Dalla democrazia alla dittatura senza violare la Costituzione Usa: un logico austriaco spiegò come fare

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Riemerge a cadenze regolari, circa ogni quattro anni negli ultimi dieci, un aneddoto a proposito della Costituzione degli Stati Uniti. La storia è conosciuta come Gödel’s Loophole: nel 1940, Kurt Gödel, logico e matematico austriaco, decise di lasciare definitivamente la Vienna nazista per trasferirsi a Princeton e lavorare all’Institute for Advanced Study. In quegli anni strinse una solida amicizia con Albert Einstein e con l’economista tedesco Oskar Morgenstern. Alla fine della guerra Gödel decise di chiedere la cittadinanza statunitense e si rivolse ai due amici, già cittadini americani, perché gli facessero da testimoni al colloquio con il giudice.

Racconta Oskar Morgenstern che Gödel, in vista dell’esame, iniziò una preparazione molto seria e approfondita. Era una persona scrupolosa e cominciò a studiare la storia americana a partire dai tempi delle tribù indiane. Infine prese a concentrarsi in modo particolare sulle questioni di diritto costituzionale, nonostante Morgenstern lo rassicurasse spiegandogli che all’esame al massimo avrebbero potuto chiedergli “che tipo di governo abbiamo”. Un giorno, in preda all’eccitazione, comunicò che aveva trovato alcune contraddizioni interne alla Costituzione e che avrebbe potuto dimostrare come, in modo perfettamente legale, sarebbe stato possibile che qualcuno diventasse un dittatore e instaurasse un regime fascista.

Morgenstern ed Einstein cercarono di persuaderlo a lasciar perdere la faccenda e soprattutto ad evitare di sollevare la questione all’esame ma, il giorno fissato per il colloquio, l’esaminatore, dopo aver chiesto informazioni ai testimoni, si rivolse a Gödel:
– Allora, signor Gödel, lei da dove viene?
Gödel: – Da dove vengo? Dall’Austria
L’esaminatore: – Che tipo di governo avevate in Austria?
Gödel: Era una repubblica, ma la Costituzione era tale che alla fine si è trasformata in una dittatura
L’esaminatore: Oh! Questo è molto grave. Si tratta di qualcosa che non potrebbe mai accadere in questo Paese
Gödel: – E invece sì, e posso provarlo!

Fortunatamente l’esaminatore fu tanto pronto da zittire subito Gödel dicendo: “Oh Dio, non entriamo in questo argomento”. E, a quel punto, pose fine all’esame con grande sollievo di tutti.

Purtroppo non è rimasta traccia di appunti di Gödel a proposito delle contraddizioni interne della Costituzione. Neppure Morgenstern ed Einstein, troppo preoccupati per le eccentricità del loro meticoloso amico e per lo svolgimento e l’esito del suo esame, ne fecero poi menzione in altri scritti. Quell’accenno però non era caduto nel vuoto e, nel tempo, ci hanno provato in tanti a fare ipotesi sulle contraddizioni che turbavano Gödel. Una delle più gettonate dagli studiosi di diritto costituzionale riguarda l’articolo V, che descrive il processo di modifica della Costituzione.

Jill Lepore, che insegna storia a Harvard, l’ha descritta efficacemente facendo un parallelo con la lampada di Aladino: “È una versione costituzionale dell’idea che, se un genio esce da una lampada a olio e ti offre tre desideri, dovresti cominciare chiedendo di aumentare il numero dei desideri. In quella che equivale a una vera e propria svista, l’articolo V, che riguarda le modifiche alla Costituzione per mezzo di emendamenti, non proibisce di emendare lo stesso articolo V. È molto difficile ratificare un emendamento costituzionale, ma se un presidente riuscisse ad accumulare abbastanza potere e abbastanza seguaci ciecamente fedeli, potrebbe ottenere la ratifica di un emendamento che rivedesse lo stesso meccanismo che regola l’emendamento. Se una revisione dell’articolo V rendesse possibile per un presidente emendare la Costituzione per decreto (ad esempio, “Il Presidente, ogniqualvolta lo riterrà necessario, apporterà emendamenti a questa Costituzione, che saranno validi a tutti gli effetti, come parte di questa Costituzione”), questo presidente potrebbe trasformare una democrazia in una dittatura senza aver mai fatto nulla di incostituzionale. Ciò che Gödel non aveva capito è che in realtà è molto più facile di così”.

Per la docente di Harvard oggi bisogna fare i conti con una realtà assai meno elegante e molto lontana dalla logica cristallina di matematici e costituzionalisti: “Piuttosto che essere emendata, la Costituzione è stata tradita, aggirata, violata e abbandonata con la forza degli atti concreti. […] Un presidente degli Stati Uniti può rifiutarsi di accettare i risultati di un’elezione libera e giusta e incitare una folla ad attaccare il Congresso per impedire la certificazione del voto? Pare di sì. La Costituzione degli Stati Uniti, non meno della Costituzione non scritta del Regno Unito, è più della somma delle sue parole: è l’accumulo di consuetudini e precedenti”.

E come si fa ad incitare una folla? Domenica 12 gennaio il direttore del Fatto Quotidiano scriveva che “c’è un sacco di gente che ragiona ad minchiam” e una ventina d’anni fa, il 9 dicembre 2004, Silvio Berlusconi aveva avvertito: “Uno studio corrente dice che la media del pubblico italiano rappresenta l’evoluzione mentale di un ragazzo che fa la seconda media e che non sta nemmeno seduto nei primi banchi”. Non è incostituzionale sottoporre ragionamenti ad minchiam ad un pubblico sprovveduto che li accetta per buoni: è utile agli scopi di chi li fa e chi li fa è lucidissimo, non è un “senza-logica”.



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