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È vero che il disastro degli incendi in California rappresenta anche un’enorme opportunità immobiliare sulle oltre 12mila strutture distrutte o danneggiate? Ed è vero che fra le decine di migliaia di sfollati circolano operatori immobiliari pronti a pagare in contanti per quel che resta, ma soprattutto per i terreni delle case distrutte?
Chi prova a fare affari sulla pelle degli sfollati
Con le fiamme ancora non domate e i danni non ancora calcolati – anche se si parla di 250-275 miliardi di dollari secondo la piattaforma AccuWeather considerando anche i costi delle operazioni di gestione degli incendi e della rimozione dei detriti , «tutto è possibile, ma conviene andare per ordine» ci dice un avvocato della zona specialista nel settore.
«C’è molta gente che ha perso tutto e non era assicurata. Sono loro il target di quelli che vogliono comprare al volo i terreni. Non sono pochi, ma di mezzo ci sono le autorità californiane e quelle federali. Ovvero gli incentivi per la ricostruzione, i finanziamenti a tasso zero e quant’altro», aggiunge l’avvocato.
Sarà più semplice ricostruire, ma occhio alle polizze
Senza contare che chi compra deve sapere che il costo dell’assicurazione è spesso proibitivo, e chi vende deve dichiarare se la proprietà è in una zona ad alto rischio incendi Il governatore della California, che (come Stato) vanta il quinto maggiore Pil del mondo, ha per esempio emesso nei giorni scorsi un ordine che sospende o quantomeno alleggerisce in modo netto il meccanismo dei permessi per la ricostruzione per velocizzare il processo, rafforzando al tempo stesso le protezioni antincendio e in genere la sicurezza delle abitazioni. Prima di questo, però, andranno completate le valutazioni sui rischi ambientali e geologici, che non saranno semplici e costringono gli sfollati a non rientrare nelle loro case o in quel che resta di loro.
Il governatore vuole fermare la speculazione
L’ordine del governatore Gavin Newsom affronta il tema delle speculazioni sui prezzi, ad esempio degli affitti nelle zone limitrofe agli incendi dove le decine di migliaia di sfollati cercano urgentemente casa. Quelli assicurati potranno ottenere fondi per le loro sistemazioni temporanee, ma gli altri? E la gente sceglierà di ricostruire o trasferirsi altrove? Facendo i conti anche con i forti aumenti dei prezzi delle materie prime e delle costruzioni in genere, sui quali pesa non solo l’inflazione ma anche il rischio delle tariffe sostenute dal nuovo presidente Donald Trump, che si insedierà lunedì 20 gennaio (qui il link per seguire l’Inauguration Day). Ad esempio il Canada è il primo esportatore di legname, elemento chiave delle costruzioni (15% del valore complessivo), e in caso di tariffe Usa sulle importazioni l’effetto sui prezzi (e le contromisure canadesi) sarà immediato.
Sul Los Angeles Times, Kyle Little di Sherwood Lumber ha previsto un aumento dei prezzi dal 25 al 40% solo per il legname. Quanto pagheranno le compagnie assicurative? Uno studio del 2023 fatto da un’associazione di categoria dei consumatori mostra che in California il 77% dei rimborsi assicurativi nel 2018-9 non ha coperto completamente i costi della ricostruzione. E il 12% degli americani non ha un’assicurazione sulla casa che possiede. Ovvero all’orizzonte si dovranno affrontare in modo deciso per la California potenziali riforme, e forse anche nuove normative, sul fronte assicurativo, su quello delle costruzioni e su quello ambientale. Dopo la tragedia, quindi, non mancheranno le polemiche e la politica anche locale dovrà rimboccarsi le maniche per sostenere la seconda area urbana americana e il rischio di un collasso economico.
Le assicurazioni pagano la metà
Andrew Husby di Bnp Paribas ritiene che «gli effetti degli incendi peseranno in maniera minima sul Pil Usa, tra lo 0,1 e lo 0,3%». Le perdite complessive per le proprietà assicurate sono per ora attorno ai 30 miliardi di dollari, in quello che sembra essere il più costoso incendio della storia americana, ma il costo potrebbe essere – secondo lo stesso analista «anche doppio», se si considerano le proprietà non assicurate visto che in anni recenti mediamente la parte assicurata «negli incendi è pari solo a metà dei danni complessivi alle proprietà». E qui viene fuori uno dei punti più drammatici di questa vicenda: molte compagnie assicurative hanno smesso di rilasciare nuove polizze o deciso di non rinnovare quelle esistenti negli stati Usa a maggior rischio di incendi, con la California in prima fila da diversi anni. Lo scorso anno, State Farm, che detiene ancora il 9,1% del mercato assicurativo dello stato sul fronte delle proprietà, ha deciso di non rinnovare polizze a 72mila assicurati in California, compresi il 69% di quelle concesse nella zona di Pacific Palisades distrutta dagli incendi. Molti californiani hanno scelto quindi di assicurarsi tramite il meccanismo del piano statale pubblico Fair, che può essere costoso e ha spinto diversi a non assicurare del tutto le loro proprietà.
Il piano Fair e i tempi per la ricostruzione
La ricostruzione sarà lunga e i tempi saranno anche dettati da normative specifiche che velocizzino le pratiche per i proprietari di immobili. Il piano Fair offre fino a 3 milioni di dollari in assicurazione antincendio a chi non riesce ad ottenerne una sul mercato privato, ma al fondo partecipano tutte le compagnie del settore, col risultato che il fondo assicura il 4% delle proprietà immobiliari contro gli incendi in California ed è esposto per 458 miliardi di dollari. Ovvero rischia di non avere i fondi per i rimborsi necessari, vista l’entità dei danni in un paese che solo lo scorso anno ha registrato 27 incendi con un danno superiore al miliardo di dollari.
Senza contare che nel 2028 le Olimpiadi dovrebbero tenersi a Los Angeles, e la città dovrebbe ospitare assieme ad altre in Nord America il Mondiale di calcio del 2026. C’è già chi chiede di rinunciare alle prime. (riproduzione riservata)
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