Dopo la gioia e la sorpresa per l’annuncio di Intergalactic The Heretic Prophet ai Game Awards 2024 è già arrivata l’ennesima doccia fredda per i tanti appassionati dei titoli PlayStation (qui la nostra anteprima dedicata a Intergalactic The Heretic Prophet). I nuovi progetti a firma Sony Bend e Bluepoint Games sono stati cancellati: erano entrambe esperienze live service, e quella dello studio a cui dobbiamo il remake di Demon’s Souls era legata all’IP di God of War. La fine dei due giochi è stata prima riportata dal giornalista di Bloomberg Jason Schreier e poi confermata da un portavoce di Sony Interactive Entertainment, a fronte di un’iniziativa – quella dei live service di casa PlayStation – che salvo Helldivers 2 al momento sta producendo risultati tutt’altro che idilliaci. Entriamo nello specifico.
Il caso di Sony Bend e Bluepoint Games
Il portavoce di SIE ha svelato che la coppia di giochi è stata cancellata dopo una recente revisione interna. A quanto pare nessuno dei due studi sarà chiuso, perché testuali parole “sono membri apprezzati della famiglia PlayStation Studios“. Inoltre Sony ha affermato di star lavorando con entrambi i collettivi per aiutarli a determinare il loro futuro creativo. Non sappiamo se i recenti sviluppi condurranno a un’ondata di licenziamenti nelle due realtà, ma intanto non possiamo fare a meno di nutrire qualche lecita preoccupazione circa l’avvenire di Bend Studio.
Dopo la fine delle speranze per Days Gone 2 e ora questo ulteriore boccone amaro, chissà quanto tempo ci vorrà prima di poter giocare a un titolo di quello che per l’utenza è un team fermo dal 2019. Se lo studio tornasse in carreggiata, come ci auguriamo, impiegherebbe comunque diversi anni prima di far nuovamente parlare di sé e inutile dirvi cosa potrebbe succedere se non riuscisse a farlo in tempi ragionevoli.
Passando a Bluepoint Games, in questa fase ci diciamo più tranquilli. Col suo imponente bagaglio di conoscenze tecniche del resto è utile a Sony su più fronti, anche come studio di supporto alla realizzazione di altri giochi first party ambiziosi. Inoltre, pensando all’alba di PS6 tra qualche anno, un bel remake per segnare un promettente ritorno in pista è un’altra ipotesi da non scartare. Quel che è certo è che il live service a tema God of War era il primo gioco interamente di Bluepoint Games dopo tanti anni di rifacimenti, e non sappiamo se il team avrà immediatamente la chance di creare un altro titolo del tutto originale.
Una strategia rischiosa
Non solo nel nostro speciale su Concord: del flop del gioco di Firewalk Studios – team che ora ha chiuso del tutto – abbiamo parlato in innumerevoli occasioni. Lo hanno fatto di recente anche i colleghi di Famitsu con Hermen Hulst, co-CEO di PlayStation, che ha dichiarato di voler continuare a concentrarsi sulla realizzazione di titoli live service assieme alle esperienze single player con grandi storie.
Ha poi aggiunto “stiamo imparando molto sullo sviluppo di live service. Helldivers 2 ha attirato molti utenti attraverso l’aggiunta costante di contenuti e ottenuto risultati che supportano il potenziale dei giochi di questo tipo“. L’intenzione di portare avanti questa strategia su due fronti è stata ribadita anche dal portavoce che ha commentato la cancellazione dei giochi di Bluepoint Games e Sony Bend, ed è proprio ora che val la pena chiedersi: “signora mia, dove andremo a finire?”
Oltre ai titoli dei due studi appena citati, dobbiamo ricordare la chiusura del progetto The Last of Us Multiplayer, la fine della produzione di London Studio (team che ad oggi non esiste più) e del gioco online di Marvel’s Spider-Man mai annunciato ufficialmente (ma oggetto di un report di Bloomberg), e potremmo continuare con Twisted Metal, col progetto della defunta Deviation Games, e altri ancora. Tutto questo per dire che sì: il (costoso) buco nell’acqua di Concord è solo la punta del problema formato iceberg che PlayStation sta avendo con i Game as a Service, e aggiungiamo che le conseguenze di questi capitomboli non sono soltanto di tipo economico.
L’iniziativa ha di fatto tenuto fermi molti dei collettivi più talentuosi degli Studios in blu, che hanno perso interi anni a lavoro su produzioni che in moltissimi casi non hanno nemmeno visto la luce. Per fare un esempio illustre, tolto il remake di The Last of Us, il primo vero gioco per PS5 di Naughty Dog è anche forse il solo che la console ospiterà mai, ossia Intergalactic The Heretic Prophet. Vera o no la nostra ipotesi, il gioco arriverà in un momento già avanzato del ciclo vitale di PS5, console che anche se dovesse accogliere un possibile The Last of Us Parte 3 cross-gen lo farebbe appunto da piattaforma uscente (un po’ come accaduto per Horizon Forbidden West). Tutte queste cancellazioni inoltre potrebbero comportare una penuria di giochi first party di rilievo nei prossimi anni, il che sarebbe un grosso un boccone amaro per i giocatori fidelizzati. In questi dodici mesi arriverà il Ghost of Yotei di Sucker Punch e prima o poi sarà il turno di Intergalactic, lo sappiamo. Ma poi cosa c’è? Di Marvel’s Wolverine non vediamo del materiale ufficiale da anni e di recente due delle maggiori figure creative del progetto hanno abbandonato Insomniac Games. Ciliegina sulla torta, del gioco di Sony Santa Monica a firma Cory Barlog non sappiamo praticamente nulla. Questi sono i titoli first party del prossimo futuro che potrebbero sfruttare la potenza della neo uscita PS5 Pro in modo più consistente, e onestamente – a meno di qualche sorpresa inattesa – ci sembrano davvero pochini, per una situazione se vogliamo opposta a quello che è stato il supporto a PS4 Pro su questo fronte.
Al quartetto potremmo aggiungere la rumoreggiata remaster dei God of War classici a firma Nixxes, il nuovo progetto di Housemarque e il gioco horror di Firesprite (si dice Until Dawn 2), ma in mancanza di un appuntamento comunicativo chiarificatore si parla solo di chiacchiere.
C’è poi il ramo dei live service, che conta il Fairgames di Haven Studios (ha tutto da dimostrare), l’esperienza multiplayer di Horizon e il Marathon di Bungie, un collettivo quest’ultimo che pure sta passando un momento molto delicato, tra ondate di licenziamenti e la nascita di un nuovo team di PlayStation con il compito di sviluppare un action ambientato in un universo sci-fi. Uno dei motivi dietro l’esosa acquisizione di Bungie era il suo ruolo di supporto e controllo qualità ai giochi live service in sviluppo presso altri studi di Sony: eppure, allo stato attuale, quanti sono i multiplayer in lavorazione? Non molti, pare…
Prospettive future
Sia ben chiaro: mentre vi scriviamo la divisione PlayStation è in salute, ce lo dicono i suoi numeri, e non sta vivendo un momento di difficoltà paragonabile, ad esempio, a quello di casa Ubisoft (qui il nostro speciale sul caso Ubisoft). Fatte queste premesse, è però inevitabile chiedersi quale sarà la direzione degli studi in blu per il futuro, anche in relazione a quelle che saranno le prossime decisioni di Hermen Hulst, Hideaki Nishino e compagnia.
Un avvenire di produzioni quasi del tutto single player sarebbe un sogno per molti giocatori ma comporterebbe lunghi tempi di attesa per le proposte di parecchi degli studi al centro delle recenti cancellazioni. Questi titoli inoltre sono sempre più costosi e complessi – almeno in via generale – e questo è solo uno dei motivi per cui difficilmente PlayStation rinuncerà a voler essere la casa dietro il prossimo gioco live service di successo. Dal punto di vista di Sony, dar seguito all’approccio ibrido tra single player e Game as a Service potrebbe essere la scelta più sensata. Ci auguriamo però che questa strategia possa essere portata avanti con maggior consapevolezza in futuro. In primis, con l’arrivo di produzioni dotate tanto di una dimensione single player quanto di un’altra che guarda al multigiocatore, che costituirebbe un buon banco di prova per testare la validità di una formula prima di porla al centro di un gioco totalmente live service. In secondo luogo, con un attento studio dell’evoluzione dei GaaS, perché un dato sottogenere valido nel 2025 potrebbe non funzionare più bene nel 2030.
In terza battuta, senza più pretendere che uno scultore di successo riesca a ottenerlo anche con le opere pittoriche (ci piace rievocare così la cancellazione di The Last of Us multiplayer). Chi vivrà, vedrà. E ad ora non possiamo far altro che concentrarci su un 2025 che, come suggerito dal nostro speciale sui giochi PS5 di questi dodici mesi, ha le carte in regola per fare la felicità dei videogiocatori. Ci auguriamo che i prossimi anni sull’ammiraglia di PlayStation ci permetteranno di dire lo stesso.
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