L’appello
I farmacisti e i medici chiedono al ministero dei Trasporti linee guida chiare a tutela dei propri pazienti in cura con farmacia del dolore, ansiolitici, antidepressivi ed antiepilettici
Controlli notturni con alcoltest (FOTO ARCHIVIO)
Controlli notturni con alcoltest (FOTO ARCHIVIO)
Sta già portando buoni risultati in termini di calo di incidenti e di vittime: il nuovo Codice della strada entrato in vigore lo scorso 14 dicembre ha ridotto dell’8,6% i primi e del 34% i decessi. La conferma arriva dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha diffuso, nelle scorse ore, i dati ufficiali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri.
Anche se la regola dice che è sempre sul lungo periodo che si fanno i bilanci, basta questo primo mese per giudicare la bontà di una legge che ha già migliorato la sicurezza in strada fermando la strage quotidiana di vite umane: in Italia muoiono di incidente più di tremila persone all’anno. Un’emergenza sociale, una strage che il Governo ha deciso di fermare.
Tolleranza zero
Il nuovo provvedimento, improntato a «tolleranza zero» proprio per aumentare l’incolumità di automobilisti, centauri e utenti deboli (ciclisti e pedoni), presenta però un risvolto che sta mettendo in allarme migliaia di veronesi. È quello relativo alla riforma dell’articolo 187 che regola «La guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti» eliminando il riferimento allo stato di alterazione psico-fisica che col vecchio Codice salvava gli assuntori di farmaci a base di oppioidi e quelli sotto terapia ansiolitica, antidepressiva, antiepilettica e perfino antistaminica: oggi rischiano di risultare positivi al test al pari di drogati e ubriachi. E di incorrere quindi nel penale, in sanzioni salate, nel ritiro della patente e nel sequestro del mezzo.
Il caso dei farmaci incriminati
Un «vulnus» che il nuovo Codice è chiamato a chiarire e su cui ha già organizzato un tavolo tecnico. In attesa di linee guida, resta nel frattempo un problema per gli automobilisti sotto terapia incriminata e per molte categorie di professionisti (farmacisti e medici) coinvolti nella gestione di questi pazienti a rischio.
È dell’altro ieri l’appello del sindacato nazionale «Farmacieunite» all’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa): «Chi assume determinati farmaci guida, letteralmente, su un terreno minato perché le nuove regole ne equiparano l’uso a quello di alcol e sostanze stupefacenti. Le sanzioni sono chiare, non lo è quali siano esattamente i farmaci che possono essere male interpretati dai test: non siamo più in grado di fornire risposte esaustive ai nostri clienti».
Più chiaro ancora: «Farmaci comunemente prescritti come ansiolitici, antidepressivi, antiepilettici e antistaminici possono generare falsi positivi nei test salivari previsti dal nuovo Codice. La confusione regna sovrana e a rimetterci sono cittadini che, per l’assunzione di terapie comunemente prescritte, possono essere considerati alla pari di un criminale. Chiediamo che vengano fornite linee guida precise, chiare, accessibili a tutti, per sapere esattamente quali medicinali possono interferire con i test».
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Federfarma Verona
Entrano in farmacia e chiedono informazioni sulla permanenza nella saliva, nel sangue e nelle urine di sostanze vietate dal nuovo Codice stradale, quali farmaci o meno usare prima di mettersi alla guida e in quali dosi. «Il problema è che nel testo di legge mancano tutte le informazioni per chi è in terapia farmacologica», sottolinea la dottoressa Elena Vecchioni, presidente di Federfarma Verona, «e siamo anche noi i primi in attesa del tavolo tecnico del Governo che chiarisca questo aspetto importante. Ricordo, ad esempio, che c’è un’altra legge, la 38 del 2010, che garantisce ai malati di dolore cronico il diritto alla cura, che quasi sempre è con oppioidi, sotto stretto controllo medico: oggi corre il rischio concreto di essere equiparato a chi si mette al volante in stato alterato perché ha assunto sostanze stupefacenti a scopo ludico. Al momento non c’è una lista di prodotti a rischio, non ci sono indicazioni su niente. Il grande equivoco sorge proprio lì, dal fatto che il legislatore ha tolto la possibilità di riscontrare effettivamente le condizioni psico-fisiche del soggetto, quelle che effettivamente fanno la differenza nel pregiudicare la sicurezza personale e della collettività».
Guai interrompere le terapie
Qualcuno sotto terapia in contrasto con il codice della strada potrebbe decidere di sospendere temporaneamente la cura, giusto prima di affrontare un viaggio. Scelta sbagliata e, ricordano i medici, «assolutamente vietata». «Io sono sotto analgesici oppiacei», racconta un lettore oncologico, «non posso farne a meno, ma come posso andare ogni 15 giorni in ospedale, lontano da Verona, a fare i controlli? Se mi fermano risulto positivo, “drogato“, sebbene assolutamente in grado di guidare, presente a me stesso e collegato alle realtà». Un caso che fa scuola.
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