Inflazione eurozona sopra target ma Bce attende questi dati e prepara nuovi tagli

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La lettura finale di dicembre sull’inflazione della zona euro conferma una risalita dal 2,2% al 2,4% e un Cpi core stabile al 2,7%. Un aumento relativamente trascurabile per la Bce, che ha spazio per tagliare ancora i tassi, a partire dalla riunione in programma fra meno di due settimane. Ora il focus si sposta sui dati in uscita la prossima settimana, in particolare gli indici Pmi dell’eurozona in calendario venerdì 24 gennaio.

Inflazione eurozona conferma accelerazione al 2,4% a dicembre

I dati finali sui prezzi al consumo sono in linea con la stima preliminare. Dai numeri emerge dunque una variazione mensile dello 0,4% e una crescita annua del 2,4%, in aumento dal 2,2% del mese precedente. Stabile al 2,7% anno su anno l’indice “core”, depurato dalle componenti più volatili, ovvero i prezzi energetici e alimentari. I tassi annuali più bassi sono stati registrati in Irlanda (1,0%), Italia (1,4%), Lussemburgo, Finlandia e Svezia (tutti 1,6%), i più alti in Romania (5,5%), Ungheria (4,8%) e Croazia (4,5%).

La momentanea risalita dell’inflazione era ampiamente attesa e non ha cambiato le aspettative del mercato sulle prossime mosse della Bce. Come ribadito da diversi funzionari, il processo disinflazionistico è ben avviato e l’istituto guidato da Christine Lagarde dovrebbe essere in grado di effettuare diversi tagli dei tassi nel 2025. Il mercato opta per quattro riduzioni nel corso dell’anno, di cui almeno tre nelle prime quattro riunioni (gennaio, marzo, aprile e giugno).

Le ultime dichiarazioni dei funzionari Bce

Una visione rafforzata in settimana dagli interventi di alcuni esponenti della Bce, a partire dal capoeconomista Philip Lane, secondo il quale “la direzione è chiara, probabilmente arriverà un ulteriore allentamento monetario per garantire la crescita dell’economia europea”.

Per Villeroy de Galhau, membro francese del Consiglio direttivo, “ha senso abbassare il tasso di deposito verso il 2% entro l’estate se l’inflazione continuerà a ritirarsi”. Sulla stessa lunghezza d’onda il finlandese Olli Rehn, il portoghese Centeno e il vicepresidente de Guindos.

Secondo il greco Stournaras, “non si dovrebbero escludere tagli più ampi se i dati in arrivo dovessero indicare un’inflazione al di sotto dell’obiettivo nel medio termine”. Il croato Vujčić ritiene che “per accelerare l’attuale ritmo di tagli avremmo bisogno di una deviazione più significativa dalle nostre proiezioni, ma al momento non la vediamo”.

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Più prudente l’austriaco Robert Holzmann, secondo cui l’esito della prossima riunione politica non è chiaro. “Non credo che possiamo procedere in modo così lineare, di recente abbiamo avuto qualche intoppo”, ha affermato. “L’inflazione di fondo è ancora più vicina al 3% che al 2%. Abbiamo molte sfide per quanto riguarda l’energia”.

Inflazione servizi ancora elevata

Il contributo più elevato alla variazione annua dell’inflazione è giunto dai servizi (+1,78 punti percentuali), seguiti da cibo, alcol e tabacco (+0,51 pp), beni industriali non energetici (+0,13 pp) ed energia (+0,01 pp).

Su base annua, la crescita dei prezzi dei servizi (che pesano all’incirca per il 45% dell’indice complessivo) si è mantenuta su livelli elevati, al 4,0%, dopo una lieve frenata al 3,9% a novembre. Un dato che continua a suggerire una certa cautela da parte della Bce.

Tuttavia, la variazione trimestre su trimestre dei prezzi dei servizi, calcolata su base annualizzata e destagionalizzata, è scesa all’1,9% dal 2%. Questa misura può fornire un’indicazione più tempestiva della direzione in cui si sta dirigendo l’inflazione di fondo.

Focus Bce su crescita prima della riunione del 30 gennaio

L’altro fattore da monitorare per i funzionari, oltre all’inflazione, riguarda la crescita della regione. Prima dell’appuntamento del 30 gennaio, tra i dati più interessanti spiccano gli indici dei direttori d’acquisto di venerdì prossimo. Il Pmi composito dell’eurozona è previsto ancora in lieve contrazione, con un calo nel manifatturiero e una modesta espansione nei servizi. Il giorno stesso della riunione verrà diffusa anche la prima stima della crescita del Pil del quarto trimestre, dopo il +0,4% del 3Q.

Alla luce delle informazioni attualmente disponibili, come sottolineato da Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING, la Bce si trova di fronte a “tendenze stagflazionistiche”. Queste rappresentano “una complicazione che può potenzialmente ampliare l’attuale divergenza tra falchi e colombe”, emersa anche dalle minute diffuse ieri.

Tuttavia, “un’inflazione più elevata a dicembre e forse anche a gennaio non impedirà alla banca centrale di tagliare ulteriormente i tassi. Al 3%, il tasso di interesse sui depositi è ancora troppo restrittivo per l’attuale stato di debolezza dell’economia dell’eurozona”.

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In definitiva, “portare i tassi almeno all’estremità superiore delle stime per il tasso di interesse neutrale, ovvero il 2,5%, sembra una cosa ovvia. Se l’economia della zona euro rimarrà più debole di quanto previsto a dicembre, tagliare ulteriormente i tassi diventerà inevitabile.”



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