Per la sinistra italiana, per il Pd, la sua Bad Godesberg corrisponderebbe all’abbandono di Mani pulite. Nel 1959 nel congresso di Bad Godesberg la sinistra tedesca, l’Spd, rimuove Carl Marx dal suo programma e riconosce l’economia di mercato. I socialisti in Italia ci arrivano un po’ dopo. I comunisti non lo hanno mai fatto.
I post comunisti ci sono arrivati per dissolvenza naturale del tema. Però, mentre si dissolveva il superamento del capitalismo, nello statuto reale del partito, nelle sue diverse denominazioni, entrava, senza mai uscirne, prima il moralismo berlingueriano, il principio e il primato della diversità e della superiorità morale, poi il giustizialismo, che è all’origine del populismo. Il Pds attraversa il Muro di Berlino e si colloca nel nuovo mondo sostituendo il comunismo col giustizialismo. Con la via giudiziaria al potere. Poteva accogliere l’invito di Craxi a creare insieme una nuova Unità socialista, il manifesto e lo statuto di una forza socialista e riformista europea, ma come scrisse Massimo D’Alema nel suo libro dal titolo “Un paese normale” lì c’era Craxi, non si poteva fare, bisognava eliminare l’ostacolo. Così è stato. Questo è il manifesto e lo statuto del Pds che divenne Ds e infine Pd. Gerardo Chiaromonte, sconfortato, lo disse a Craxi: il mio partito ha scelto la via giudiziaria. Quindi diventò la sponda politica principale di Mani pulite.
I post comunisti (con la sinistra democristiana) passarono dal superamento del capitalismo alla sublimazione del capitalismo senza politica. Si affermavano in Occidente e, soprattutto, in Europa, due idee parallele. La “fine della storia”, teoria post Muro di Fukuyama, cioè la fine della politica, perché il capitalismo aveva vinto e il mercato era “virtuoso in sé”. Quindi non aveva bisogno della politica. Ebbe inizio così la messa in discussione dei sistemi politici e dei partiti e quindi dei leader politici che più di altri rappresentavano il sistema democratico fondato sui partiti democratici. Ci furono inchieste contro Kohl in Germania, Mitterrand in Francia e Craxi in Italia. Sotto accusa c’era il sistema di finanziamento irregolare dei partiti, molto diffuso durante la “guerra fredda”. Anche in chiave antisovietica.
In Germania e in Francia, essendo questi Paesi più maturi ed essendoci partiti democratici e socialdemocratici più solidi, le inchieste durarono settimane. Perché era chiaro che così si fiaccava la democrazia. In Italia no. In Italia il principale partito della sinistra, che era stato lungamente al di là del Muro, scelse di assecondare il giustizialismo anti politico e antipartitico, perché per cancellare la memoria del proprio passato bisognava seppellire dentro il frullatore moralista e giustizialista il passato e il presente dei partiti democratici.
Così il Muro, in Italia, cadde dalla parte opposta della storia. Dai referendum Segni a Mani Pulite. Craxi corrotto, Andreotti mafioso. Nel 1992 i partiti del pentapartito prendono il 55 per cento dei voti. Due anni dopo non sono nelle liste elettorali. Poteva non andare esattamente così. Ci sono testimonianze e prove che il capo della finanza italiana, Enrico Cuccia, aveva offerto a Craxi la possibilità di cavalcare lui la nuova onda. Craxi rifiutò. Nettamente. Lo disse chiaramente al congresso di Bari. Lui non sarebbe mai stato l’uomo dell’antipolitica perché era l’uomo del “primato della politica”. I figli e i nipoti di Berlinguer sì. E Craxi divenne il bersaglio. Perché aveva rifiutato “l’invito” e perché i post comunisti dovevano rimuoverlo. Lo dice bene il senatore salentino del Pds, Giovanni Pellegrino, nel suo libro “Dieci anni di solitudine”. Così è andata.
Ma ci fu, e c’è, un’altra idea parallela. Che matura in Francia e si diffonde però con più vigore in Italia. L’idea della fine del “primato della politica” a favore del “primato della giurisdizione”. La tesi era, è, questa. C’è un quadro di “diritti”, consolidati, che spetta ai magistrati tutelare. La tutela dei diritti. Dalle minoranze varie all’immigrazione alla giustizia ai poteri della giustizia, che le “maggioranze politiche momentanee” non possono toccare. È anche la tesi di adesso di Magistratura democratica. E dell’Anm. Espressa anche nel suo ultimo congresso. Dove Elly Schlein va a dire: voi siete i difensori dei diritti. Appunto.
In questo contesto è avvenuta la criminalizzazione di Craxi. Una operazione giudiziaria e mediatica che ha distrutto le regole dello Stato di diritto. Il fondamento di tutta l’operazione è stato quello di un’azione combinata tra due pool, il pool dei pm di Milano e il pool costituito dai direttori di quattro giornali, Paolo Mieli del “Corriere della Sera”, Eugenio Scalfari di “Repubblica”, Ezio Mauro de “La Stampa” e, cosa di straordinaria importanza, Walter Veltroni de “l’Unità”. Fra i due pool c’è sempre stato uno stretto coordinamento con la conseguente e sostanziale eliminazione del segreto istruttorio. Il pool dei direttori ogni sera concordava il bersaglio politico del giorno dopo, quasi sempre un dirigente politico appartenente ai cinque partiti messi nel mirino. In quel mondo si realizzò anche il meccanismo, teorizzato da Borrelli, della sentenza anticipata: nessun prestigio personale e nessun consenso politico-elettorale resisteva con titoli sparati in prima pagina dai principali quotidiani e con le stesse notizie messe in prima serata da tutti i telegiornali.
Un trattamento del genere, durato per due anni, nei confronti di qualche migliaio di dirigenti politici, ha portato alla distruzione dei 5 partiti (Dc, Psi, Pli, Pri, Psdi) presi di mira. È stata una moderna forma di colpo di Stato nella quale i carri armati e i paracadutisti sono stati sostituiti dagli avvisi di garanzia, in alcuni casi fatti a “grappolo” e dagli arresti. Se Curzio Malaparte fosse ancora vivo dovrebbe scrivere una nuova edizione del libro “Tecnica del colpo di Stato”. Craxi fu l’unico dirigente politico che rifiutò tutto ciò, per questo andò in esilio in Tunisia e anche per questo andò incontro consapevolmente al rischio rappresentato da una difficile operazione fatta in un ospedale non attrezzato avendo scelto come principio il motto, oggi stampato sulla sua bara ad Hammamet, “La mia libertà equivale alla mia vita”.
Tutti noi abbiamo il compito, nei limiti delle nostre facoltà e possibilità, di evitare che la storia sia scritta dai vincitori, peraltro del tutto effimeri come testimonia la vicenda politica successiva perché l’eliminazione dal sistema politico del Psi ha avuto come conseguenza la permanente crisi politica, culturale, etica ed elettorale della sinistra italiana e per contrappasso (mai come in questa circostanza vale il motto “chi è causa del suo mal pianga se stesso”) il rafforzamento del centrodestra nelle sue molteplici versioni, da quello guidato da Berlusconi all’attuale che ha per premier Giorgia Meloni.
E sarà ancora così sino a quando il primato della giurisdizione o, almeno, il peso dominante della giurisdizione, rimane nello statuto reale del Pd. Così come l’origine, Mani pulite. Così come la damnatio memoriae per i socialisti e per Craxi. E per il riformismo, salvo alcune parentesi. La rimozione di tutto questo sarebbe la Bad Godesberg del Pd. O almeno una riflessione seria, pacata, onesta. Ci sembra improbabile, nonostante la buona volontà di alcuni, purtroppo troppo isolati.
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