Così il nuovo codice della strada cambia le abitudini dei bolognesi al ristorante

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Quando pensiamo a una riforma del Codice della strada, difficilmente immaginiamo che possa influenzare le nostre scelte a tavola o cosa ordiniamo al ristorante. Eppure, a giudicare dalle testimonianze di osterie, agriturismo e trattorie di Bologna e provincia, le nuove normative sembrano aver messo il freno anche ai calici. Durante le festività, molti gestori hanno registrato un calo significativo nel consumo di vino, amari e spumante. Le leggi non hanno modificato il limite alcolemico consentito, che resta sotto i 0,5 grammi di alcol per litro di sangue, ma hanno inasprito le sanzioni e aumentato i controlli stradali, creando un clima di attenzione e, in alcuni casi, di timore.

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Paolo Pezzoli: “Calo da Capodanno in poi”

Paolo Pezzoli, gestore della Corte dei molini a Castel Maggiore e presidente del neonato ‘Consorzio tutela ristoranti Bologna’, offre una prospettiva articolata sulla questione. “Durante le festività non ho notato differenze significative nei consumi rispetto agli anni scorsi, ma dall’ultimo dell’anno sì: alcuni clienti hanno deciso di rinunciare persino al calice di vino, dicendo che era meglio evitare per non rischiare”, racconta Pezzoli.

Il manager sottolinea come questi cambiamenti siano spesso legati a reazioni iniziali alle nuove normative: “È un comportamento abbastanza consueto: quando vengono introdotte nuove regole, c’è una fase di timore eccessivo. Col tempo, la situazione tende a normalizzarsi. Attualmente, i clienti sembrano maggiormente spaventati dalle sanzioni più alte che dai limiti alcolemici, che in realtà non sono cambiati”. Pezzoli segnala inoltre che il periodo di gennaio è tradizionalmente caratterizzato da una flessione generale nel settore, il che rende difficile valutare con precisione l’impatto delle nuove regole a breve termine.

Roberto Franchi: “I clienti in collina si astengono di più”

Roberto Franchi, del ristorante Aquila nera a Montepastore, riporta un calo significativo delle vendite di bibite alcoliche. “Tra fine dicembre e la prima metà di gennaio ho notato una diminuzione del 10-15% nel consumo di vino. Anche i clienti abituali si astengono, dicendo di avere paura”, spiega Franchi. Secondo lui, questa paura è alimentata da incomprensioni sulle nuove norme: “La gente non sa che il limite è rimasto 0,5, come prima. Sono cambiate solo le sanzioni, ma molti pensano che bere anche poco possa creare problemi”.

Il gestore conferma che il suo ristorante, situato in una zona collinare, è frequentato esclusivamente da clienti che arrivano in auto: “Il timore è evidente. Anche chi beve una bottiglia in quattro ha paura, nonostante sia un consumo nei limiti”.

Cristian Minni: “Anche in città la gente è preoccupata”

Cristian Minni, responsabile del ristorante Per me è uguale a Bologna, conferma un calo marcato nei consumi di alcolici: “Dopo l’introduzione della nuova legge, ho notato una riduzione del 30%. Chi viene da fuori città tende a limitarsi a un calice piuttosto che a ordinare una bottiglia intera”, spiega.

Secondo il ristoratore, ancora una volta, il calo è dovuto principalmente alla paura iniziale che accompagna ogni nuova normativa: “A livello di limiti alcolemici non è cambiato nulla rispetto a prima, ma i clienti sembrano comunque più preoccupati delle possibili conseguenze”. Minni aggiunge che a Capodanno, sebbene i clienti abbiano rispettato la consuetudine di consumare una bottiglia di vino a tavola, “la vendita di digestivi e amari è stata notevolmente inferiore” rispetto agli anni passati.

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“Molti clienti pensano che le leggi siano cambiate radicalmente, ma non è vero”

Anche Angelo Ballarini, gestore del ristorante Ballarini ad Anzola dell’Emilia, riporta un calo del 30% nel consumo di alcolici: “La gente è molto più attenta e preferisce non bere vino per paura delle nuove normative. Questo calo non riguarda solo la ristorazione, ma anche i produttori di vino, che ne subiranno le conseguenze”.

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Il ristoratore anzolese concorda con i colleghi che il fenomeno è legato alla percezione errata delle regole: “Molti clienti pensano che le normative siano cambiate radicalmente, ma non è vero”. Tuttavia, il messaggio mediatico pare aver generato una sensazione di allarme tra i consumatori o almeno ne è convinto Ballarini, per il quale “la comunicazione è stata percepita quasi come una minaccia, spingendo molti a rinunciare al vino”.

L’imprenditore sottolinea che la maggior parte dei suoi clienti arriva in macchina, definendo l’automobile essenziale: “Chi vive fuori città non può fare a meno dell’auto; quindi, diventa fondamentale bilanciare il consumo di alcolici con la sicurezza”.

Ingresso ristorante ballarini anzola-2

Dai vini ai superalcolici, flessione generale. E ne risente anche l’indotto

Daniele della Trattoria di Marano a Castenaso racconta: “Il giorno di Natale, su 70 coperti, abbiamo venduto solo dieci bottiglie di vino rispetto alle 40 dello scorso anno, e nessuna bottiglia di spumante. Anche la vendita di amari e distillati è crollata”. Secondo l’oste, il calo è iniziato già prima dell’entrata in vigore del nuovo codice, alimentato dalla forte copertura mediatica che avrebbe “generato un sentimento di incertezza e paura sul consumatore”.

Pure Moris Libanori, del ristorante Sorsimorsi a San Giovanni in Persiceto, conferma una riduzione nel consumo: “Abbiamo osservato una flessione nel consumo di superalcolici e digestivi, oltre a una maggiore attenzione nel consumo di vino da parte di chi guida. Talvolta, per solidarietà, anche gli altri commensali scelgono di non bere”. Libanori aggiunge che in Italia manca una “cultura diffusa dove chi guida si astiene dall’alcol” mentre gli altri consumano senza problemi.

Si aggiunge anche il direttore di Villa Guidotti e del ristorante Il Giardino a Budrio, Alex Torchia, segnalando un impatto negativo significativo fin dai primi giorni di attuazione delle nuove regole. “La vendita delle bottiglie intere (da 0,75 l) si è pressoché ridotta del 40%. Questo ha penalizzato non solo il nostro locale, ma tutto l’indotto del mese di dicembre”, afferma il gestore. 

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Chi va controcorrente: “Colpa del potere d’acquisto”

Non tutti, però, hanno notato un impatto significativo e una connessione della flessione nell’acquisto di alcolici con il nuovo Codice. Ad esempio Alessandro Tavernier, gestore del ristorante Cuoco di latta in via Toscana a Bologna, sottolinea un altro possibile fattore che potrebbe influire sui consumi di alcolici: la riduzione del potere d’acquisto dei clienti. Il ristoratore spiega: “Si notano meno vendite di vini particolari a favore di quelli più economici. Questo potrebbe essere legato al timore delle nuove normative, ma anche a una generale attenzione alla spesa da parte dei consumatori”.

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Tavernier aggiunge che, pur osservando una certa prudenza tra i clienti che devono guidare, a suo dire non è ancora possibile quantificare con precisione l’impatto della riforma sulle vendite complessive. “C’è un po’ più di timore, ma non ho ancora basi sufficienti per dire se si tratti di un cambiamento significativo o solo di un periodo di adattamento”.

Deborah Martelli del ristorante 800 di Argelato non mostra allarmismi: “Durante le festività non abbiamo notato grosse variazioni nel consumo di alcolici. La nostra clientela è composta principalmente da persone adulte e responsabili, abituate a consumare con moderazione”.

Sguardo in avanti

Tutti concordano su un punto: questa flessione potrebbe essere un momento passeggero. Subito dopo l’entrata in vigore della riforma, complice la presenza di più posti di blocco e qualche racconto di amici “incappati” nell’alcol test, molti rinunciano magari all’ammazza-caffè.

Tuttavia, è legittimo chiedersi se questo allarme sia stato in parte amplificato da una comunicazione che ha enfatizzato più l’aspetto punitivo del Codice rispetto alla necessità di aumentare la sicurezza stradale. Solo il tempo ci dirà se, concluso questo periodo di incertezza e di maggiori controlli, la riforma riuscirà nel lungo termine a ridurre gli incidenti o se l’impatto sarà marginale.

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