World economic forum: la disinformazione è il più grande rischio a breve termine per il mondo

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Diversi Paesi europei hanno classificato la disinformazione come uno dei cinque rischi principali, a causa della sua capacità di influenzare le intenzioni degli elettori e di danneggiare il più ampio contesto geopolitico

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La disinformazione sarà il rischio principale per i Paesi di tutto il mondo nei prossimi due anni, ha rivelato il World economic forum (Wef) nel suo rapporto annuale sui rischi globali.

Il Wef ha intervistato centinaia di esperti in tutto il mondo e ha scoperto che i contenuti falsi e fuorvianti danneggiano gravemente l’ambiente geopolitico in diversi modi. Consentono a entità straniere di influenzare le intenzioni degli elettori, possono seminare dubbi tra il pubblico su ciò che sta accadendo nelle zone di conflitto e possono essere utilizzati per offuscare l’immagine di prodotti o servizi di un altro Paese.

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È il secondo anno consecutivo che la disinformazione viene indicata come il principale rischio globale. La preoccupazione degli intervistati è rimasta alta dopo un anno di “super elezioni”, e questo rischio è una delle principali preoccupazioni per la maggior parte delle categorie di età e dei gruppi di interesse, si legge nel rapporto.

Nella classifica dei rischi biennali, la disinformazione è seguita da eventi meteorologici estremi, conflitti armati tra Stati, polarizzazione sociale e spionaggio e guerra informatica. Se si considera una prospettiva di dieci anni, le fake news scendono al quinto posto, secondo il Wef, ma restano il rischio più elevato non legato al clima.

Guardando al 2035, gli eventi meteorologici estremi diventano il rischio maggiore identificato dai partecipanti al sondaggio, seguiti dalla perdita di biodiversità e dal collasso degli ecosistemi, dal cambiamento critico dei sistemi terrestri e dalla scarsità di risorse naturali. Il rapporto rileva che la disinformazione amplifica anche questi rischi ambientali, oltre ad altre minacce come i conflitti armati.

Secondo il Wef, diversi Paesi europei hanno classificato la disinformazione come uno dei cinque principali rischi fino al 2027. Tra questi figurano la Repubblica Ceca, la Germania, l’Irlanda, i Paesi Bassi e la Svezia. Anche altri Paesi europei, come Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Regno Unito, la classificano tra i primi dieci.

Secondo il rapporto, è sempre più difficile sapere a chi rivolgersi per ottenere informazioni veritiere, con la polarizzazione politica e sociale che altera le narrazioni e distorce i fatti. Ciò contribuisce a far diminuire la fiducia nei media:solo il 40 per cento degli intervistati in 47 Paesi afferma di fidarsi della maggior parte delle notizie.

Gli intervistati nei Paesi ad alto reddito sono generalmente più propensi a esprimere preoccupazione per il rischio di disinformazione nei prossimi due anni rispetto agli intervistati nei Paesi a basso reddito, sebbene vi siano alcune eccezioni.

Preoccupa anche la polarizzazione della società

Le persone preoccupate per la disinformazione evidenziano anche la polarizzazione della società come uno dei rischi più gravi nello stesso arco di tempo, con contenuti di scarsa qualità e mancanza di fiducia nelle fonti di informazione che continuano a rappresentare una minaccia per le società.

“La polarizzazione all’interno delle società sta ulteriormente indurendo le opinioni e influenzando il processo decisionale”, ha dichiarato Saadia Zahidi, direttrice generale del Wef. “Continua inoltre ad alimentare le fiamme della disinformazione, che per il secondo anno consecutivo è al primo posto tra le preoccupazioni a breve e medio termine in tutte le categorie di rischio”.

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“Gli sforzi per combattere questo rischio si scontrano con un avversario formidabile: i contenuti falsi o fuorvianti creati dall’IA generativa che possono essere prodotti e distribuiti su larga scala”, ha aggiunto.

Gli esperti hanno ripetuto più volte che il modo migliore per proteggersi dalla disinformazione è quello di attenersi a fonti di informazione imparziali e consolidate, come le agenzie di stampa, per essere sempre al corrente delle informazioni più accurate.

Il Wef ha suggerito i modi in cui i Paesi, più in generale, possono proteggere meglio i cittadini dai rischi, tra cui l’ampliamento delle competenze in materia di algoritmi automatizzati, l’aumento dei finanziamenti per l’alfabetizzazione digitale e il miglioramento dei quadri di responsabilità e trasparenza.

“È urgente organizzare campagne di sensibilizzazione per informare i cittadini sui rischi associati agli spazi digitali e sugli strumenti e le pratiche che possono utilizzare per proteggersi e aumentare la fiducia nell’uso delle piattaforme”, si legge nel rapporto.



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