Che succede a chi non può pagare le cartelle esattoriali?

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Se non si riesce a pagare le cartelle esattoriali, cosa rischia chi non ha soldi? Dopo quanto tempo decade il debito?

Un contribuente che non ha redditi e beni intestati rischierà certamente meno rispetto a chi è solvibile: in caso infatti di pignoramento, il creditore non avrà di che soddisfarsi e verosimilmente, dopo qualche tentativo andato a vuoto, abbandonerà ogni tentativo di esecuzione forzata. Ma che succede a chi non può pagare le cartelle esattoriali? Sono previste sanzioni, inabilitazioni, segnalazioni in banche dati e altri pregiudizi? Ed ancora, come si fa a cancellare la situazione debitoria in modo da essere “ripuliti”? Cosa rischiano gli eredi, nel caso di decesso del contribuente? Cerchiamo di rispondere alle domande più frequenti sul tema, alla luce della riforma della riscossione intervenuta con il D.lgs. n. 110/2024.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate trova beni pignorabili?

Una volta notificata la cartella esattoriale, il contribuente ha 60 giorni di tempo per fare opposizione. In assenza di contestazione e di mancato pagamento entro i suddetti termini, la cartella – anche se illegittima – diventa definitiva e non più contestabile: quindi l’Agente di Riscossione può intraprendere l’esecuzione forzata sui beni del debitore.

Agenzia Entrate Riscossione tenterà il pignoramento verificando prima, attraverso l’Anagrafe Tributaria e il Registro dei rapporti finanziari, se il debitore è titolare di beni mobili, immobili, conti correnti, stipendi o altri redditi (ad esempio canoni di locazione).

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Quando si applica il fermo amministrativo?

Se il contribuente è titolare di un’autovettura o di altri tipi di veicoli a motore iscritti nel PRA (Pubblico Registro Automobilistico), l’Esattore può disporre il fermo amministrativo con conseguente divieto di circolazione: questo divieto può essere sospeso con una semplice richiesta di rateazione e il pagamento della prima rata. Attenzione però: l’auto acquistata con i benefici della legge 104 non può essere “bloccata”. Trovi tutti i dettagli nella guida “Come risolvere un fermo amministrativo“.

Quali beni non sono pignorabili?

Il nullatenente non è solo colui che non ha alcun bene. In questa categoria, ai fini della riscossione delle cartelle esattoriali, rientra anche chi è titolare di beni impignorabili come:

  • la prima casa intesa come abitazione in cui il debitore ha fissato la propria residenza, sempre che non sia di lusso e che sia l’unico immobile di proprietà;
  • l’assegno di disoccupazione;
  • la pensione di invalidità;
  • l’indennità di accompagnamento;
  • l’auto per il trasporto di persona disabile (con handicap riconosciuto ai sensi della Legge n. 104/1992).

Cosa succede se non si possono pagare le cartelle esattoriali?

La legge prevede un discarico automatico delle cartelle non pagate tutte le volte in cui il contribuente, dopo le ricerche sui beni pignorabili che abbiamo descritto, risulta insolvibile.

Tale discarico avviene dopo 5 anni, quindi ben prima i normali termini di prescrizione delle imposte dovute all’Erario (termini che sono pari a 10 anni). In parole semplici, una volta che l’Esattore si accorge che il debitore non ha beni intestati o redditi aggredibili, restituisce il ruolo all’Ente titolare del credito (ad es. Agenzia Entrate, Inps, ecc.) che valuterà se abbandonare l’esecuzione forzata o se invece proseguirla pur sapendo che molto probabilmente sarà infruttuosa.

Quando vanno in prescrizione le cartelle esattoriali?

Questo meccanismo è stato deciso al fine di non ossessionare con notifiche inutili chi non può, né potrà mai, pagare il debito. Con la conseguenza peraltro che, in assenza di ulteriori intimazioni di pagamento (quelle che, normalmente, seguono, a distanza di uno o due anni, le cartelle esattoriali ancora “vive”), il credito ormai discaricato non sarà più formalmente richiesto e, dunque, quando si compirà il decorso dei termini, cadrà in prescrizione automaticamente. Risultato: il debitore si libererà da ogni obbligo di pagamento per sempre.

La prescrizione, lo ricordiamo, è di:

  • 10 anni per Irpef, Ires, Iva, imposta di bollo, di registro, ipotecaria, catastale, imposta sulle donazioni o successioni, canone Rai e ogni altro tributo dovuto allo Stato;
  • 5 anni per Imu, Tari, Tosap e ogni altro tributo dovuto a Regioni, Province e Comuni;
  • 3 anni per la tassa automobilistica (il bollo auto).

Come funziona il discarico automatico delle cartelle esattoriali?

Al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di affidamento, la partita iscritta a ruolo, e in base alla quale era stata emessa la cartella di pagamento, viene automaticamente discaricata da Agenzia Entrate Riscossione e ritorna, quindi, nella disponibilità dell’Ente creditore (ad esempio, Inps, agenzia delle Entrate o enti territoriali).

Il discarico, invece, non segue il termine di 5 anni e viene differito in presenza di pignoramenti in corso, di provvedimenti di sospensione o di rateizzazione delle cartelle.

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Sono, inoltre, esclusi dal discarico automatico i carichi per i quali sono stati conclusi accordi ai sensi del CCII (Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza).

In sostanza, dopo l’entrata in vigore della riforma del 2024 sul discarico automatico delle cartelle che risultano inesigibili, il ciclo medio di vita del credito pubblico viene individuato in poco più di cinque anni.

Quando il discarico può essere anticipato

È prevista la possibilità di anticipare il momento del discarico, in presenza di:

  • chiusura del fallimento o della liquidazione giudiziale;
  • assenza di beni aggredibili, riscontrata mediante accesso all’Anagrafe Tributaria (compreso l’archivio dei rapporti finanziari per l’esame dei conti correnti e dei relativi stipendi, o pensioni, accreditati);
  • mancato riscontro dal sistema informativo di Agenzia Entrate Riscossione di nuovi beni entrati nella disponibilità del debitore rispetto a quelli su cui erano state realizzate, nel corso del biennio precedente, operazioni di recupero forzoso risultate, in tutto o in parte, infruttuose.

In alternativa al discarico, è disposta la possibilità della riconsegna delle partite affidate, su richiesta dell’Ente creditore. Si stabilisce, in particolare, che quest’ultimo, prima del decorso del termine per il discarico automatico e con espressa esclusione di talune tipologie di partite, possa chiedere ad Agenzia Entrate Riscossione la restituzione dei carichi affidati, una volta decorso il termine minimo stabilito dalla legge (che è pari a 24 mesi dall’affidamento) Modalità e termini per avanzare tale richiesta saranno stabiliti da un apposito decreto del MEF (Ministero Economia e Finanze), attualmente ancora non emanato.

Come eliminare i debiti con la procedura di sovraindebitamento

Chi non vuole attendere i tempi di prescrizione delle cartelle, per liberarsi prima dai carichi esattoriali ormai eccessivi può sempre ricorrere alla procedura di sovraindebitamento che consente di pagare una quota parte del debito decisa dal giudice (una sorta di saldo e stralcio). Bisogna tuttavia offrire una modalità di pagamento che possa apparire solida e certa per il creditore. Per ulteriori informazioni leggi “Sovraindebitamento: come uscire dalla crisi“.

Quali sono i rischi per gli eredi di chi aveva cartelle esattoriali non pagate?

Le cartelle non pagate dal contribuente passano in successione e diventano debiti di tutti coloro che accettano l’eredità (in primo luogo, quindi, i parenti). Solo con la rinuncia all’eredità si evita di subentrare nel debito. Invece con l’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario si risponde dei debiti del defunto solo con i beni ricevuti in successione e non anche con il proprio patrimonio personale.

Gli eredi sono tenuti a pagare le somme contenute nelle cartelle epurate dalle sanzioni (amministrative, fiscali e penali) e dalle multe stradali: tali importi, infatti, non cadono mai in successione.

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