magistrati, niente più motivazione, giochiamocela ai dadi…”.

Gratteri demolisce il divieto di pubblicazione delle ordinanze: “Involuzione democratica”

E sempre ieri in audizione presso la Commissione parlamentare Antimafia il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha demolito anche la riforma che introduce il divieto di pubblicazione (letterale) delle ordinanze cautelari, definendola “un’involuzione democratica”. “Penso che i cittadini hanno il diritto di sapere cosa accade sul loro territorio”, ha detto Gratteri, “Ora i giornalisti che fanno cronaca non riescono più a fare questo mestiere”.  Gratteri ha quindi sottolineato il paradosso pseudo-garantista della legge: è “più tranquillizzante” (nonché più tutelante per lo stesso indagato) pubblicare integralmente parti di ordinanze che “fare una sintesi”, col rischio di “fare errori” o scrivere “cose ​​inesatte”.

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