Calo del traffico? Così i mezzi di informazione provano a invertire la tendenza

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Il 2025 si prospetta un anno ricco di sfide per i mezzi di informazione. In un’epoca di polarizzazione, disinformazione e contenuti sovrabbondanti, non tutte le aziende mediatiche saranno in grado di adattarsi abbastanza velocemente. Ma il rapporto “Journalism, media, and technology trends and predictions 2025”, pubblicato a gennaio dal Reuters Institute for the Study of Journalism mostra un settore fortemente impegnato a “fare tutto il possibile per invertire la tendenza”.

Il report, basato su interviste a oltre 320 direttori e manager dei media di 51 Paesi, offre molti spunti. Si può leggere nella sua versione pdf o navigare attraverso focus e grafici interattivi. In questo articolo abbiamo selezionato quattro temi rilevanti.

Le difficoltà del settore

Le sfide per i media arrivano sia dai cambiamenti nelle modalità di consumo delle notizie da parte del pubblico, dovuti alle nuove tecnologie, sia da fattori esterni che incidono sul settore: crisi economiche ripetute (“La Cnn si prepara e centinaia di licenziamenti e la Bbc ha tagliato personali e programmi di informazione chiave nel 2024”); pressioni di politici e altri soggetti che cercano di indebolire “il ruolo del giornalismo istituzionale nel promuovere un dibattito democratico informato”; minacce alla proprietà intellettuale a causa dell’intelligenza artificiale.

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In questo quadro, solo il 41% degli intervistati si dichiara fiducioso sulle prospettive del giornalismo per il prossimo anno. Per contro, il 56% ha comunque fiducia nelle proprie prospettive di business, un aumento significativo rispetto allo scorso anno. Interessante notare come per gli editori la presidenza di Donald Trump potrebbe avere effetti positivi, spingendo nuovi lettori verso fonti di notizie credibili e verificate.

Facebook, X e il calo del traffico web

I proprietari dei social media, non è un segreto, stanno facendo di tutto per trattenere gli utenti sulle proprie piattaforme, penalizzando i siti di informazione. Alcune modifiche agli algoritmi di Facebook e di X hanno determinato un forte calo del traffico web per gli editori online. Secondo i dati della società di analisi Chartbeat su quasi 2mila siti d’informazione, il traffico aggregato di Facebook verso le pagine di notizie esterne è diminuito del 67% negli ultimi due anni, mentre quello proveniente da X si è dimezzato. 

Ora, secondo il Rapporto, gli editori temono anche una diminuzione del search traffic, il traffico legato ai motori di ricerca. Le piattaforme stanno infatti puntando su riepiloghi generati dall’intelligenza artificiale, che potrebbero ridurre l’esposizione dell’utente ai link delle notizie. Allo stesso tempo, Google Discover, un set di link di notizie personalizzati visualizzati tramite il browser Chrome, è cresciuto in modo significativo nell’ultimo anno (+12%). Inoltre, “una nuova concorrenza è in arrivo” con Search GPT e Perplexity di OpenAI, che combinano la potenza dei Large language models con indici di informazioni in tempo reale per migliorare significativamente l’esperienza di ricerca.

Gli editori rimangono ambivalenti riguardo al loro rapporto con le grandi aziende tecnologiche: circa un terzo (31%) desidera rafforzare i legami, un altro 31% vuole interromperli, mentre il 36% preferisce mantenere la propria posizione attuale. 

Diversificare i ricavi

Gli editori investiranno di più in piattaforme video come YouTube (+52 punti), TikTok (+48), così come Instagram (+43), che sta spingendo sempre più video di breve durata tramite i suoi algoritmi. Queste strategie possono aiutare i media tradizionali a raggiungere il pubblico più giovane, che predilige i contenuti sintetici, e a competere con i creatori indipendenti di notizie e agli influencer. L’Economist e la Bbc, ad esempio, hanno introdotto caroselli video nelle loro homepage, mentre altre testate stanno incorporando video verticali all’interno degli articoli o introducendo stand-up dei loro reporter sui siti web. Molti editori stanno inoltre tentando di replicare il modello del New York Times, sviluppando nuovi prodotti da inserire in un abbonamento “all-access”: giochi, sport, ricette e recensioni.

Quest’anno più aziende di informazione hanno in programma di integrare prodotti audio (articoli letti, riassunti vocali e podcast) nei loro siti e app. Alcune puntano anche a lanciare prodotti audio separati per generare entrate aggiuntive e attirare nuovi pubblici.

Nel frattempo, la perdita di traffico dai motori di ricerca e i social sta “costringendo” alcuni editori a rivalutare la stampa, che per alcuni lettori ha un fascino senza tempo. “Le persone traggono ancora piacere intellettuale ed estetico dalla stampa”, ha affermato al Reuters Institute il caporedattore di The Atlantic Jeffrey Goldberg. “Non emette segnali acustici, non lampeggia e non ti chiede di fare cose. È lì per essere letto e apprezzato”. The Atlantic ha deciso di aumentare la frequenza di stampa da 10 a 12 numeri all’anno, tornando alla cadenza mensile per la prima volta dal 2002.

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L’affaticamento da notizie negative

C’è poi la stanchezza dovuta alla raffica di cattive notizie (Ucraina, Medio Oriente, crisi climatica, autoritarismi), che secondo la ricerca sta spingendo il pubblico a “disimpegnarsi e persino a rinunciare completamente” alla propria agenda mediatica. Questa tendenza non colpisce solo il consumatore: sondaggi recenti mostrano che oltre la metà degli operatori dei media in Paesi diversi come Canada, Spagna ed Ecuador ha riscontrato alti livelli di ansia, con un operatore su cinque che segnala depressione. Come coinvolgere il pubblico con storie difficili ma importanti, senza allontanarlo? Alcuni media intendono spingere le notizie positive come parte del mix informativo: l’idea è quella di una nuova offerta di prodotti, magari una newsletter, che selezioni solo le news migliori o più interessanti del mese, o quelle con un taglio costruttivo o positivo. Il report prevede anche un ritorno a un giornalismo “più lento” e non “urlato”, con approfondimenti e contenuti meno polarizzanti.

Nel capitolo finale, il Reuters institute sottolinea che “abbracciare l’intelligenza artificiale per personalizzare contenuti e formati sarà una parte” del lavoro che attende i leader dei media, ma d’altra parte gli editori vorranno anche “sottolineare la natura distintiva (e affidabile) del loro giornalismo, che l’intelligenza artificiale non sarà mai in grado di replicare”.

 

Copertina: Unsplash



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