Smart working mai vicino a ferie o permessi e niente buoni pasto per chi resta a casa: la stretta del Campidoglio

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Niente giornate di lavoro in smart working attaccate alle ferie oppure ai periodi di congedo programmato. Lo prevede una circolare del Campidoglio, rivolta ovviamente solo ai propri dipendenti, inviata il 30 dicembre 2024. In particolare, «non è possibile intervallare periodi di ferie e/o congedo programmati dalla/dal dipendente con giornate di lavoro a distanza temporalmente disgiunte da giornate di servizio in presenza fisica, salvo che la necessità di intervallare l’assenza dal servizio con una singola giornata di lavoro agile non affiancata da almeno un’altra di lavoro in presenza, derivi da esigenze di servizio indicate dal datore di lavoro».E quindi, il dipendente potrà lavorare da casa qualora sia stato richiamato dal suo responsabile per sopravvenute esigenze di servizio. Come spiegano fonti dell’assessorato al Personale, la volontà del Campidoglio è quella di «mantenere ben distinto il lavoro a distanza dalle ferie». Evitare insomma che un dipendente “allunghi” indebitamente un periodo di riposo (oppure di permesso, come accade ad esempio per chi usufruisce della cosiddetta “104”) attaccandoci un giorno di lavoro da casa.

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IL COMMENTO

Non la pensa così, però, il consigliere capitolino Antonio De Santis (recentemente passato dalla Lista civica Raggi ad Azione) secondo cui «lo smart working è nato per consentire ai lavoratori di conciliare le esigenze personali con quelle professionali, superando rigidità organizzative. Imporre vincoli che ne limitano l’uso in determinate situazioni va contro la natura stessa di questa modalità di lavoro e non avvantaggia in alcun modo l’amministrazione che da così un segnale di sfiducia nei confronti dei propri dipendenti».

Ma su questo punto, ribadisce il Campidoglio, l’intenzione è solo quella di assicurare una migliore gestione del lavoro da casa, garantendo comunque ai propri dipendenti due giorni a settimana (oppure otto al mese) che possono arrivare a cinque in determinate condizioni: dalla necessità recuperare arretrati o velocizzare alcuni processi amministrativi, al caso di eventi calamitosi o per non «altrimenti conciliabili situazioni di salute, personali e familiari, connotate da temporaneità ed occasionalità». Mentre per i dirigenti capitolini, il periodo di smart working si riduce a un giorno a settimana (oppure quattro al mese).

I BUONI PASTO

La circolare del Campidoglio ribadisce poi che i dipendenti non hanno diritto al buono pasto nelle giornate in cui lavorano da casa, a causa dell’«assenza di vincoli orari della prestazione e di rilevazione della presenza in servizio». E ancora, il testo prevede di individuare, tramite le figure apicali di riferimento, «le attività da espletare nelle giornate di lavoro a distanza in termini di risultato da consegnare o di obiettivo da raggiungere (espletamento di pratiche istruttorie, digitalizzazione di atti, redazione di documenti, ecc.)». Questo anche per favorire l’attività di «monitoraggio sullo stato di avanzamento degli obiettivi» previsti nell’accordo individuale, ossia quello che i dipendenti firmano con i datori di lavoro per stabilire quali attività svolgere da casa e utili a valutare i risultati ottenuti.

LA FASCIA ORARIA

Per quanto riguarda invece la «contattabilità del personale nelle giornate in cui opera a distanza» si prevede di base una fascia minima: tra le 10.30 e le 12.30 e poi ancora tra le 14.30 e 16.30, allargabile (senza comunque eccedere quella tra le 7.30 e le 20) «in presenza di motivate esigenze di servizio». Sempre la circolare prevede che questa fascia è quella in cui si può essere chiamati dal proprio responsabile, fermo restando che il dipendente «nel lavoro agile (a differenza di quello da remoto, ndr), decide discrezionalmente quando svolgere l’attività di servizio nell’ambito della giornata lavorativa». Infine, in presenza di «esigenze sopravvenute» il dipendente può essere richiamato a lavorare in presenza, recuperando il giorno di lavoro agile nella stessa settimana. E così, ad esempio, se queste esigenze eliminano la giornata di venerdì in smart poi «non consentono recuperi del giorno di lavoro a distanza». Mentre qualora siano richieste verifiche, attività o incontri, anche straordinari, non sarà poi necessario tornare in sede, «salvo diversa motivata esigenza». La circolare segue il regolamento pubblicato a dicembre dal Campidoglio sullo smart working, che in sostanza finisce per rendere effettivo per tutto il 2025 quanto previsto in via sperimentale a ottobre.

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