A Wuhan centinaia di taxi si guidano da soli

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Da mesi nelle strade della città di Wuhan, nella Cina centrale, è diventato piuttosto comune usare o vedere persone che vanno in giro con dei taxi a guida autonoma, senza quindi una persona al volante. Nella città ce ne sono circa 500 e appartengono tutti ad Apollo Go, società che fa capo a Baidu, l’azienda che gestisce il più grande motore di ricerca in lingua cinese. Prenderli costa molto poco perché Baidu sta sovvenzionando lautamente il loro utilizzo: l’azienda ha bisogno che i suoi “robotaxi” percorrano quanti più chilometri possibili in modo da acquisire informazioni ed esperienza fondamentali per perfezionare la tecnologia, che potrebbe poi essere usata anche per offrire sistemi di guida assistita nelle automobili private.

Varie aziende, soprattutto in Cina e negli Stati Uniti, stanno testando questo genere di tecnologia: Baidu ha attivato servizi anche a Pechino, Shanghai, Chongqing e Shenzhen. L’esperimento in corso a Wuhan, una città da 11 milioni di persone dove circolano circa 4,5 milioni di auto ogni giorno, è però il più grande al mondo. Lì i “robotaxi” possono circolare in un’area di 3mila chilometri quadrati, grande più o meno come l’intera Valle d’Aosta. L’intenzione di Baidu è di aggiungere un altro migliaio di veicoli alla propria flotta nella città nel corso dei prossimi mesi.

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L’esperimento è possibile perché due anni fa il governo cinese ha formalmente autorizzato Baidu a testare i propri sistemi di guida automatica, con l’intenzione di raggiungere e sorpassare le aziende occidentali (e soprattutto statunitensi) che nell’ultimo periodo stanno riducendo i propri investimenti nel settore, riconoscendo che la realizzazione di sistemi di guida completamente autonomi è molto più complessa del previsto. La scorsa estate l’autorizzazione è stata estesa ad altre nove aziende automobilistiche cinesi: i primi test sono avvenuti su strade private, lontane dai centri abitati, e sono stati spostati nel centro delle città solo successivamente.

– Leggi anche: Apple ha rinunciato alla sua auto che si guida da sola

Nella pratica, usare uno di questi taxi è relativamente semplice: li si chiama con un’app, si ottiene un codice di quattro cifre, e quando l’auto arriva lo si inserisce in uno schermo apposito montato sulla portiera destra. L’auto parte quando il passeggero indossa la cintura di sicurezza, e utilizza delle piccole telecamere e dei laser miniaturizzati per raccogliere informazioni sull’ambiente circostante, comunicandole a un computer installato nell’auto che prende decisioni sulla direzione da prendere e la velocità da mantenere. A Wuhan i robotaxi possono andare al massimo a 60 chilometri all’ora, ma secondo varie testimonianze spesso vanno ben più lentamente, mostrando una cautela molto superiore a quella dei guidatori umani.

In alcuni casi il sistema di guida automatica va in crisi quando si trova davanti al comportamento poco ortodosso di molti automobilisti: se un’altra auto sorpassa i robotaxi in modo troppo repentino, per esempio, può succedere che si fermino improvvisamente e comunichino che «il veicolo ha effettuato una frenata d’emergenza».

A quanto si sa per ora, però, non ci sono mai stati incidenti gravi che hanno coinvolto veicoli a guida automatica in Cina. Il caso più discusso, risalente al luglio del 2024, è stato quello di un robotaxi che ha urtato a bassa velocità un pedone che stava ancora attraversando le strisce pedonali quando il semaforo è diventato verde.

Online circolano anche dei video che mostrano questi veicoli in situazioni ridicole: in un caso, un robotaxi ha causato un ingorgo per evitare di schiacciare un sacchetto di plastica vuoto che aveva davanti; in un altro, è rimasto bloccato mezz’ora in mezzo a una strada perché faticava a trovare il momento buono per cambiare corsia. Quando piove molto, poi, i sensori spesso funzionano male, e quindi le auto rimangono bloccate.

Benché i robotaxi di Baidu rappresentino circa l’1 per cento di tutti i taxi di Wuhan e abbiano ancora questi limiti, la loro presenza preoccupa molti tassisti, che temono alla fine di essere sostituiti da macchine che non hanno mai bisogno di fermarsi per riposare.

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