Bari, crash test all’Umbertino: primo weekend «libero» dopo 3 mesi di restrizioni

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BARI – Il quartiere Umbertino alla prova del nove. Dopo tre mesi mesi esatti scanditi da norme severe (le prime sono entrate in vigore proprio il 17 ottobre 2024) e relative sanzioni, il quartiere torna a vivere senza «restrizioni», affidandosi al «buonsenso» invocato dal sindaco Vito Leccese (che non ha rinnovato l’ordinanza riguardante gli orari di chiusura dei locali o la disciplina sulle modalità di asporto), nonché alla responsabilità manifestata nel «vademecum» redatto da gran parte degli esercenti della zona.

Si riparte, dunque. Con l’inverno che forse mitigherà gli assembramenti selvaggi puntualmente in scena da primavera all’autunno, ma anche con una serie di incognite tra la perplessità dei residenti e i preparativi degli esercenti chiamati ad essere parte attiva nel rispetto della quiete del quartiere.

Residenti preoccupati – «L’amministrazione comunale ha lasciato decadere l’efficacia dell’ordinanza in vigore e di lasciare al codice di autoregolamentazione presentato delle attività di ristorazione la gestione del contesto urbano del quartiere», è il pensiero manifestato dal Comitato per la salvaguardia dell’Umbertino. «Il vademecum in linea di principio ci avrebbe trovati favorevoli, ma riteniamo che senza una cornice regolamentare rischia, non solo di risultare inefficace ma di pregiudicare quanto si era faticosamente raggiunto, trasformandosi peraltro in un boomerang per gli stessi proponenti. Un’ordinanza di supporto/sostegno alle “volontà” manifestate dai ristoratori era necessaria per la particolare situazione di un quartiere con esponenziale concentrazione di attività di ristorazione, tra loro eterogenee, in un ambito territoriale estremamente ristretto. Quali orari saranno rispettati? E quali modalità saranno adottate l’asporto? Il consumo all’esterno sul suolo pubblico, senza disporre di plateatico, è attrattivo delle massive aggregazioni che provocano inquinamento acustico e favoriscono quei fenomeni negativi della mala movida, che si stavano affievolendo».

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Gli abitanti della zona temono, dunque, un ritorno al passato. «Un’ordinanza di cornice a supporto del codice di autoregolamentazione – sottolinea ancora il comitato di quartiere -, avrebbe consentito di consolidare i risultati positivi delle precedenti ordinanze. Così, invece, si rischia un salto nel buio e di disperdere quanto si era raggiunto in termini di ripristino di vivibilità e legalità. Nella non auspicabile ipotesi di un fallimento di questo “esperimento” si avrà la forza di riprendere il cammino interrotto? Abbiamo già assistito al disastro annunciato dell’Umbertino, e dopo aver constatato che, intervenendo sugli effetti dei disagi, ci si stava incamminando verso un possibile sviluppo qualitativo del nostro territorio, non vorremmo risvegliarci nuovamente nel Far West».

Una nuova apertura – «Mentre si indugia sui problemi strutturali causati dalla esponenziale concentrazione di attività del food – sottolinea l’avvocato Mauro Gargano, presidente del Comitato per la salvaguardia dell’Umbertino – è segnalata una prossima nuova apertura di ulteriore locale di somministrazione di alimenti e bevande in piazza Diaz. Avevamo chiesto l’immediato stop a ulteriori esercizi, come peraltro previsto dalla normativa esistente, ma, ancora una volta, non siamo stati ascoltati. Tanto poi a pagarne le spese saranno residenti, attività commerciali e cittadini, ai quali si chiede “buon senso”, per rimediare ai danni irreparabili causati da altri».

Nuove figure a sostegno dei locali – Dagli «street controllers» ai «facilitatori», ecco le figure professionali che dovrebbero essere introdotte proprio al fine di mantenere tranquillità e ordine nel rione. I primi (vigilanti operativi tutti i giorni dalle 22 alle 3, riconoscibili da un distintivo) saranno incaricati di monitorare la situazione nelle ore serali, prevenendo atti di vandalismo e comportamenti incivili. Avranno anche la licenza di dialogare con commercianti, clienti e residenti e segnalare ogni criticità alle forze dell’ordine. Per supportare i gestori delle attività, invece, restano i facilitatori, che diventano «Noise regulation ambassador»: figure con il compito di monitorare livelli di rumorosità all’interno e nei pressi del locale, sensibilizzando i clienti in modo informale al rispetto delle normative sul rumore. All’interno dei locali, inoltre, dovranno essere esposte sia le regole di convivenza, sensibilizzando la clientela, sia i metri quadri disponibili e il numero massimo di coperti consentiti all’esterno, ovvero negli spazi autorizzati per patio, dehors o plateatico.

Gli operatori dovranno anche informare sulle regole della somministrazione di alimenti e bevande, soprattutto sul consumo responsabile di alcolici e sul divieto di vendita ai minori. Improbabile che un contesto così particolareggiato e innovativo sia già operativo in poche ore. Una cosa, però, è certa: ora parte un test determinante per le sorti di un quartiere alla faticosa ricerca di un equilibrio».



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