Il centro di consulenza tiflodidattica, un aiuto concreto per le disabilità visive

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Nelle scuole operano ormai da tempo figure specialistiche che collaborano con i docenti di sostegno, per realizzare una piena inclusione degli alunni con disabilità e per permettere a questi di avere a disposizione tutti i materiali e gli strumenti specifici.

Tra queste c’è l’educatore tiflologico, che si occupa degli alunni con disabilità visive e nella città di Foggia ha sede un centro di consulenza tiflodidattica, la cui direttrice è la dott.ssa Beatrice Ferrazzano, che ha accettato di rispondere ad alcune domande per presentarci la sua attività.

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Ci può presentare il centro e qual è il ruolo che lei svolge?

Il centro di consulenza tiflodidattica di Foggia, della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro ciechi è uno dei 19 centri istituiti ai sensi della legge del 28 agosto 1997, la numero 284, che sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Di questi 19 centri, 5 dipendono dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro ciechi, che ha sede a Roma, i restanti invece dipendono dalla Biblioteca Regina Margherita di Monza. Il compito prevalente dei centri di consulenza è quello di seguire l’integrazione scolastica degli alunni disabili visivi in tutti gli ordini di scuola, attraverso un’azione di consulenza alle varie figure che si interfacciano con la disabilità visiva: genitori, insegnanti di sostegno, insegnanti curricolari ed educatori in primis, ma poi chiunque in qualche modo ruota intorno alla disabilità visiva. Il centro di Foggia ha come competenza territoriale la provincia di Foggia e quella di Potenza, in genere i centri sono regionali, ma Foggia è un’eccezione, perché in Puglia ci sono tre centri di consulenza e quello di Foggia abbraccia anche territorialmente la provincia di Potenza, quindi io mi sposto in queste due aree. Le consulenze sono effettuate sia presso il centro che presso le sedi richiedenti, quindi attraverso un’azione itinerante. Presso il centro è presente una mostra permanente di sussidi tiflodidattici rivolti a tutti gli ordini di scuola fino ad arrivare alle tecnologie informatiche.

Tra le attività che svolgo, in primo luogo vi è la consulenza alle famiglie, consulenza alla scuola, quindi incontri con i docenti, con i dirigenti, con gli educatori, rapporti e consulenza di collaborazione con gli enti locali, docenze, formazione in vari corsi sulla disabilità visiva, corsi di formazione organizzati dall’IRIFOR ( l’istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione) di diretta emanazione dell’Unione Italiana Ciechi, ma poi anche formazione in corsi organizzati dalle scuole, dal MIUR da università e così via. Partecipo regolarmente ai GLO nelle scuole, collaboro nella stesura del PEI , mi occupo di definire i formati in cui devono essere realizzati i testi scolastici per gli alunni, braille, caratteri ingranditi o formato elettronico. Inoltre individuo le tecnologie e gli ausili didattici necessari per lo studio degli studenti con disabilità visiva, offro consulenza anche sulla strutturazione degli spazi, sia nell’ambiente casa che nell’ambiente scuola, e coordino il servizio degli educatori tiflologici assegnati alle scuole. Anzi, se devo essere proprio precisa su questo aspetto, fino allo scorso anno, sì, quest’anno sono un po’ cambiate le cose, perché c’è un’altra cooperativa che ha preso in carico il servizio, però diciamo che dal 2000 ho sempre gestito io il coordinamento degli educatori tiflologici nelle scuole.

Ci spiega in che modo il centro di consulenza Tiflodidattica è presente concretamente nella vita delle famiglie di bambini ipovedenti o ciechi e se ha all’attivo percorsi di parent training per accompagnarli nelle diverse fasi della crescita dei loro figli?

Faccio una breve precisazione. Il centro di consulenza tiflodidattica dipende dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni Prociechi. L’Unione Italiana Ciechi è un altro ente, diciamo che sono cugini. Quindi io collaboro con l’Unione Italiana Ciechi, ma il centro non è dell’Unione Italiana Ciechi, ma della Federazione Nazionale delle Istituzioni Prociechi. .

Il centro di consulenza tiflodidattica di cui sono responsabile, opera in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi sui temi dell’inclusione scolastica. L’Unione Italiana Ciechi, che opera su tutto il territorio nazionale, ha il suo mandato primario nel supporto delle persone cieche, ipovedenti e con disabilità aggiuntive, promuovendo l’uguaglianza dei diritti, l’accessibilità, l’inclusione sociale, l’autonomia e la mobilità. C’è anche nell’Unione Italiana Ciechi un settore istruzione, ma con la presenza del centro di consulenza tiflodidattica qui sul nostro territorio, l’aspetto istruzione scolastica è demandato al nostro centro .

Attraverso la collaborazione tra l’Unione Italiana Ciechi e il Centro di Consulenza Tiflodidattica e la cooperativa Louis Braille (che è una diretta emanazione della sede territoriale dell’Unione Italiana Ciechi di Foggia) che opera sul territorio di Foggia, si offre supporto e consulenza alle famiglie, cercando di offrire dei modelli educativi per accompagnare i genitori nel difficile ruolo di scoperta della realtà da parte dei propri figli.

Nel senso che essere un genitore di un alunno disabile visivo non è così intuitivo e immediato; quindi il mio compito, in collaborazione con questi enti, ha l’obiettivo di dare dei modelli educativi ai genitori, di aiutarli affinché possano accompagnare i propri figli nella scoperta del mondo, della realtà. Si dice generalmente, che ai bambini vedenti attraverso la vista la realtà gli va incontro, mentre al bambino disabile visivo, la realtà deve essergli portata vicino, affinché si innamori del mondo, e possa poi procedere da solo alla sua scoperta. Nel 2018 anche in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi, attraverso un bando dell’IRIFOR, organizzammo proprio delle consulenze psicologiche a sostegno del genitore del disabile visivo che ebbero un grande successo.

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Lei si occupa anche di formazione, ci presenta la figura dell’educatore Tiflologica e che ruolo ha nella quotidianità dei bambini con disabilità visive?

L’educatore tiflologico è un educatore specializzato sulla disabilità visiva. Purtroppo è una figura che non ha ancora un riconoscimento e un percorso formativo unificato su tutto il territorio razionale, ma ciascuna regione ha un suo proprio percorso, tant’è che in alcune regioni è chiamato facilitatore, in altre lettore, noi lo chiamiamo educatore tiflologico. Attualmente si stanno percorrendo proprio a livello istituzionale nazionale, i canali legislativi per riconoscere questa figura e definire il percorso formativo. Nella nostra provincia di Foggia il centro di consulenza tiflodidattica in collaborazione con l’Irifor e con la cooperativa Louis Braille ha sempre formato gli educatori tiflologici che dal 1990 operano sul nostro territorio. Infatti la provincia di Foggia, ha una tradizione longeva a tal riguardo, gli alunni disabili visibili sono seguiti da educatori specializzati, ovviamente la formazione è andata definendosi e arricchendosi negli anni, ma ci sono sempre stati degli educatori con competenze specifiche già dal 1990 prima ancora della legge 104.

Attualmente la provincia garantisce proprio un servizio di supporto specialistico scolastico e la Regione Puglia attraverso una legge regionale, la numero 14 del 2011, il supporto extrascolastico che poi noi decliniamo anche in alcuni laboratori per dare ai bambini l’opportunità di apprendere meglio l’uso di alcuni sussidi o di imparare a disegnare, attività che spesso non trovano spazio nelle attività scolastiche purtroppo, per i disabili visivi. L’educatore a scuola ha il compito di supportare l’insegnante di sostegno mediando tiflologicamente le diverse attività didattiche, insegnando il corretto utilizzo dei sussidi tiflodidattici, aiutando nella preparazione di materiali tattili, favorendo l’autonomia personale ed operativa. Infatti l’autonomia del disabile visivo è l’obiettivo principale che deve essere perseguito, naturalmente adeguato ad ogni ordine di età; è fondamentale lavorare il più possibile per scardinare la mentalità per la quale il cieco in quanto tale non può fare da solo. E tutto questo lavoro di sensibilizzazione e anche tiflologico, avviene attraverso una metodologia mirata, appunto tiflologica, che comporta l’utilizzo di materiali, sussidi specifici e anche una didattica inclusiva.

È fondamentale lavorare in rete con famiglie e scuola, quanti benefici apportano la collaborazione e la condivisione in un momento storico in cui coesistono diversi modi di intendere e progettare percorsi di apprendimento?

La collaborazione con la famiglia è indispensabile, fondamentale è la strada maestra per conseguire dei risultati concreti in termini di autonomia. Autonomia è una parola che ritorna sempre, perché come si devono acquisire nuovi apprendimenti è più importante di cosa bisogna imparare e qui mi riferisco ovviamente ai percorsi scolastici, perché è qui che si gioca la grande partita tra la famiglia e la scuola. Per chiarire meglio il concetto faccio un esempio. Spesso nella scuola ci si concentra molto sui contenuti, ma essere in grado di aprire un libro, cartaceo o digitale, cercare il numero di pagina, individuare il paragrafo interessato, leggere un contenuto è una competenza che spesso viene trascurata. Ci si concentra esclusivamente sull’imparare una lezione e quindi l’insegnante apre il libro, cerca la pagina, accomoda le mani del bambino sul rigo interessato ed è fatta. Ora il bambino può leggere, ma come si arriva a quel risultato è totalmente trascurato. Da un lato, quindi, la famiglia deve vigilare e collaborare, facendo la sua parte a casa per il conseguimento anche di queste abilità, dall’ altro lato la scuola deve rivelare al genitore le potenzialità del bambino, implementando poi le attività necessarie per raggiungere questi obiettivi. Un bambino non vedente deve imparare a fare da solo. Io dico sempre che il migliore insegnante di sostegno è quello che progressivamente diventa inutile. Ecco, lì si gioca il suo successo.

La fase della scuola dell’infanzia e della scuola primaria è la fase dell’apprendimento di tutte le abilità, ma se si è lavorato bene, via via, nella scuola secondaria di primo grado e poi ancora di più nella scuola secondaria di secondo grado, l’alunno è in grado di operare e di avere le competenze per acquisire, per andarsi a prendere le conoscenze da solo. Ovviamente è imprescindibile l’utilizzo di strumenti, ausili, sussidi specifici e un contesto che sia inclusivo, perché lui possa fare da solo, altrimenti questo non è possibile.

Nel periodo estivo il centro organizza progetti e attività all’aperto ci racconta l’ultimo campo scuola dove si è svolto e come sono stati i risultati in termini di partecipazione e raggiungimento degli obiettivi?

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Come ho già anticipato, l’Irifor, ogni anno finanzia a livello nazionale, l’organizzazione di campi estivi, attraverso i quali i ragazzi possono fare nuove esperienze, sperimentare maggiori spazi di autonomia personale, imparare la cura di sé, delle proprie cose, conoscere luoghi nuovi, fare nuove amicizie. Questi sono gli obiettivi che spesso i campi estivi perseguono. Il campo estivo dello scorso anno, del 2023, si è svolto presso il Sira Resort di Nova Siri, in provincia di Matera, ha coinvolto 10 ragazzi, più o meno tra i 13-14 anni fino ai 21-22, sia della provincia di Foggia che della provincia di Potenza.

I ragazzi erano alloggiati in mini appartamenti con la presenza di un educatore e hanno imparato ad organizzarsi i propri spazi, quindi a disfare la valigia, ad organizzare i propri vestiti nell’armadio, ad avere cura della propria igiene personale; grazie alla presenza poi di un istruttore di orientamento e mobilità, hanno imparato, l’utilizzo del bastone bianco e hanno imparato a muoversi meglio in spazi poco conosciuti, poco noti, perché il non vedente in spazi noti nella propria casa si muove tranquillamente, non ha problemi, invece negli spazi che non sono noti necessita di una guida, un accompagnamento, ma ci sono delle tecniche, delle strategie con l’utilizzo del bastone bianco per imparare ad evitare gli ostacoli, e loro hanno svolto anche questo tipo di attività. Poi tra le esperienze più coinvolgenti vi è stata anche la visita all’oasi di Bosco Pantano di Policoro, che è la sede del WWF, dove i ragazzi, oltre ad aver appreso le nozioni di salvaguardia proprio dell’ambiente, hanno potuto toccare con mano rettili, tartarughe vive, un’esperienza che per un disabile visivo è piuttosto unica! I vedenti vedono i documentari al telegiornale, guardano delle immagini sui libri mentre i non vedenti possono accedere a dei modellini che non sono l’animale vero, quindi è stata veramente un’esperienza unica. Tra le altre attività proposte, poi, vi è stata quella di interfacciarsi con una psicoterapeuta in colloqui di gruppo o su richiesta anche individuali. Si sa che l’adolescenza è un periodo dell’esistenza molto delicato, quindi l’accettazione di sé passa attraverso il riconoscimento dei propri limiti. L’inserimento dell’attività di psicoterapia su richiesta si è rivelato un grande successo, si è trattato proprio di una sperimentazione che ha portato grandi risultati. Avevamo a disposizione questa psicoterapeuta, venivano organizzati degli incontri di gruppi gruppo in circle time dove sono emerse tante tematiche da parte dei ragazzi, tante domande sul diventare adulti, le loro paure, sulla gestione delle proprie finanze, sulla possibilità di andare a vivere da soli e hanno trovato anche risposte per gestire i propri vissuti di emarginazione e solitudine.

Poi senza nessuna imposizione chi era arrivato alla consapevolezza di avere delle difficoltà richiedeva spontaneamente dei colloqui individuali È stato veramente un grande successo, una sperimentazione che abbiamo fatto noi sul nostro territorio. Vorrei fare un’ultima considerazione, ed è che tutti gli interventi realizzati dal Centro di consulenza tiflodidattica, dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, dall’Irifor e dalla cooperativa Louis Braille sono tesi a considerare il bambino, il ragazzo, come persona a 360 gradi, non soltanto come un alunno. Un approccio olistico è l’unico che può armonizzare i vari interventi, per conseguire le potenzialità di ciascun disabile visivo in tutti gli ambiti di vita.





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