Il sindaco di Sorso Fabrizio Demelas: «Per sanare Platamona serve un progetto metropolitano»

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Sassari Aprire i cancelli dei villaggi privati che “recintano” Platamona è sicuramente passo fondamentale per il rilancio del litorale. Anche se è poco realistico pensare che il Comune di Sorso possa da solo sbrogliare una matassa creata con errori di programmazione e di gestione accumulati in mezzo secolo. E, anche ammesso, che si trovi il bandolo tecnico e giuridico per far tornare al pubblico le urbanizzazioni primarie dei villaggi, questo non basterebbe se non accompagnato da un progetto “metropolitano” che porti servizi e infrastrutture. Solo così si può rendere davvero fruibile e appetibile per gli investitori un angolo di paradiso dimenticato su cui purtroppo per ora si è ragionato solo in termini speculativi e di interesse di pochi.

Privati Non si nasconde il sindaco di Sorso Fabrizio Demelas, ben cosciente che buona parte dei problemi che stritolano lo sviluppo di Platamona hanno casa tra i confini comunali di Sorso, e sono figli delle scelte urbanistiche fatte tra gli anni ’70 e ’80 sulla sua marina, la cui proprietà era enormemente parcellizzata, facendo sorgere una serie di “villaggi”. Lottizzazioni che si reggevano su convenzioni che prevedevano la realizzazione delle opere di urbanizzazione da parte dei lottizzanti e la successiva cessione delle stesse, con le relative aree di sedime, al Comune. Previsione mai realizzata con le varie lottizzazioni che negli anni, tra le più varie vicissitudini giudiziarie, si sono trasformati in enti di natura privata, “recintando” quelli che potenzialmente sarebbero dovuti essere quartieri di Sorso e che sono invece super condomini privati con centinaia di case e migliaia di residenti (almeno nel periodo estivo) ognuno, di fatto completamente fuori controllo.

Il sindaco «È evidente – spiega – che ci troviamo a pagare il prezzo di errori importanti fatti nel passato. Azioni che mi guardo bene dal giudicare col senno di poi ma che chiaramente mancavano di un piano, una visione che si inserisse all’interno di un processo di valorizzazione collettiva. Il risultato sono villaggi slegati gli uni dagli altri, fuori da una pianificazione urbanistica coerente. Con convenzioni firmate ma mai realizzate per il passaggio delle urbanizzazioni primarie al pubblico e la conseguente trasformazione di questi villaggi in condomini privati».

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Tribunali Convenzioni che il Comune di Sorso potrebbe essere chiamato a rispettare, come successo a Valledoria, anche in assenza della collaudabilità delle opere realizzate nei decenni dai maxi condomini, e che comunque deve impegnarsi, per quanto possibile, a portare a compimento.

Realismo «La faccenda è complessa – spiega Demelas – con profili tecnici e giuridici molto controversi. Alcuni di questi villaggi sono molto gelosi della loro natura privatistica, e ci chiedono interventi esterni alle loro mura. Altri si dicono pronti a consegnarci le opere realizzate chiedendoci di prenderle in carico. Non so quanti, realmente, avrebbero i requisiti e non so nemmeno se il Tar, come successo a Valledoria, a fronte di un ricorso ci potrebbe costringere a prendere in carico le urbanizzazioni anche se non realizzate o non collaudabili. Il punto però è un altro, molto pratico ma anche squisitamente politico. Non è realistico pensare che il Comune di Sorso abbia le risorse per risolvere di colpo una situazione figlia di mezzo secolo di errori. Anche se il tribunale infatti ci costringesse a prendere in carico un intero villaggio semplicemente l’amministrazione non avrebbe i fondi per rimettere a posto le strade, realizzare le reti fognarie e l’illuminazione. È evidente che noi non ci tiriamo indietro rispetto ai nostri doveri, ma è altrettanto evidente che una situazione di queste dimensioni da sanare deve essere trattata a livello sovracomunale».

Metropolitano Se Sorso insomma deve prendere in carico strade e luci, fogne e depuratori, aree verdi e standard dei villaggi restituendoli alla fruizione pubblica, l’unica via percorribile è che le poste economiche per rimettere tutto in ordine saltino fuori da un bilancio almeno “metropolitano”, inserite in un piano complessivo di recupero del litorale che va da Castelsardo a Porto Torres, e di cui la Platamona sorsese è solo un, pur importante, tassello. «Quello che è certo – continua Demelas – è che serve un tavolo tecnico-giuridico sovracomunale. E che comunque la partita dei “villaggi” va inserita in un progetto complessivo legato prima di tutto a infrastrutture e servizi. Finalmente è partito, dopo dieci anni, il primo lotto dello schema fognario-depurativo, e bisogna assolutamente finanziare il secondo e finire l’opera».

Opere «È necessario – continua il primo cittadino di Sorso – prevedere un sistema di collegamenti all’altezza, sia a livello di trasporto pubblico che di accessi dalle porte del territorio: porto e aeroporto. Bisogna rendere il litorale appetibile agli investitori e realmente fruibile da tutti. Lo scompenso che in questi decenni si è creato è evidente e pesante, per risolverlo serve unità d’intenti, realismo e visione. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, con l’aiuto di tutti».



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