Gratteri, le ruspe e il sindaco “filosofo” – Il Golfo 24

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«Vorrei parlarvi un attimo delle demolizioni. Allora, cosa succede? Accade che nel corso degli decenni, gli amministratori locali scientificamente non hanno redatto i piani regolatori. Quindi la gente ha costruito abusivamente e in parte queste omissioni sono convenute perché ha potuto farlo come e dove ha voluto. Oggi che sono arrivato io a Napoli si è deciso per la tolleranza zero. Prima c’erano 80 demolizioni l’anno, nel 2024 se ne sono contate 141 e questo con lo stesso personale e gli stessi magistrati». Torna a parlare di abbattimenti il Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, e lo fa durante un’audizione istituzionale al Senato. Con un intervento nel quale farà anche un accenno sulla nostra isola e su un “mister X” con la fascia tricolore. Continuando la sua analisi Gratteri ha proseguito: «Sapete che per demolire ci vogliono i soldi e noi abbiamo iniziato a demolire. Lo abbiamo fatto guardando i precedenti penali dei destinatari degli immobili, partendo da chi aveva tre pagine di carichi, poi due, poi infine una. Insomma, tradotto in termini semplicistici, siamo partiti dai camorristi che si sono costruiti una villa a tre piani ai Campi Flegrei. Quindi inizio ad abbattere e per farlo servono soldi: a quel punto ho chiesto la disponibilità al sindaco della Città Metropolitana che mi ha chiesto di non avere risorse disponibili, così ho avanzato la stessa richiesta al presidente della giunta regionale che mi ha detto: quanti ne volte? A quel punto abbiamo deciso di stilare un protocollo».

E nel passaggio successivo che c’è anche un accenno tutt’altro che velato a un nostro concittadino: «Con la Regione ho convocato i Comuni dei Campi Flegrei ed a quel punto qualcuno ha cominciato a fare il filosofo. A questo qualcuno ho detto: guardi sindaco, aspetti che finisco in terraferma poi verrò a Ischia e a quel punto non ha parlato più. Ma ovviamente non è finita qui. Nel momento in cui si inizia a demolire, partono anche una serie di fibrillazioni. Esce sul giornale che abbiamo fatto questo protocollo col presidente De Luca, che stanziava risorse per le demolizioni e qualcuno mi obiettava: ma come hai fatto? Ho seguito le norme e le gerarchie senza scavalcare né la Procura Generale né tantomeno quelle circondariali». Poi Gratteri rincara la dose: «Faccio un’altra osservazione, anche perché sono abituato a dire quello che penso. Vorrei sapere dove erano vigili urbani, tecnici comunali, sindaci, forze dell’ordine, magistrati quando sono stati costruiti palazzo a due o tre piani dieci, venti o trent’anni fa». Insomma ancora una volta parole senza filtro quelle del Procuratore di Napoli, un po’ sulla falsariga di quello che è il suo stile ormai consolidato. Ma che però nella circostanza ricevono una risposta diretta proveniente proprio dalla nostra isola.

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A dire la sua, dopo aver ascoltato le parole di Gratteri in audizione, è l’avvocato Bruno Molinaro che si è espresso così: «Il passato è senza dubbio inquinato da responsabilità a tutti i livelli. È ora, però, di decidere una volta per tutte cosa fare di questo passato. Pensare di demolire tutto ciò che rappresenta il frutto della “mala gestio” è pura utopia (per mancanza di risorse, per mancanza di un numero adeguato di discariche, per mancanza di alloggi alternativi, per indiscutibili ragioni di ordine pubblico, ecc.). E allora? Che si fa? Si continua a demolire in pochi, sparuti casi, quasi sempre in danno delle persone più deboli (donne, bambini, anziani, disabili), tanto per far capire che lo Stato esiste? Secondo la Corte europea è contrario ai principi di una società democratica demolire, a distanza di anni, l’unica casa del contravventore, per giunta sprovvisto di alloggio alternativo. Operare diversamente non vuol dire, a mio avviso, fare giustizia soprattutto alla luce della giurisprudenza sovranazionale. Aggiungo, poi, che non ho notizie di demolizioni in danno di pluripregiudicati camorristi. Magari fosse così! Chi non plaudirebbe ad azioni di frontale contrasto alla speculazione e alla camorra anche come soggetto-impresa?”. Insomma, anche il noto legale non le manda a dire ed entra a gamba tesa alimentando ulteriormente il dibattito e soprattutto mostrando chiaramente come ci si trovi dinanzi a due linee di pensiero agli antipodi (partendo dal presupposto, e nessuno se lo nega, che le leggi parlano chiaro e che chi si muove certamente agisce nel rispetto delle stesse)». Poi la chiosa finale, che per il noto legale è diventato una sorta di “mantra”: «La politica non può continuare ad ignorare il problema. La misura è ormai colma». Un auspicio che da queste parti così come sul territorio regionale campano è davvero di tanti. Ma che fino ad ora, purtroppo, tale è rimasto.





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