Stellantis, Calenda a TorinoCronaca: “Ho vissuto con Lapo. E su John…” Ecco cosa ha detto – Torino Cronaca

“La mia non è una battaglia personale con gli Elkann: conosco John da anni e sono amico di Lapo. Abbiamo anche abitato insieme. Quello che non mi va è che non mantengano i patti”. Così Carlo Calenda, parlamentare di Azione ed ex ministro dell’Industria, ospite della nostra redazione per parlare di industria e di energia, di una proposta di legge per ridare 8 miliardi di euro alle imprese. Ma, soprattutto, per parlare di Stellantis.

Prima domanda: è per caso passato da Mirafiori?

“No, perché l’ultima volta che ci sono stato, per le elezioni europee e ho fatto anche un video, mi è preso un tale sconforto… Quando io lavoravo in Ferrari, almeno la palazzina era viva. Era spettrale, non c’era niente. Una questione di incuria, davanti ai cancelli c’era l’erba alta“

Sul caso Stellantis, in Parlamento proprio voi di Azione avete chiesto a più riprese una audizione di John Elkann. Ora, lui ha detto che verrà: ma quando?

“Non lo sappiamo. Sta facendo melina. E io non sono convinto di quel piano che è stato semi-presentato sia credibile. Comunque è un problema per quest’anno, perché la produzione dovrebbe rimanere ai livelli del 2024, se va bene”.

Il piano è quello di cui ha parlato Jean Philippe Imparato. Per Mirafiori, dunque, l’attesa della Fiat 500 Ibrida.

“Ma quella roba lì come la sostieni? Costerà tantissimo in termini di cassa integrazione, i modelli arrivano tardi… Io vorrei un confronto con l’azionista. Anche perché l’ultima volta mi sono trovato a un confronto con Tavares e un mese dopo non c’era più. Per quanto mi riguarda, il tema politico di quest’anno è la politica industriale. Perché tra crisi di Stellantis, costo dell’energia, minaccia di Trump sull’export, crisi della Cina, alla fine di quest’anno noi rischiamo che la nostra industria sia veramente depauperata“

Il costo dell’energia è un problema non solo per l’automotive, che resta il settore trainante dell’economia italiana. Ora si parla di nuovo di nucleare. A Torino abbiamo la multinazionale Newcleo.

“Li conosco. Il loro è un modello di reattore sperimentale e tra l’altro lo stanno sperimentando in Francia. Cosa assurda, perché lo dovremmo sperimentare noi. Quello è il nucleare che verrà, quello che io voglio è il nucleare lì dove già c’era, come a Trino Vercellese. Se di rischio nucleare dobbiamo parlare, ce l’abbiamo comunque a pochi chilometri dal confine e non ne abbiamo i vantaggi. Io voglio le centrali disponibili oggi. Non possiamo stare sempre ad aspettare Godot, con la politica che non si muove”.

Ecco, arriviamo alla sua battaglia personale con gli Agnelli/Elkann…

“Ma no, io sono amico degli Elkann”

Allora sveliamo: Carlo Calenda amico degli Elkann.

“Il fatto è che il mio azionista è l’elettore, io rispondo ai cittadini. Prima di fare questo lavoro, non mi vergogno a dirlo, guadagnavo un milione di euro l’anno. Ora guadagno un quinto. Premesso questo, io non ho problemi con gli Elkann, io ho problemi con il presidente di FCA, ai tempi, John Elkann, quando contrariamente a quello che mi aveva detto Marchionne ha venduto Magneti Marelli. Poi, quando presero il prestito, si presero un dividendo di 2,9 miliardi di euro”

Parliamo del prestito con garanzia Sace, da 6,3 miliardi di euro, al periodo del Covid: prevedeva, in cambio della garanzia statale, l’impegno a 5 miliardi di euro di investimenti in Italia.

“E non toccare l’occupazione. Invece Stellantis ha mandato via circa 14mila persone, anche con esodi volontari. Su quegli impegni il governo Conte ha fatto un errore demenziale: quegli impegni non li ha vincolati nel tempo, magari su dieci anni, ma solo sulla durata del prestito. E quando hanno fatto Stellantis, si sono liberati del prestito. È per questo che io voglio John Elkann in Parlamento”.

Non è personale quindi.

“No, conosco John da quando avevo 27 anni e sono amico di Lapo…”

Avete anche vissuto assieme.

“Io e Lapo? Sì. E quando vengo a Torino, un tempo andavo sempre a casa del padre, Alain Elkann, a Moncalieri. Voglio molto bene a Lapo, una persona buona, profondamente attaccata all’Italia. Geniale su alcune cose, nella creatività”

E disordinato in casa?

“Pure io però…”

Ma com’era nata questa cosa di coabitare, pure con sua moglie, come dirigenti in trasferta?

“Perché eravamo molto amici, io venivo da Roma, lui da Torino, lì a Modena, quando lavoravamo in Ferrari. 

Ma parlate di queste questioni, di Stellantis?

“Con Lapo? Mai”

E con John?

“Abbiamo avuto molti scontri. E da quando faccio questa battaglia non ho più accesso ai quotidiani del gruppo Gedi, ma come diceva quell’altro ‘me ne frego’. Io voglio semplicemente che ci sia il rispetto degli impegni presi, tra cui uno che John ha detto e non ha rispettato: quello di preservare i marchi italiani. Ora, tutte le nuove vetture sono state lanciate in Serbia, in Polonia, in Albania o in Marocco. O l’Italia si è espansa, o non sa la geografia”. 

Sulla questione Stellantis e lavoro, lei è in guerra anche con Maurizio Landini, segretario della Cgil, che l’ha denunciata.

“Landini non è una persona seria. Perché nessun sindacalista, neppure ai tempi del Pci, avrebbe mai usato il termine ‘rivolta sociale’. E poi lui ha fatto la guerra ai tempi a Sergio Marchionne molto più di quella che faccio io a Stellantis, mentre raddoppiava la produzione per di più. Poi, da quando hanno comprato Repubblica, appena due dichiarazioni, in cui la parola Elkann non si trova mai. Che serietà c’è in questo?”

Parlando di industrie che muoiono, l’ex Embraco, che seguì da ministro, le fa ancora male?

“Fa male. Io sono ancora in contatto con operai dell’Embraco. Il fatto è che quell’azienda non era ‘nostra’, non era in amministrazione controllata. Quando ci dissero che stavano vendendo e c’erano le lettere di licenziamento, io li convoco al ministero. E si capiva che l’acquirente non era solido. Nell’ultimo consiglio dei ministri del governo Gentiloni, io feci un fondo per Embraco, un fondo antidelocalizzazione. Con quei fondi, Invitalia (compagnia partecipata dallo Stato, ndr) doveva prenderla e avviare una reindustrializzazione. Poi, invece, arrivò Luigi Di Maio con il governo pentastellato. Io gli dissi che erano dei truffatori. Invece, non si fece niente e il fondo è stato cancellato”

Parlavamo prima del caro energia: ucciderà l’industria?

“Sarà la discriminante, nel prossimo anno, se noi teniamo o perdiamo la manifattura. Non solo Stellantis: tutta la manifattura. Per fare questo, noi depositiamo una proposta di legge sull’energia. L’energia da fonti rinnovabili che prendiamo oggi, l’abbiamo pagata con gli incentivi – 250 miliardi – che tengono conto dei costi di produzione e della remunerazione del capitale. Ma cosa gli abbiamo dato, ai produttori? L’indicizzazione al PUN, il prezzo unico nazionale dell’energia. Così, quando sale il prezzo del gas, noi paghiamo più cara l’energia. Ma Draghi aveva posto il limite a 50 megawatt/ora di questo prezzo, sopra il quale non avremmo pagato nulla di più. Invece, paghiamo gli extraprofitti ai produttori. Rimettere quel tetto fa risparmiare 8 miliardi, ma non vanno dati a tutte le imprese: noi proponiamo di darlo alle imprese manifatturiere, che pagano un costo dell’energia enormemente superiore a quello francese o tedesco”.