Femminicidio Nicoleta Rotaru, le amiche: «Minacce di morte e violenze continue, l’ex marito la umiliava»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


di
Gabriele Fusar Poli

Finto suicidio, iniziato il processo all’ex Erik Zorzi per il caso della donna trovata morta in bagno: la svolta nelle indagini grazie agli audio delle violenze registrati dalla vittima

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Quando sullo schermo vengono proiettate le immagini dei primi rilievi da parte dei medici legali sul corpo esanime dell’ex moglie non le guarda per un solo istante. Salvo poi fissare (muovendo la testa in segno di dissenso) le amiche di lei chiamate a testimoniare: ha attirato l’attenzione di tutti la gestualità di Erik Zorzi, camionista 42enne presente ieri in aula a Padova per la seconda udienza del processo che lo vede quale unico imputato in quanto accusato dell’omicidio con dolo aggravato dal legame di parentela della sua compagna 37enne Nicoleta Rotaru, da cui aveva anche avuto due figlie, nella loro abitazione di Abano Terme.

L’arresto

L’uomo era stato arrestato lo scorso 20 marzo, a oltre sette mesi e mezzo dal presunto delitto, che inizialmente era stato considerato un suicidio in quanto la donna fu ritrovata rannicchiata nella doccia con una cintura marrone chiusa intorno al collo ma non agganciata da nessuna parte. Proprio su questo aspetto si è concentrata la testimonianza di Omar Lomartire, vicebrigadiere dei carabinieri di Abano Terme, il quale mentre mostrava le foto del corpo ormai senza vita di Nicoleta Rotaru – vestita con una maglietta rosa e dei pantaloncini neri a pois – ha nuovamente evidenziato come il segno continuo lasciato dalla cinghia stretta sul collo possa ricondurre a un soffocamento provocato da un’altra persona, in quanto in caso di suicidio per impiccagione sarebbe rimasta un’area «vuota» in corrispondenza della fibbia.




















































Le amiche: insulti e minacce

A seguire hanno testimoniato due amiche strette della 37enne, a partire da chi l’aveva conosciuta ai tempi del liceo in Moldavia mantenendo i contatti una volta arrivate entrambe in Italia: «Già nel 2008 lei era scappata di casa dopo una lite dicendo poi al marito (da cui si è separata nel gennaio 2024, ndr) che era venuta a casa mia, nel Bergamasco: quando l’ha saputo lui mi ha chiamata e mi ha insultata. In questi anni mi ha spesso raccontato che lui la umiliava e la insultava: le dava della prostituta e della cattiva madre, e più volte l’aveva minacciata di ucciderla. Mi aveva anche chiesto se potevo eventualmente fare da tutore per le sue figlie qualora le fosse successo qualcosa».

«Lui la obbligò ad abortire»

La morbosità di Erik Zorzi non finiva certo lì: «Nel 2023 a Pasqua è venuta a trovarmi a casa mia con le sue figlie, e verso sera il marito ha iniziato a bombardarla di messaggi e telefonate chiedendole l’indirizzo di casa mia per controllare se era veramente lì: in quell’occasione mi aveva raccontato che il giorno prima lui le aveva messo un coltello tra le mani chiedendole di ucciderlo. L’ho rivista a metà luglio (due settimane prima della morte, ndr) sul lago d’Iseo e sembrava felice perché aveva da poco conosciuto un altro uomo: quando passavamo del tempo insieme voleva godersi il momento, senza pensare alle violenze». L’amica quindi rivela due fatti che l’avevano scioccata: «Il marito nel dicembre del 2021 l’aveva obbligata ad abortire Nicoleta voleva comunque tenere il bimbo che portava in grembo ma lui è stato irremovibile. Dopo la sua morte, poi, ho saputo che il lunedì precedente all’omicidio si era svegliata di notte scoprendo che lui era sopra di lei e che la osservava in silenzio».

«La minacciava di morte»

È stata quindi la volta della sua vicina di casa, con cui aveva stretto amicizia nel corso degli anni, la quale ha confermato l’aborto aggiungendo: «Aveva inizialmente rifiutato anche la seconda figlia, considerandola solo quando ha iniziato a camminare e parlare. Erik Zorzi era possessivo e geloso, la insultava sempre ma non solo: una volta le ha schiacciato dei libri sulla testa dopo una discussione, e un’altra l’ha fatta cadere spingendola dalle scale. Inoltre la minacciava di morte temendo di perdere la casa e le figlie. Un giorno eravamo al telefono e io stessa ho chiamato i carabinieri. Quando sono andati via ho detto loro che qualora fosse successo qualcosa a lei o alle sue figlie avrebbero avuto la coscienza sporca. Temevo che le sarebbe capitato qualcosa di brutto. Quando ho scoperto che Nicoleta era morta non ho minimamente creduto al suicidio, perché amava troppo la vita e le sue bimbe».

17 gennaio 2025

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 



Source link

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link