LETTURE/ “Russkij mir”, l’ideologia russa fatta per separare i buoni dai cattivi

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“Russkij mir” significa sia “mondo russo” sia “pace russa”. L’uso sinistro di questa polisemia e le sue implicazioni nella guerra tra Russia e Ucraina è analizzato nell’eccellente saggio, compatto e al contempo documentatissimo, intitolato La “Pace russa”. La teologia politica di Putin (Morcelliana-Scholé, 2023), di Adriano Dell’Asta, docente di lingua, cultura e letteratura russa nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, una vita intera dedicata con intelletto e amore alla conoscenza dell’animo e della cultura del popolo russo.



A causare lo scoppio di questa guerra, scrive Dell’Asta, “è stata la ‘Pace russa’, o meglio, la ‘Pace russa’ nella versione che Putin dà alle parole, una versione nella quale della realtà cui le parole dovrebbero corrispondere resta ben poco, in forza di una rielaborazione così radicale del mondo che finisce col distruggerlo”. L’ideologia aggressiva, totalizzante e totalitaria del Russkij mir impone sulla realtà una visuale non soltanto geopolitica, ma più al fondo “metafisico-religiosa”, che brama di “ricomprendere potenzialmente nel mondo russo tutta l’umanità”.

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Dell’Asta si rifà al giudizio acuto di Kirill Hovorun (1974) – studi di fisica teorica e, in seguito, studio e lavoro teologico a livello internazionale –, archimandrita e sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina (Patriarcato di Mosca), il quale fa risalire gli ultimi sviluppi dell’ideologia del Russkij mir agli anni Novanta del secolo scorso ad opera di “politologi liberal russi” della cosiddetta “Scuola metodologica dell’Università statale di Mosca”. Nel primo decennio del XXI secolo, poi, tale teoria laica è stata assunta e rielaborata dalla Chiesa ortodossa russa nella persona dell’attuale patriarca Kirill, allora metropolita, a riguardo del quale Hovorun osserva: “Inizialmente era per lui un’idea missionaria, attraverso la quale pensava di poter attirare nella Chiesa le masse post-sovietiche. Ma già allora vi scorgevo il germe del nazionalismo. Kirill, come persona, ha cominciato a cambiare quando il suo fervore missionario si è trasformato in nazionalismo”.



Secondo quest’ideologia, ora patrocinata dalla Chiesa ortodossa russa – prosegue Hovorun – le idee della Russia dovevano essere diffuse dal centro “alla periferia, in modo da farla entrare nell’orbita di Mosca. È un’idea imperiale: diffondere l’influenza politica della Russia attraverso le idee. […] È stata la Chiesa che ha offerto a Putin una visione nuova, una nuova lingua per il progetto imperiale. Perciò, anche se può sembrare un giudizio molto forte, penso che senza la Chiesa il progetto imperiale di Putin non sarebbe stato possibile, la Chiesa gli ha fornito una concezione, gli ha offerto il linguaggio, gli ha ispirato questa megalomania”. Nel Russkij mir Hovorun scorge, tra l’altro, le idee più radicali dell’eresia “etno-filetista” e una nuova “forma di messianismo” armato.

Dell’Asta richiama l’attenzione sulle parole del patriarca Kirill nella sua predica nella chiesa di Cristo Salvatore a Mosca il 6 marzo 2022, quando, a pochi giorni dall’inizio della guerra, egli dichiara che si tratta di una questione che “non riguarda solo la politica. Si tratta di qualcosa di diverso e molto più importante della politica. Si tratta della salvezza umana, di dove l’uomo si troverà alla destra o alla sinistra di Dio Salvatore. […] Tutto quello che sto dicendo ha un significato che non è soltanto teorico e non è neppure soltanto spirituale. Oggi c’è una vera e propria guerra intorno a questo tema. […] siamo impegnati in una lotta che non ha un significato fisico ma metafisico”. Al riguardo, fondamentale il rilievo ulteriore di padre Hovorun: “Interessante notare che l’ideologia del Russkij mir non attribuisce il secolarismo solo al mondo occidentale cattivo, ma lo attribuisce specificamente anche alla Chiesa cattolica, che è dalla parte del male e combatte il bene dalla cui parte sta la Russia. […] È pura teoria della cospirazione, puro complottismo: la colpa è dell’Occidente globalizzato, di cui la Chiesa cattolica è parte, che vuole distruggere la civiltà russa” (vedi K. Hovorun, “La Chiesa russa prigioniera delle sue scelte”, La Nuova Europa, 22 marzo 2022).

Obiettivo reale dell’“operazione” in corso non è solo l’Ucraina – nota Dell’Asta – ma l’Occidente stesso, dove la Russia è contrapposta in blocco a coloro che non le appartengono, neanche se vivono in essa. Costoro Putin preavvisa dichiarando che la Russia “è sempre capace di distinguere i veri patrioti dai bastardi e traditori, e sputare fuori questi ultimi come moscerini finiti per sbaglio in gola” (vedi M. Imarisio, “Il discorso di Putin: ‘La Russia distingua i patrioti dai traditori. Questa pulizia ci renderà più forti’”, Corriere della Sera, 16 marzo 2022). Progetto di “pulizia etno-culturale” nei confronti di individui declassati dal rango e dalla dignità di persone, ciò che – commenta Dell’Asta – ricorda Lenin quando parlava di “insetti nocivi”.

Dell’Asta segnala anche l’articolo del politologo della Scuola metodologica di Mosca, Timofej Sergejcev (1963), del 3 aprile 2022, nel quale questi addita quale compito per la Russia la “denazificazione dell’Ucraina”, ma soprattutto lo sradicamento del “totalitarismo occidentale” (tr. it. parziale in M. Dell’Asta, “Cosa vuole fare la Russia con l’Ucraina”, La Nuova Europa, 26 aprile 2022). Quanto all’accusa di nazismo ucraino, Dell’Asta osserva brevemente che “nel parlamento ucraino (secondo le elezioni del 2019), su 450 deputati solo uno può essere ricondotto a una formazione di estrema destra”. Da parte sua, notiamo che il professor Timothy Snyder (Yale University) ha usato il termine “schizofascismo” per denominare la pratica di Putin di “chiamare altri fascisti essendo egli stesso un fascista” (“We Should Say It. Russia is Fascist”, New York Times, 19 maggio 2022). Il neologismo, in realtà, era già stato introdotto nel 2015 in alcuni lavori del professore di teoria culturale e letteratura russa Mikhail Epstein della Emory University (vedi M. Epstein, “Schizofrenic Fascism: on Russia’s War in Ukraine”, Studies in East European Thought, 15 luglio 2022, nota 1).

Padre Marie-Joseph Le Guillou (1920-1990), in un suo geniale affresco delle ideologie del XIX e XX secolo, rilevando l’influsso e l’attecchimento della filosofia idealista tedesca nell’“arcaico ambiente russo”, scrive: “L’idealismo schellinghiano e hegeliano alimenta un messianismo nazionale – spostamento verso oriente del nazionalismo germanico –, instaura un manicheismo storico dove tutto il bene è attribuito alla Russia e tutto il male all’occidente. Esso propone una gnosi della salvezza terrena (Mir russo) e, peggio ancora, l’illusione di un sapere totale e l’incantesimo di una profondità vuota. L’impatto dell’idealismo con un pensiero ancora spontaneamente e profondamente cristiano spezza l’equilibrio della costruzione slavofila. Esso indirizza verso un millenarismo religioso con molte più motivazioni del solito e, in effetti, da esso sorgerà una corrente di questo tipo” (M.-J. Le Guillou, Il Mistero del Padre, Jaca Book, Milano 1979, pp. 163-164). L’ideologia del Russkij mir sembra configurarsi oggi come abnorme progetto metafisico-religioso di attuazione della pace perpetua.

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