Giudici straordinari/ordinari, processi forse da rifare…

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L’intenzione del Consiglio di Stato è “di nominare due giudici straordinari entro la fine di questo mese”, ha dichiarato qualche giorno fa il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi. Dipartimento che d’intesa con le autorità giudiziarie sta cercando di individuare i potenziali magistrati straordinari (supplenti) da designare – in questi casi la competenza è del governo – e assegnare al Tribunale penale cantonale dopo gli ultimi sviluppi del cosiddetto caos Tpc. Ovvero: Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti che per ora restano destituiti dalla carica di giudice non avendo ottenuto l’effetto sospensivo ai rispettivi ricorsi contro la decisione del Consiglio della magistratura che in dicembre li ha licenziati, e Mauro Ermani, (ex) presidente del Tribunale penale, che si è dimesso. Al Tpc i togati rimasti sono quindi il vicepresidente Marco Villa e Amos Pagnamenta. Reclutare però giudici straordinari sembra non facile. È ciò che emerge dalla risposta che il presidente del Tribunale d’appello (del quale il Tpc è una sezione) Giovan Maria Tattarletti ha dato oggi alla recente lettera della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’.

Scrive il magistrato ai deputati: “Possiamo confermarvi che la nostra Commissione (la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello, ndr) si è attivata immediatamente, dopo la decisione di destituzione dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, per identificare dei profili suscettibili di essere proposti per la nomina a giudice straordinario ex art. 24 Log (Legge sull’organizzazione giudiziaria, ndr) a supporto dell’operatività del Tpc. Condividiamo, anche a seguito delle dimissioni del giudice Mauro Ermani intervenute nel frattempo, la cui sostituzione esigerà quantomeno 3-4 mesi, l’urgenza di procedere alla nomina di uno o due giudici straordinari”. Aggiunge il presidente del Tribunale d’appello nella missiva alla ‘Giustizia e diritti’: “Non possiamo tuttavia negare che la disponibilità di profili adeguati, già resa difficile dalla necessità per i potenziali interessati di riorganizzare le loro attività per un periodo di tempo incerto, dipende anche dalla possibilità per i medesimi di eventualmente partecipare senza penalizzazioni di sorta ai concorsi che verranno aperti per la sostituzione del giudice dimissionario, rispettivamente, se del caso, dei giudici destituiti. Aspetto, questo, che nell’interesse della Giustizia auspichiamo possa dunque trovare un’immediata conferma, posto che a nostro avviso l’essenziale è che vi sia chiarezza e condivisione sul fatto che la persona che si mette a disposizione quale giudice straordinario non abbia per questa sola circostanza ad essere avvantaggiata o svantaggiata nell’ambito della procedura di nomina del giudice ordinario”.

Questione non nuova e controversa quella sollevata da Tattarletti. «Dal mio punto di vista – dice il presidente della commissione ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò, da noi contattato – è assai problematico e inopportuno che la persona che viene nominata dal Consiglio di Stato giudice straordinario concorra successivamente per il posto di giudice ordinario. Come può, al lato pratico, il Gran Consiglio non eleggerla? Il parlamento, autorità di nomina dei magistrati ordinari, si limiterebbe così a ratificare una decisione presa in precedenza dal governo, che aveva designato quella persona giudice straordinario. I giochi insomma sarebbero già fatti e vi sarebbe pertanto il grosso rischio di avere pochissimi candidati alla carica di giudice ordinario. Faccio presente – continua il deputato del Centro – che quanto ho appena affermato era l’opinione generale manifestata in passato in occasione della nomina di magistrati straordinari». Per Dadò «dobbiamo fare tutti uno sforzo per individuare fra gli avvocati di questo cantone coloro che, per evitare la paralisi del Tribunale penale e dunque per il bene delle istituzioni, si mettano a disposizione della magistratura per tot mesi».

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Sentenze non ancora motivate per iscritto: il nodo della firma

A proposito di giudici ordinari, il concorso per l’elezione da parte del Gran Consiglio del o della subentrante di Ermani al Tribunale d’appello, la commissione ‘Giustizia e diritti’, indica Dadò, «lo pubblicherà quando saranno in regola tutte le carte». Di certo non prima di aver saputo se qualche giudice d’Appello in carica intenda esercitare il diritto di opzione, chiedendo di lavorare al Tpc. «Lo sapremo lunedì quando incontreremo Tattarletti, Villa, Gobbi e la direttrice della Divisione giustizia Frida Andreotti. In quell’occasione – prosegue Dadò – mi aspetto inoltre che venga chiarito un tema molto importante: sono nulle le sentenze che i due giudici destituiti non hanno fatto in tempo a motivare per iscritto e a firmare le motivazioni, con conseguente rifacimento dei processi che hanno diretto, tra questi uno su un caso gravissimo, sfociato in una condanna a dodici anni per pedofilia? Se questo è un contraccolpo del loro mancato reintegro, dopo il no all’effetto sospensivo, sarebbe davvero preoccupante per l’attività del Tpc».



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