Virgillito interrogato per 4 ore: «Ha chiarito tutto, siamo fiduciosi»

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Il blitz a messina

Il presidente dei commercialisti di Catania è accusato di concorso esterno. Da mercoledì è detenuto a Bicocca. La difesa farà ricorso al Riesame.

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Di Laura Distefano |

Salvatore Virgillito è stato l’ultimo, ieri, a sedersi davanti al gip Salvatore Pugliese. L’interrogatorio di garanzia è durato quattro ore. Non si è sottratto alle domande il presidente dei commercialisti di Catania che da tre giorni è detenuto nel carcere di Bicocca con la pesante accusa di concorso esterno. «Abbiamo chiarito ogni contestazioni. Siamo davvero soddisfatti di come è andata e siamo molto fiduciosi nella giustizia», hanno detto gli avvocati Angelo Mangione e Alberto Gullino, che difendono l’amministratore giudiziario della ditta di rifiuti che è al centro dell’inchiesta della squadra mobile di Messina. Virgillito è scosso, ma ha risposto con estrema lucidità a ogni intercettazione, telefonata, immagine, incontro, comportamento bollato come «sospetto» dagli investigatori. Avrebbe dato una spiegazione anche alla denuncia del registro “affondato” dall’allagamento degli uffici dovuto a un tubo rotto. Avrebbe fornito un nuovo punto di osservazione anche sul contratto di noleggio dell’auto alla moglie del boss nonostante si fosse dimessa dall’azienda dopo l’assunzione come insegnante. E poi ci sono le oltre 30 operazioni non tracciate di vendita di rottami che sarebbero serviti a raccogliere soldi in nero da destinare alle casse della cosca mafiosa dei Barcellonesi. L’indagato avrebbe anche fornito la sua versione su alcuni dialoghi dove avrebbe manifestato preoccupazione in merito a una possibile revoca dell’incarico di amministratore quando l’azienda entrò nel patrimonio dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati.

La difesa ora opererà su due fronti: il ricorso al Tribunale della Libertà per chiedere l’annullamento della misura cautelare e anche un’istanza di scarcerazione al gip. I legali stanno preparando anche una corposa memoria difensiva con allegati atti e documenti volti a ribaltare la ricostruzione accusatoria. Il gip ha definito Virgillito «asservito» alla famiglia Ofria, a cui fu strappata quattordici anni fa dallo Stato l’attività. Un’impresa che sarebbe stata «governata» ancora dai boss che finirono nel mirino già nel primo capitolo dell’operazione Gotha, nonostante una confisca definitiva. Pugliese, nella valutazione delle esigenze cautelari, è stato davvero tranciante. L’amministratore giudiziario sarebbe stato per il giudice una figura centrale nel sistema criminale, anzi indispensabile visti i «contributi prestati». Il suo ruolo avrebbe «garantito un flusso di contante continuo e costante nelle casse dell’associazione» oltre «alla dissimulazione per anni della reale gestione criminale rispetto alla apparente amministrazione da parte dello Stato ». Vedremo ora se l’interrogatorio sia servito a cambiare valutazione sul quadro probatorio.

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