I «fuochi artificiali» di SpaceX tra beni pubblici e scopi privati

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La missione – anche pirotecnica, per certi aspetti – compiuta ieri dalla compagnia spaziale privata SpaceX non rappresenta per il suo proprietario Elon Musk, come molti spererebbero da un punto di vista politico, una vittoria di Pirro. Anzi, per lui e la sua azienda è stato un successo pieno, per diversi aspetti. Il primo, senza dubbio, è quello scientifico e tecnologico: SpaceX ha compiuto un altro passo verso una visione più moderna e ambiziosa dell’astronautica, nell’inseguimento di quel sogno ancestrale dell’umanità, ovvero la colonizzazione di altri mondi, a partire dal nostro satellite, la Luna, e da Marte. Ma è stata anche una vittoria politica, nel modo originale con cui Musk “la porta sempre a casa”.

Ha ribadito, in soldoni, il peso debordante che hanno oggi i privati negli assetti geopolitici, oltre che all’interno del nuovo governo degli Stati Uniti di Donald Trump, il tutto in barba a qualunque possibile idea di conflitto d’interesse. Conflitto d’interesse che negli Usa si è sempre voluto evitare, con apposite norme, per preservare, appunto, la democrazia. Già, perché il punto è proprio questo: in una situazione di guerra mondiale a pezzi – scenario che papa Francesco descrive da anni – le democrazie occidentali oggi non solo sono minacciate dal rischio endemico del populismo (che altro non è se non il lato oscuro dell’autoritarismo) e dalle mire espansioniste sino-russe ma anche dalla capacità di alcuni privati ricchissimi, grazie a tecnologia, scienza e ricchezze, di muoversi nel teatro mondiale della politica con “dignità di nazione”, tanto da condizionare la politica interna ed estera di Stati sovrani. Come abbiamo visto nella guerra tra Ucraina e Russia o con la recente crisi tra Italia e Iran. Così ieri, poche ore dopo che la compagnia spaziale Blue Origin di Jeff Bezos – già fondatore, proprietario e presidente del gruppo Amazon, la più grande società di commercio elettronico al mondo, nonché editore del Washington Post – ha portato a termine la sua prima missione orbitale, SpaceX si è ripresa la scena con uno spettacolare test del suo gigantesco razzo di nuova generazione, che si è concluso con l’esplosione di una navicella sull’Atlantico.

Ma per l’azienda di Elon Musk è stato ugualmente un successo: per la seconda volta il recupero del lanciatore – la parte più innovativa del programma Super Heavy – è filato liscio, con il ritorno del booster sulla torre di lancio. Tuttavia, il controllo volo ha perso i contatti con il veicolo dello stadio superiore una ventina di minuti dopo al lancio. SpaceX ha poi confermato che era stato sottoposto a «un rapido smontaggio non programmato », eufemismo per dire che è stato fatto esplodere ed è precipitato in mare al largo di Turks e Caicos. Una versione più alta e migliorata del più grande e potente veicolo di lancio mai costruito era decollata dalla Starbase dell’azienda a Boca Chica, in Texas, alle 16.37 dell’altra sera (le 23.37 in Italia) per il suo settimo test. Circa sette minuti dopo il decollo, il booster Super Heavy ha decelerato da velocità supersoniche prima di scivolare con grazia tra le braccia in attesa della torre di lancio, scatenando un’esplosione di applausi da parte dei team di controllo a terra. La manovra è stata eseguita con successo per la prima volta a ottobre, ma non nel volo di novembre, cui aveva assistito il presidente eletto Donald Trump, un alleato politico chiave di Musk. Durante quel tentativo, Super Heavy effettuò un ammaraggio controllato nel Golfo del Messico.

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Subito dopo l’aggancio del booster, tuttavia, il veicolo di stadio superiore è andato perso a causa di un’anomalia di propulsione. Il tracker Flight Aware ha mostrato più aerei nell’Atlantico che cambiavano rotta vicino alle isole Turks e Caicos, mentre gli utenti su X condividevano le immagini di una cascata di fuoco che precipitava in mare: i frammenti di Starship. «Il successo è incerto, ma l’intrattenimento è garantito!», ha scritto Musk su X, condividendo uno dei video. I voli di prova attualmente costano circa 90 milioni di dollari, secondo Payload Research, anche se Musk mira a ridurli a 10 milioni per lancio. I primi tre si sono conclusi con esplosioni spettacolari e conseguente perdita dei veicoli. Tuttavia SpaceX ha rapidamente modificato il design, come impone la sua filosofia “fallisci in fretta, impara in fretta”.

Musk punta ad aumentare drasticamente la frequenza dei test e ha chiesto alla Federal Aviation Administration di eseguirne 25 nel 2025, rispetto ai soli 4 del 2024. Insomma, quanto accaduto ieri non invalida la portata della sperimentazione di questo progetto, anzi, apre ancora di più il dibattito sullo strapotere di certi magnati occidentali. Tanto che per molti di loro si può fare un’analogia con gli oligarchi russi, che nel controllo delle risorse naturali inseriscono l’interesse nazionale e il bene dei cittadini, in una zona grigia dove a prevalere è il guadagno e l’interesse privato.





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