spunti di riflessione sul futuro europeo

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Il recente volume “Ripartire dall’Europa. Ripensare l’Unione”, edito da Studium Edizioni, propone ai lettori una riflessione sul futuro dell’Unione europea, prendendo le mosse dall’analisi del progetto originario dei Padri fondatori e mettendo in luce le criticità che negli anni sono emerse. Il volume, a cura di Daniela Bianchini, raccoglie i contributi di Michele Rosboch, Giovanni Pitruzzella, Alfredo Mantovano, Isabella Bertolini e Mauro Ronco, con l’introduzione di Domenico Airoma.

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L’Unione europea è basata su un impianto istituzionale che presenta diverse fragilità, come dimostra la crisi economica e politica che sta attraversando ormai da diversi anni. Le maggiori difficoltà sono state registrate nell’ambito della partecipazione e della democrazia: vi è infatti una carenza di legittimità democratica delle istituzioni e dei processi decisionali, problema – comunemente indicato con la sintetica espressione deficit democratico – che si è presentato fin dalle origini ma che non è mai stato affrontato in maniera risolutiva. Occorre dunque interrogarsi sulle reali problematiche dell’Europa e ragionare sulle possibili soluzioni.

A questo importante tema è dedicato il primo volume della nuova sezione “Quaderni del Centro Studi Rosario Livatino” della Collana Universale Studium. Il volume, intitolato “Ripartire dall’Europa. Ripensare l’Unione”, si propone di sollecitare la riflessione dei lettori sul futuro dell’Unione europea, anche attraverso l’individuazione di possibili percorsi da intraprendere.

Il futuro dell’Unione europea dipenderà dalla capacità dei suoi cittadini di custodire ciò che ha reso grande l’Europa. «Ripartire dall’Europa» – scrive Alfredo Mantovano − «significa allora tornare alle radici. Ripensare l’Unione vuol dire mettere da parte l’ideologia da Manifesto di Ventotene, secondo cui tutto deve calare dall’alto, e tornare alla sostanza delle esigenze dei popoli» (p. 80).

Oggi, più che mai, l’Europa deve trovare il modo di mettere insieme le varie identità nazionali di cui si compone, impedendo a queste – si legge nell’introduzione di Domenico Airoma – «di contrapporsi le une alle altre (come è accaduto lungo tutto il cosiddetto secolo breve)»; è essenziale ritrovare l’anima europea, per usarela bella espressione con cui Michele Rosboch ha voluto sottolineare «l’entusiasmo e il sogno dei padri fondatori, statisti che hanno saputo guardare oltre il proprio tempo, oltre i confini nazionali e i bisogni immediati, generando diplomazie capaci di ricucire l’unità, non di allargare gli strappi»; occorre affrontare il problema della «disconnessione democratica», su cui si sofferma Giovanni Pitruzzella, partendo dalla considerazione che «la democrazia europea non ha un demos, ma ventisette popoli, tanti quanti sono gli Stati membri». In merito al deficit democratico dell’Unione europea, secondo Mauro Ronco «siamo allocati in un’arena in cui è impossibile che i cittadini, o i loro rappresentanti, promuovano un’opposizione politica globale contro l’Unione».

Il modello di Europa a cui tendere è dunque quello che vede gli Stati membri uniti sui temi fondamentali ma altrettanto liberi di decidere in merito alle questioni di stretta rilevanza nazionale, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà disciplinato dai Trattati europei.

Come osservato dalla Presidente del Consiglio on. Giorgia Meloni, in un messaggio indirizzato al Centro Studi Livatino pubblicato nel volume, chi ha a cuore il futuro dell’Europa ha il dovere «di risvegliare quest’Europa dal sonno in cui è piombata e che le ha fatto dimenticare da dove proviene e quali sono le sue radici».

Nel volume è inoltre riservata un’attenzione particolare alle riforme del sistema giudiziario italiano e ai concetti di autonomia e indipendenza della magistratura, in relazione alle sfide poste dall’Europa in questo ambito. È necessario interrogarsi se esista una figura “comune” di giudice «quale sintesi e modello della tradizione giuridica europea», afferma Isabella Bertolini, precisando, circa le riforme, che la giustizia è in crisi da molti anni e che «occorre recuperare la fiducia dei cittadini, mettendo in campo le riforme  necessarie per costruire una magistratura più celere, efficiente, professionale, indipendente e non governata dal sistema delle correnti, la cui degenerazione ha reso debole l’intera categoria a discapito della meritocrazia».

Con il libro “Ripartire dall’Europa. Ripensare l’Unione” prende dunque vita la sezione “Quaderni del Centro Studi Rosario Livatino” della Collana Universale Studium, che si inserisce nel lavoro di ricerca e divulgazione scientifica del Centro Studi, per offrire ai lettori un ulteriore strumento di comprensione delle questioni etiche e giuridiche più dibattute.

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Daniela Bianchini





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