Costantino (Fp Cgil Sanità) sul rinnovo del contratto

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PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Il funzionario della Funzione Pubblica Cgil di Alessandria con delega alla Sanità, Vincenzo Costantino, ha invocato “un contratto che dia il giusto riconoscimento e dignità ai lavoratori della sanità”.

“Il Governo Meloni, l’Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni e il Ministero della Salute avevano annunciato e promesso per il 2025 aumenti salariali per le professioni sanitarie, tra cui infermieri, OSS, fisioterapisti, ostetriche e altre figure professionali e amministrative, ma alla fine la fotografia che siamo stati costretti a vedere è stata ben diversa. Sono rimaste disattese tutte le promesse, come pure le speranze per i lavoratori, dove il bilancio della Legge di Stabilità ha previsto aumenti modesti, insufficienti con cifre che non riescono nemmeno a coprire l’inflazione e l’aumento del costo della vita, figuriamoci a compensare il carico e le più sempre difficili condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i professionisti della salute! Quei professionisti che sono in guerra ogni giorno nei Pronto Soccorso, nei reparti, in tutti i servizi per garantire l’assistenza sanitaria ai cittadini, costretti inoltre a sopportare turni massacranti, condizioni e sicurezza di lavoro pietosi dove il risultato è stato quello di sentirsi traditi sia in termini economici che professionali. Se da un lato i medici vedono spesso le loro richieste ascoltate, le altre categorie sanitarie, pur essendo fondamentali per il funzionamento del sistema, non riescono a ottenere lo stesso tipo di attenzione al punto che in 29 novembre i lavoratori sono dovuti scendere in piazza a manifestare per chiedere più tutele e diritti a un governo sempre meno attento e incapace di gestire un settore, quello sanitario, sempre più in difficoltà”.

Ci si domanda cosa fare in un paese dove i contratti non si rinnovano o si rinnovano con molto ritardo, dove il potere d’acquisto dei lavoratori viene tagliato dall’inflazione e dalle scelte di politica economica e fiscale, dove il lavoratore povero è la nuova figura sociale emergente in un paese dove non c’è nemmeno il salario minimo legale, dove anche la crescita delle disuguaglianze passa anche dalla scuola, dalla sanità, dai servizi e un paese civile e democratico non può stare certo a guardare.

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“Quindi quali azioni mettere in campo, quali forme di protesta oltre agli scioperi, manifestazioni o si potrebbe addirittura arrivare ad azioni anche simboliche per attirare l’attenzione in una società che non può più essere ignorata. Sarebbe un segnale di forza se tutte le categorie del settore sanitario e le forze sindacali tornassero ad essere una unità comune, poiché la divisione tra le diverse professioni e sigle sindacali non fa che indebolire la loro forza; purtroppo non è più così perché qualcuno, la Cisl insieme a Fials e Nursing si sono innamorati delle politiche di questo governo! Ma i propri iscritti cosa penseranno!”. 

La divisione non fa bene al sindacato e al mondo del lavoro. L’ordine sparso con il quale si muovono oggi Cgil e Uil da un lato e Cisl dall’altro non fa che alimentare il disinteresse verso chi ha da sempre avuto un ruolo fondamentale nel mondo del lavoro. Ecco perché la Cgil, insieme a Uil e Nursing Up, hanno deciso di non firmare la pre-intesa del contratto, perché innanzitutto non risponde alle richieste che, da moltissimo tempo, avanzano i lavoratori, dove le risorse sono insufficienti e che per avere uno stipendio adeguato i lavoratori debbano ricorrere sistematicamente agli straordinari. Un contratto che ha bisogno di correzioni migliorative rispetto a quello precedente, dove deve impegnare Governo e Regioni a trovare risorse extra contrattuali che riconoscano concretamente la specificità delle lavoratrici e dei lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale.

“Siamo convinti che, data la carenza di risorse per il rinnovo contrattuale, le stesse stanziate dalla legge di bilancio per incrementare le indennità di specificità possano essere rese erogabili già in questo anno con il contratto 2022-24, anticipando e implementando per via extra contrattuale legislativa quelle già finanziate dal 2026. La partita in gioco è molto delicata e le tensioni in atto possono solo inasprire le relazioni sindacali. Governo e Regioni devono trovare soluzioni responsabili è questo potrebbe essere possibile mettendo in atto il buon senso per evitare il peggio. Se non si rinnovano i contratti della sanità pubblica a condizioni adeguate il Servizio Sanitario Nazionale si svuoterà delle professionalità necessarie e sarà chiaro a tutti quali possibili scenari si prospettano: quello di riportare indietro il nostro welfare, le conquiste sociali che hanno protetto le fasce più fragili della società, la speranza di vita guadagnata con la salute pubblica e l’applicazione del dettato costituzionale. In un paese dove il futuro è sempre molto incerto e tortuoso, in particolare modo per il lavoro e le nuove generazioni, c’è bisogno di ridare una speranza, una dignità e il giusto riconoscimento a chi ogni giorno lavora senza sosta per garantire un servizio alla popolazione”.



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