“Il governo dovrebbe reagire a difesa dei lavoratori”

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BRINDISI – Ha colto di sorpresa la politica e il mondo sindacale la decisione di Versalis di chiudere, a partire dal prossimo 23 gennaio, l’impianto P30B del petrolchimico di Brindisi, in vista dell’annunciata chiusura del cracking prevista per la prossima primavera. A suscitare forti perplessità, in particolare, è il fatto che tale passo sia stato fatto mentre è in corso una trattativa con il governo e le parti sociali, sul futuro della chimica di base.

Questo aspetto viene rimarcato da Claudio Stefanazzi, deputato salentino del Pd, che parla di “decisione di una gravità inaudita, che ben testimonia la sostanziale indifferenza dei vertici aziendali verso le sorti dei dipendenti e delle loro famiglie”. “Per di più – prosegue Stefanazzi – la progressiva dismissione degli impianti significa prepararsi a cancellare definitivamente un settore, come quello della chimica di base, fondamentale per l’industria del Paese. Il governo dovrebbe reagire a tutto questo, muoversi per difendere i lavoratori ed evitare l’ennesima crisi industriale nell’area di Brindisi. Tutto questo è inaccettabile”.

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“Viva preoccupazione” viene espressa dalla Rsu e Rlssa Fialc Cisal, Giovanni Mavroidis e Andrea Genoino- “Come Rsu – si legge in un comunicato – non condividiamo nel merito l’annunciata chiusura e non capiamo le ragioni della sparizione, come da programmi iniziali, del riciclo meccanico della plastica da implementare all’attuale Pe1/2”.

A detta del sindacato, Eni conferma la “precisa volontà di perseguire il suo disimpegno dalla chimica di base, sostenendo di voler svoltare verso un nuovo e inesplorato business”. “Per fare questo- si legge ancora nella nota – l’azienda italiana per eccellenza a cui tutti noi ci fregiamo orgogliosi di appartenere, nella futura joint venture deve avere una posizione di maggioranza, non è possibile, infatti, accettare la nascita di una partecipazione condivisa al 50 percento e addirittura paventare l’apertura ad un terzo partner finanziario o industriale”.

“I molti auspici, gli innumerevoli scritti e le svariate richieste di incontro – insiste il sindacato – hanno prodotto, ad oggi, solo la proclamazione di un inefficace stato di agitazione e, a Roma, un timido interessamento del Governo, che comunque non è bastato a dissuadere la società dal fermo impianto appena dichiarato, e, non vorremmo mai, un definitivo scoramento tra le maestranze, comprensibilmente spaesate dalla realtà in essere e da   a venire”.

“Questi rappresentanti sindacali unitari – conclude il sindacato – vogliono mantenere fedeltà al mandato di chiarezza e trasparenza affidatogli. Per quanto in loro potere, dunque, continueranno ad opporsi a questa metodologia poco partecipativa, sollecitando sempre un confronto costruttivo ma trasparente”.

“Preoccupazioni e perplessità riguardo ad un futuro che oggi appare ancora troppo incerto” vengono espresse anche dalla Uiltec Brindisi e dalla Rsu Versalis. “Le informazioni relative al nuovo investimento Gigafactory – si legge nel comunicato del sindacato – sono purtroppo ancora superficiali e non aggiungono nulla nel merito. Inoltre non si hanno più notizie dell’impianto di riciclo meccanico della plastica inizialmente illustrato sulle slide di presentazione del piano industriale e sul quale si immaginavano sviluppi concreti e immediati considerando agli asset già presenti sull’impianto PE1/2 Polietilene”.  

“Pur condividendo come gli investimenti presentati, per un valore di 700 milioni di euro, abbiano una valenza strategica nel contesto nazionale, ed in particolare nel brindisino – prosegue la Uiltec – fin dall’inizio come Uiltec abbiamo ritenuto che tali investimenti e progetti dovessero avere una programmazione ed una tempistica capace di permettere la continuità di lavoro fra gli impianti di produzione attuali e la realizzazione di quelli futuri”.  

“Per queste ragioni chiederemo formalmente all’azienda – fa sapere la Uiltec – di proseguire gli approfondimenti circa il cronoprogramma degli investimenti e la garanzia degli aspetti occupazionali. Lo stesso impegno chiederemo al governo nazionale nel prossimo incontro del tavolo ministeriale che auspichiamo venga convocato al più presto”. 

La Rsu Femca Cisl spiega che “il personale di reparto sarà coinvolto nelle attività di messa in sicurezza e bonifica dell’impianto, che dureranno presumibilmente alcuni mesi; non ci sarà pertanto alcun impatto negativo”. “Non sono previste, inoltre, modifiche dal punto di vista organizzativo e saranno garantiti tutti gli istituti contrattuali attualmente previsti”.

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Anche la Femca Cisl, ad ogni modo, manifesta “forti preoccupazioni per il futuro, principalmente in riferimento alla scarsità di informazioni relative agli investimenti annunciati, come il progetto Gigafactory che ad oggi non si conosce nei dettagli”.  “Vista la diversità delle aree su cui insisterà il nuovo investimento rispetto al Craker – si legge nella nota sindacale – abbiamo manifestato la necessità di partire subito con il nuovo asset indipendentemente dalla marcia del P1cr”. 

“Inoltre – prosegue la Femca Cisl – non risultano ancora ulteriori aggiornamenti sull’impianto di Riciclo Meccanico della plastica, inizialmente menzionato nelle slide di ottobre ma che ora si mescola ad un secondo step non ancora ben definito, che dovrebbe vedere la nascita di un impianto di riciclo si ma legato principalmente alle batterie”. La Rsu Femca Cisl, pertanto, “ha ribadito all’azienda la necessità di affrontare i prossimi mesi gestendo ogni situazione con la massima trasparenza e con un crono programma serio e dettagliato”. 

Articolo aggiornato alle ore 10.50 (intervento della Rsu Femca Cisl)

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