Un racconto drammatico, lungo e sofferto, quello di una 23enne che oggi per quasi due ore ha testimoniato davanti al giudice nel processo per stalking nei confronti di un suo coetaneo. Nel corso della sua testimonianza, Marta (nome di fantasia) ha pianto, scusandosi più volte per la sua agitazione. L’udienza è stata anche interrotta pochi minuti per far calmare la giovane, che a processo è parte civile attraverso l’avvocato Sara Veri. Ancora oggi l’imputato ha la misura del divieto di avvicinamento.
Marta e Giovanni (nome di fantasia) si erano conosciuti a fine maggio del 2022 attraverso un comune amico. Anche loro lo erano diventati, tanto che Marta che all’epoca non aveva un tetto sopra la testa, aveva accettato l’offerta di Giovanni di essere ospitata a casa sua.
“Dormivamo nello stesso letto, ma non abbiamo mai avuto rapporti sessuali”, ha raccontato Marta, “ma di fatto tutti ci consideravano una coppia“. Sebbene i due non fossero fidanzati, Giovanni avrebbe da subito manifestato la sua gelosia, tanto che la ragazza, tre mesi dopo, in agosto, aveva deciso di lasciarlo e di trasferirsi in albergo. “Non gli avevo anticipato nulla della mia decisione. Ho solo fatto le valige e me ne sono andata”.
“Lui non l’ha presa bene“, ha continuato lei. “Ha cominciato a chiamarmi tante volte, il 6 settembre sono stata costretta a bloccarlo, a cambiare numero, lui cercava di contattarmi creando numerosi profili sui social“. “Voleva che tornassi a vivere con lui”, ha detto la 23enne, che ha ricordato di quando l’aveva incontrato appena uscita dal centro commerciale CremonaPo. “Lui era in bici e io a piedi. Mi ha seguito da via Sesto fino alla stazione e mi supplicava di tornare a casa“.
Secondo il racconto di Marta, la prima violenza fisica subita risale all’agosto del 2022. “Eravamo a casa di un amico, e lui era geloso del rapporto che avevo con un altro ragazzo, che però era solo un amico, e lui lo sapeva. Quando sul mio telefono ha visto un messaggio di questo ragazzo, è come impazzito: mi ha puntato un coltello alla gola e mi ha sputato addosso, dicendomi che mi avrebbe ammazzato“.
Nell’ottobre del 2022, quando lei viveva già in albergo, i due si erano visti al parco del Morbasco. “Facevo fatica a separarmi da lui“, ha raccontato Marta. Lui mi diceva che voleva suicidarsi, una volta mi ha mandato una foto in cui aveva una cicatrice”.
“Al parco abbiamo discusso”, ha raccontato lei, “lui mi ha messo le mani attorno al collo, mi ha preso lo zaino e se l’è portato via. Dentro avevo degli effetti personali e dei farmaci di cui non potevo fare a meno. Ho chiamato la Questura spiegando l’accaduto e dicendo che sarei andata a casa sua a recuperare lo zaino. Loro mi hanno detto di non andare da sola, ma lo zaino mi serviva e sono andata”. Una volta in casa di lui, tra i due ci sarebbe stato un altro litigio. “Mi ha dato un pugno sul viso“, ha riferito la ragazza, “e ha continuato a picchiarmi anche mentre ero a terra. Quando sono arrivate le forze dell’ordine, lui di sua spontanea volontà ha rivelato che aveva nascosto lo zaino nel parco dietro una siepe”.
Giovanni aveva poi scoperto in che albergo alloggiava la ragazza e si era presentato con delle rose. “Era venuto per scusarsi e per chiedermi di tornare con lui”, ha ricordato la giovane. “L’ho fatto entrare. Ero esausta, non sapevo come gestire la situazione e avevo paura che creasse dei problemi in albergo. Non volevo che i titolari mi cacciassero”.
Una volta all’interno della stanza, sempre dal racconto della giovane, lui le aveva guardato il telefono di nascosto, aveva visto delle chat con un amico di lei e si era infuriato. “Mi ha picchiata, mi ha messo le mani al collo e poi voleva buttarsi giù dalla finestra della camera. Poi per la rabbia ha rotto il telefono talmente con violenza che la batteria è andata a fuoco. E’ arrivato il personale dell’albergo e lui si è nascosto, ma dalle telecamere hanno visto che era entrato e si sono arrabbiati”.
Durante la sua testimonianza, la giovane è stata incalzata dalle domande del pm onorario, che ha definito “un pò inverosimile” il racconto di quanto successo in albergo, e anche del giudice, che ha voluto chiarimenti sul tipo di relazione tra i due. “Abbiamo idealizzato questa relazione, il nostro era un rapporto malato“, ha risposto la ragazza, che ha raccontato dei molti accessi al pronto soccorso per “percosse, traumi facciali, crisi depressive, ansia e attacchi di panico”.
La 23enne aveva sporto querela nell’agosto del 2022 con numerose, successive integrazioni. Nell’aprile dell’anno successivo all’imputato era stata applicata la misura del divieto di avvicinamento. Da quel momento tra i due non ci sono stati più contatti. Nel frattempo la giovane ha cambiato città e attualmente sta seguendo un percorso psicologico di cura. Altri testimoni saranno sentiti nell’udienza del prossimo 18 aprile.
Sara Pizzorni
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