La famiglia Castelli festeggia 100 anni di agricoltura (Video e foto)

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ASCOLI – Grande festa di compleanno all’azienda agricola Cartofaro di Campolungo. Tutta nel ricordo degli avi che l’hanno fondata e fatta crescere, e nel solco nobile della tradizione contadina picena

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Il coro folkloristico di Marino del Tronto alla festa

 

 

di Walter Luzi

 

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Castelli family, un amore per la terra lungo un secolo. 1924 – 2024. La festa di compleanno è arrivata con qualche settimana di ritardo sull’anno del centenario, ma la famiglia Castelli di Campolungo, fino ad oggi, non era proprio riuscita a trovare il tempo.

Tiziano, Rosella, Manuel e Adamo Castelli

 

Come sempre, infatti, prima viene il lavoro. Che non è un lavoro qualsiasi. Perché quello del contadino, o dell’allevatore, è fatto di sacrificio, e dedizione assoluta, più di qualunque altro. Infatti, principalmente per questo, è quasi del tutto scomparso anche in una vallata, come quella del Tronto, dalla chiara vocazione naturale, e ricca di tradizione agricola.

 

Loro invece, i Castelli, arrivati alla quarta generazione (leggi qui la storia che gli abbiamo dedicato lo scorso anno) resistono. Non è impresa da poco. Per questo si capisce la commozione di Adamo Castelli e della moglie, Rosella Micheli, che stanno insieme da quarant’anni, e insieme hanno superato anche i momenti peggiori. Per questo si comprende il loro orgoglio di avere come primi e validissimi collaboratori i propri figli, Manuel e Tiziano. E radici forti nelle generazioni che li hanno preceduti.

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Piero Celani si complimenta con la famiglia Castelli

 

Da Adamo che questi fertili terreni di Campolungo riuscì ad acquistare, cento anni fa appunto, grazie ai dollari sudati in America da emigrante. A Benito, suo figlio, che, fino all’ultimo giorno della sua vita ha saputo trasmettere l’amore per la terra e mille preziosi insegnamenti al proprio figlio, che chiamerà con il nome di suo padre, Adamo, e, soprattutto, ai nipoti Manuel e Tiziano che sono cresciuti accanto a lui fra i filari delle vigne, o nella stalla ad accudire gli animali.

 

Per questo sono arrivati tantissimi amici e clienti dell’azienda, a Cartofaro, a complimentarsi e a far festa insieme. Una festa di altri tempi per persone di altri tempi. Entrambi migliori. Nel solco della tradizione e del folklore locali, perché a loro piace così. E anche, soprattutto, perché usi e costumi di questo territorio non vadano persi. Divorati anch’essi dalla modernità malata e dal falso progresso.

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Il coro di Sant’Antonio

 

Si accendono bracieri all’aperto per bollire il vino insieme alle spezie, le bucce di limone e lo zucchero. Si curavano con il vin brulè anche la tosse e il mal di gola un tempo, altro che farmaci. Si preparano bruschette spalmate di ventricina, si arrostiscono carni. Freddo e fumo, odori e faville che si liberano e si fondono nell’aria. Sapori antichi che rinfrancano, che hanno ripagato per secoli delle dure fatiche nei campi. Puri e genuini come gli abbracci calorosi e le pacche sulle spalle degli amici di sempre.

 

Adamo Castelli, un diploma e una carriera di insegnante in materie tecnico-pratico all’Istituto Tecnico Agrario “Ulpiani” di Ascoli ha gli occhi lucidi. Rosella non ha smesso neppure stasera il suo camice da lavoro, e si ferma un attimo soltanto, per l’immancabile foto ricordo davanti alla torta del centenario. Ha partorito e cresciuto due fenomeni, Manuel e Tiziano, oggi colonne portanti di quella azienda di famiglia in cui ha speso ogni attimo ed ogni energia della sua vita. Le sue gioie più grandi oggi sono i suoi quattro nipotini, ancora piccoli, Lucrezia Maria, Bianca, Ascanio e Andrea.

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Tutti intorno al falò

 

Dall’aia giunge ora più alto il suono degli organetti e dei canti popolari. Arrivano anche, numerosi, con i loro bei costumi storici i componenti del coro folkloristico della vicina Marino del Tronto a cantare, come da tradizione in questi giorni, Sant’Antonio. Li guida l’ex sindaco ed ex presidente della Provincia di Ascoli, Piero Celani.

 

Una corista porta una conca di rame sopra la testa. Una bambina chiede alla mamma cosa sia. Glielo spiega, ma né lei, né la nonna, forse, ne hanno mai portata una sopra alla sparra arrotolata sulla testa. Quando l’acqua potabile non ti arrivava dal rubinetto in casa, ma si doveva andarla a prendere con quel contenitore, alle fontane pubbliche. Per questo era preziosa. Perché, bene vitale limitato, costava fatica averne a disposizione, e non doveva essere mai sprecata.

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La Storia insegna sempre. Devono saperlo giovani e giovanissimi di oggi, come eravamo, e da dove veniamo. Quando anche fatiche e privazioni si affrontavano con gioia ed alto senso di responsabilità. E, poi, ad ogni occasione propizia, si ballava nelle aie. Dopo i canti della questua, e anche qualcun’altro un po’ più…tragressivo, all’interno del frantoio, con un piccolo megafono, Piero Celani improvvisa un breve discorso per felicitarsi e ringraziare, a nome dei tanti presenti che li applaudono, Adamo e Rosella. Piove sul bagnato, perché loro, in piedi dietro alla torta del centenario, sono già visibilmente commossi da un pezzo tutti e due.

 

Fuori, sull’aia, hanno acceso un grande falò. Simbolo ardente di ogni passione dal fascino immutabile nei millenni. Si resta tutti a guardare insieme, in silenzio, quelle fiamme crepitanti alzarsi verso il cielo. Ancestrale rito propiziatorio per una nuova stagione di raccolti abbondanti, ed esorcizzatore di ogni male o avversità. Auspicio valido, moderno paradosso, oggi più che mai. In questa epoca di guerre, carestie e calamità naturali tutte provocate dagli uomini senza più umanità, e senza alcun rispetto per il Creato. Senza più contadini, anche, ad amare la grande madre terra.

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Musica folkloristica

La torta del centenario

Adamo Castelli con la moglie Rosella davanti alla torta

 

Le storie di Walter: la famiglia Castelli, un secolo di passione per la terra 

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