Israele e Hamas hanno firmato. «Primi ostaggi liberi domenica»

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Il premier israeliano Benjamin Netanyahu – Ansa

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L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas “entrerà in vigore domenica come previsto e non subirà ritardi” a causa della riunione del gabinetto di sicurezza. Secondo la stampa israeliana, i primi ostaggi dovrebbero essere liberati alle 16. L’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha però precisato che “con riserva dell’approvazione del gabinetto e del governo e dell’attuazione dell’accordo, la liberazione dei rapiti potrebbe avvenire secondo il piano previsto… già domenica”. Il gabinetto di sicurezza è riunito per votare l’intesa. Già previsti forti “scossoni”. Il ministro per la Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha ribadito che lascerà il governo se il gabinetto di sicurezza approverà l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Il leader di estrema di Otzma Yehudit ha assicurato che l’uscita dall’esecutivo sarà con il “cuore pesante” ma non è possibile altrimenti, dal momento che l’intesa è “disastrosa”. Tuttavia, ha aggiunto, “non rovesceremo questo governo e lo sosterremo dall’esterno, ma non saremo partner di un accordo disfattista”.

Secondo fonti di stampa, le richieste del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich al primo ministro Netanyahu, che Israele continui la guerra contro Hamas a Gaza una volta conclusa la prima fase dell’accordo e abbia il controllo sulla distribuzione degli aiuti umanitari, sarebbero state accettate.

Sarebbero intanto almeno 113 i morti, compresi 28 minori e 31 donne, e 264 i feriti nella Striscia di Gaza da quando è stato annunciato l’accordo per una tregua. Stando alle informazioni fornite dai soccorritori, 87 persone sono state uccise a Gaza City, altre 14 a Khan Yunis, dieci nella zona centrale di Gaza e due a Rafah.

L’accordo è stato siglato nella notte. Dopo ore di negoziati a Doha, mediati da Qatar e Stati Uniti, è stata annunciata una tregua iniziale di sei settimane. In questa prima fase, verranno liberati 33 ostaggi israeliani in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi detenuti in Israele. L’accordo include anche la promessa di negoziare la fine definitiva del conflitto.

Secondo l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, “i dettagli finali dell’accordo sono stati completati e il gabinetto politico e di sicurezza si riunirà oggi per approvare l’intesa”. Le famiglie degli ostaggi sono state informate e sono già iniziati i preparativi per accoglierli. Tuttavia, alcuni ministri di estrema destra, tra cui il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, hanno annunciato la loro opposizione, definendo l’accordo “irresponsabile”.

La tregua, annunciata mercoledì, dovrebbe entrare in vigore domenica, a condizione che venga approvata dal governo israeliano, che appare però spaccato al proprio interno. Nel frattempo, la situazione nella Striscia di Gaza rimane critica: nelle ultime 24 ore, gli attacchi israeliani hanno provocato almeno 81 morti, secondo il ministero della Sanità di Hamas. La Protezione Civile ha parlato di una “forte intensificazione” dei bombardamenti, mentre l’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito circa 50 obiettivi.

La comunità internazionale ha accolto con favore l’accordo. I leader del G7 hanno definito la tregua “uno sviluppo significativo”, esortando Israele e Hamas a rispettarne i termini. Hanno inoltre sottolineato l’urgenza di affrontare la crisi umanitaria a Gaza, dove le condizioni continuano a peggiorare. “Esortiamo tutte le parti a garantire il passaggio sicuro degli aiuti umanitari e la protezione dei civili”, si legge nella dichiarazione.

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken si è detto fiducioso sull’attuazione dell’accordo. “Mi aspetto che tutto abbia inizio domenica”, ha dichiarato in una conferenza stampa. Anche l’Egitto, che ha contribuito alla mediazione, ha chiesto che l’accordo venga implementato “senza indugio”.

L’intesa rappresenta un passo cruciale dopo mesi di intensi combattimenti, iniziati il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha attaccato le comunità israeliane vicino al confine, provocando oltre 1.200 vittime e rapendo più di 250 persone. Da allora, gli scontri hanno causato oltre 46.000 morti e lo sfollamento della maggior parte dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza.

La tregua potrebbe aprire la strada a un miglioramento delle condizioni umanitarie nella regione, consentendo l’ingresso di aiuti essenziali e garantendo una pausa dai bombardamenti. Tuttavia, restano molte sfide: il rischio di nuove violenze, le divisioni interne al governo israeliano e la necessità di un dialogo costruttivo tra le parti. La comunità internazionale continua a monitorare la situazione, auspicando che questa tregua possa rappresentare l’inizio di un processo di pace duraturo.





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