Il Rapporto ISMEA-Qualivita 2024 conferma il ruolo centrale dei vini DOP e IGP nell’economia italiana, nonostante una lieve contrazione di volumi e valori. Dati, regioni protagoniste e sfide emergenti dipingono un quadro complesso, ma il settore dimostra resilienza, trainato dalla qualità e dalla capacità di innovare per affrontare un mercato sempre più competitivo.
Il rapporto ISMEA-Qualivita 2024 ci offre un quadro dettagliato e affascinante del comparto del vino DOP e IGP in Italia, un settore che non solo rappresenta un fiore all’occhiello della nostra produzione agroalimentare, ma è anche uno dei protagonisti indiscussi del “Made in Italy” nel mondo. Tuttavia, come ogni grande settore, anche il mondo del vino deve affrontare sfide, adattarsi ai cambiamenti e cogliere nuove opportunità.
Dietro ai numeri apparentemente freddi, si nasconde un mondo vibrante fatto di passione, tradizione e innovazione.
In Italia contiamo:
- 528 prodotti certificati, suddivisi tra 409 DOP e 119 IGP,
- 135 consorzi di tutela,
- 107.175 operatori lungo la filiera.
Sono numeri che raccontano un tessuto produttivo ricco e capillare, fatto di piccole e grandi aziende che contribuiscono a portare il nostro vino sulle tavole di tutto il mondo.
Nonostante una leggera contrazione rispetto all’anno precedente, il settore si conferma solido e strategico.
Nel 2023 sono stati prodotti:
- 25,9 milioni di ettolitri di vino imbottigliato (-0,7% rispetto al 2022),
- 17,78 milioni di ettolitri di vino certificato (-5,1%),
- 11,03 miliardi di euro di valore alla produzione del vino imbottigliato (-2,3%),
- 3,99 miliardi di euro di valore alla produzione del vino sfuso (-8,1%).
Certo, questi cali non possono passare inosservati, ma il settore dimostra una grande capacità di resilienza. Un dato particolarmente interessante riguarda la ripartizione del valore del vino imbottigliato:
- l’82% è generato dai vini DOP,
- mentre i vini IGP rappresentano il 18%.
Questo conferma come le denominazioni di origine rimangano un riferimento di qualità e un traino per l’intera economia vitivinicola.
A livello regionale, il Veneto si conferma una potenza assoluta con un valore economico di ben 4,315 miliardi di euro (-0,8% rispetto al 2022), generato da 53 filiere certificate che coinvolgono 21.917 operatori. Le denominazioni con il maggiore ritorno economico in regione sono il Prosecco DOP, il Conegliano Valdobbiadene – Prosecco DOP, il Delle Venezie DOP, il Valpolicella Ripasso DOP e l’Amarone della Valpolicella DOP. In grande crescita il Veneto IGP.
Il Veneto è seguito dal Piemonte (1,248 miliardi) e dalla Toscana (1,164 miliardi). Queste tre regioni da sole rappresentano il cuore pulsante del vino italiano, non solo per la quantità prodotta, ma soprattutto per il loro prestigio internazionale.
Interessante anche il ruolo di altre regioni come il Friuli-Venezia Giulia (809 milioni) e il Trentino-Alto Adige (703 milioni), che continuano a distinguersi per la qualità e la valorizzazione delle loro produzioni. Anche il Sud Italia, con la Puglia (562 milioni) e la Sicilia (450 milioni), si sta ritagliando uno spazio sempre più significativo, dimostrando un potenziale ancora in parte inespresso che potrebbe portare a una crescita importante nei prossimi anni.
Sebbene i dati confermino la centralità del vino DOP e IGP per l’economia italiana, alcune tendenze meritano attenzione. La contrazione dei volumi e del valore, seppur contenuta, riflette un momento di difficoltà legato a vari fattori: l’aumento dei costi di produzione, le sfide climatiche e, non ultimo, un mercato sempre più competitivo.
La vera sfida sarà quella di continuare a innovare, valorizzare i territori meno noti e rafforzare il posizionamento dei vini IGP, spesso percepiti come meno prestigiosi rispetto ai DOP. Inoltre, sarà cruciale puntare su una narrazione che sappia parlare al consumatore moderno, sempre più attento alla sostenibilità e alla distintività.
Il mondo del vino italiano non è solo un settore economico: è una storia che si rinnova ogni giorno, tra tradizione e modernità. Il Rapporto ISMEA-Qualivita 2024 ci ricorda che, nonostante le difficoltà, l’Italia ha delle basi solide su cui costruire un futuro ancora più prospero. Il valore delle denominazioni, la capacità di innovare e l’impegno dei produttori sono gli ingredienti fondamentali per continuare a far brillare il vino italiano nel panorama mondiale.
Punti Chiave:
- Centralità del vino DOP e IGP: Con 528 prodotti certificati, il vino DOP e IGP rimane un pilastro dell’economia agroalimentare italiana, rappresentando l’82% del valore del vino imbottigliato grazie alla qualità riconosciuta delle denominazioni.
- Contrazione di volumi e valori: Nel 2023 si è registrato un calo nei volumi (-0,7%) e nei valori (-2,3%) del vino imbottigliato, riflettendo sfide come l’aumento dei costi di produzione, difficoltà climatiche e un mercato sempre più competitivo.
- Leadership del Veneto: Il Veneto si conferma leader assoluto con 4,315 miliardi di euro di valore economico, grazie a denominazioni chiave come Prosecco DOP e Amarone della Valpolicella DOP. Seguono Piemonte e Toscana come regioni trainanti.
- Crescita di regioni emergenti: Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Puglia e Sicilia si stanno ritagliando un ruolo crescente, con potenziale inespresso che può favorire la diversificazione e la crescita futura del settore.
- Innovazione e narrazione per il futuro: Per affrontare le sfide, sarà essenziale puntare su sostenibilità, valorizzazione dei vini IGP e una narrazione efficace che catturi l’interesse del consumatore moderno, sempre più attento all’origine e alla qualità.
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